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VIDEOSCANDALO di Serbia-Albania: Le immagini non trasmesse in tv della battaglia sul campo del Partizan
CANA: “AGGREDITI DA TIFOSI SERBI E DALLA SICUREZZA” – La scintilla la innesca Mitrovic, che afferra la bandiera della “Grande Albania” con la scritta “Kosovo autoctono” portata in campo dal drone. Un gesto non gradito dai giocatori albanesi (più che altro a livello simbolico) e così Bekim Balaj è andato a prendersi il vessillo. È a quel punto che sono entrati dei tifosi serbi in campo – tra cui “Ivan il Terribile”, vecchia conoscenza del calcio italiano – e uno di loro ha colpito con una sedia il calciatore albanese. Cana è intervenuto per difendere il compagno, colpendo e placcando nel vero senso della parola il tifoso: “Volevamo solo prendere il vessillo – continua Cana – e tutto sarebbe tornato alla normalità, ma poi siamo stati aggrediti. Ho visto un tifoso serbo con una sedia che si scagliava contro i miei compagni, dovevo difenderli. Ho delle ferite sul viso, Taulant Xhaka (difensore del Basilea, ndr) ha il naso e gli occhi gonfi e doloranti. Il personale di sicurezza invece di proteggerci ci ha attaccato. I delegati UEFA hanno visto quello che è successo, volevano far riprendere la partita con lo stadio vuoto, ma era davvero impossibile tornare in campo. Vedremo quando si potrà rigiocare questa partita e se la giustizia prevarrà. Il calcio è stato creato come un gioco per divertirsi, non per assistere a scene simili”.
TARE: “IN TRIBUNA È SUCCESSO DI TUTTO” – Tanta paura, insomma. Soprattutto dopo l’incontro con la squadra blindata negli spogliatoi prima di essere scortata in albergo. Il caos, ovviamente, si è verificato anche sugli spalti come racconta il ds della Lazio Igli Tare presente ieri a Belgrado: “Mi dispiace che non abbia vinto lo sport, doveva unire questi due Paesi. Purtroppo invece è successo di tutto: tanta gente in tribuna minacciava, ma altrettanta ci ha difeso con dignità. Non mi piace fare il politico, sono un ambasciatore del mio Paese. Dico solo che non dobbiamo guardare indietro ma avanti. Ovviamente siamo orgogliosi della nostra storia e delle nostre radici e lo avete visto nel momento in cui i giocatori hanno difeso la nostra bandiera in mezzo al campo”. Il dirigente della Lazio ha puntato il dito sull’organizzazione e la preparazione dell’incontro: “Doveva essere messa in atto una campagna di sensibilizzazione di questa partita per togliere tensione, invece ho constatato con grande interesse che nelle ultime tre settimane, sia da parte della stampa serba che albanese, sia stata buttata benzina sul fuoco per questa partita mettendoci dentro aspetti politici invece di quello sportivi. Poi sono d’accordo con De Biasi quando dice che lo stadio non era attrezzato per ospitare questa partita. Conosco bene l’impianto, ci sono stato altre volte e sapevo che una gara ad alto rischio come quella di ieri non doveva svolgersi a Belgrado. Basti pensare che, passando con la macchina di fronte all’albergo dove risiedeva l’Albania prima della gara, c’erano 500-600 militari serbi con le auto blindate davanti all’hotel”.
Serbia-Albania non è solo calcio. La guerra dei Balcani è ancora una ferita aperta e aBelgrado non va in scena una partita valida per Euro 2016, ma uno scontro tra culture. In campo volano fumogeni e petardi. Poi arriva un drone con una bandiera della Grande Albania con la scritta “Kosovo autoctono”. Mitrovic, difensore serbo, non gradisce e “abbatte” l’intruso, facendo infuriare gli albanesi. Tra i giocatori scoppia una rissa e l’arbitro Atkinson sospende la gara al 41′ sullo 0-0.
La tensione era palpabile già prima dell’inizio del match, ma tutto è degenerato in pochi attimi. Prima dalle tribune sono stati lanciati petardi e fumogeni. Poi a far precipitare la situazione è stato il momento in cui è “piovuto” dal cielo un oggetto volante con una bandiera della Grande Albania con la scritta “Kosovo autoctono” e la data del 1912 (la rivolta albanese). Il giocatore Mitrovic è riuscito ad afferrare l’oggetto e lo ha scagliato via. Ma il gesto non è stato gradito dai giocatori albanesi, e da lì è nata una rissa in campo (sul terreno di gioco sono entrati anche alcuni tifosi armati di seggiolini) che ha costretto l’arbitro a sospendere il match al 41′.
L’interruzione del match è avvenuta sul risultato di 0-0, e dopo un’attesa di oltre 50 minuti, lo speaker dello stadio del Partizan ha annunciato ufficialmente che la partita non sarebbe ripresa per motivi di sicurezza. Il delegato Uefa Harry Been ha spiegato che “non c’erano proprio le condizioni per farla riprendere”.
Il caos in campo e sulle tribune è scoppiato nonostante la trasferta in Serbia fosse stata vietata ai tifosi albanesi proprio per evitare possibili scontri con i serbi.
VIDEO SCANDALO
http://www.sportmediaset.mediaset.it/calcio/calcioestero/2014/video/62968/la-rissa-di-serbia-albania.shtml
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La denuncia della moglie di Luis Alberto: “Minacce di morte dai romanisti!”
Come riportato da gazzetta.it, Patricia Venegas comunica di aver denunciato tutti coloro che l’hanno minacciata e insultata pesantemente sui social, augurandole anche di morire. Su Instagram la moglie di Luis Alberto ha scritto: “Ecco quanto è malata la gente, per aver festeggiato la mia squadra che tifo da una vita e ieri ha vinto la coppa. E la cosa peggiore è che non ne ho ricevuto solo uno. Voglio anche dire che tutti coloro che si sono dedicati a mandare questo tipo di messaggi, sono stati denunciati”.
Una scia di messaggi da parte di tanti tifosi giallorossi arrivati dopo alcune stories su Instagram di Luis Alberto in coincidenza della finale di Europa League tra Roma e Siviglia, squadra di cui è sempre stato tifoso. Il centrocampista biancoceleste aveva diffuso un video con la sua esultanza per il successo degli spagnoli a Budapest. Con una dedica a Sergio Rico, il portiere del Paris Saint Germain rimasto vittima di una grave incidente per una caduta da cavallo: “Forza amico, dobbiamo festeggiare questa coppa”.
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