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[ESCLUSIVA] Francesco Baccini: “Ho temuto a vedere Felipe Anderson. Se le giocassimo tutte con la Lazio, vinceremmo lo Scudetto”

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Il freddo di ieri sera allo Stadio Olimpico è stato solo un altro ingrediente della notte gelida per la Lazio. Squalificati, infortunati e i soliti 3 punti persi ormai contro la sua bestia nera, il Genoa. La redazione di LazioPress.it, ha raggiunto in Esclusiva il cantautore genoano, Francesco Baccini, per un’analisi sul match appena giocato.

Buonasera Francesco, ottava vittoria consecutiva contro la Lazio. Se lo aspettava?

“Un pò devo dire di si. Non c’è niente da fare, la Lazio è la nostra miglior preda! Se potessimo giocarle tutte contro i biancocelesti probabilmente vinceremmo il Campionato, peccato non sia così. E’ una sorta di maledizione. Loro possono anche prendere 12 pali, ma noi facciamo gol. Siamo la bestia nera della Lazio, non c’è altra spiegazione”.

Una vittoria dopo sette gare. Come vede il Genoa?

“Si, il risultato pieno non arrivava da sette gare, ma permettimi di dire che abbiamo subito 5 gol che erano tutti da annullare. Oggi potremmo avere senza dubbio qualche punto in più. Con il Napoli abbiamo perso 2 a 1 con un gol in fuorigioco e un rigore inesistente. Anche con la Fiorentina abbiamo pareggiato 1 a 1 con un gol irregolare. Sono arrivato addirittura a domandarmi se la regola del fuorigioco esiste davvero (ride, ndr). E a noi, contro la Roma, ci hanno tolto un gol all’ultimo minuto che avrebbe significato il pari. Se le cose fossero accadute a pari inverse ho i miei dubbi che non avrebbero convalidato la rete. Tra l’altro in quella gara noi ci siamo ritrovati un pò come la la Lazio ieri. Con Perin espulso dopo pochi minuti e un rigore concesso. Fortuna che ieri siamo riusciti ad invertire la rotta”.

La Lazio era partita meglio, poi il calcio di rigore e tutta la gara con un uomo in meno. Il risultato alla fine è giusto? 

“Credo proprio di si. Il Genoa fa un pressing totale e giocargli  contro non è semplice. Figuriamoci farlo con un uomo in meno. Devo ammettere che mi sono preoccupato molto quando ho visto entrare in campo Felipe Anderson. Si tratta di un talento vero, un fenomeno oserei dire. Sono stato felice di non vederlo titolare, ma ovviamente rientrando da un infortunio non era al massimo. Lui e Keita sono giocatori velocissimi e mi sono allertato. Noi però abbiamo avuto le occasioni per fare il 2 a 0, anche se non siamo stati cinici. Dovevamo chiudere la partita prima, ma comunque è andata bene così”.

La gara è stata accompagnata da tante polemiche nei confronti della direzione arbitrale. Come la pensa in merito?

“Ho sentito le polemiche che ci sono state nei confronti dell’arbitro. Sono convinto, da ex portiere, che vada cambiata la regola alla base perchè quando si concede un calcio di rigore si sta già penalizzando la squadra e mi sembra eccessivo dover espellere anche il portiere. Però il fallo su Niang è netto, non ci sono dubbi. Probabilmente Gervasoni ha mostrato qualche cartellino giallo di troppo, ma non mi sembra che abbia arbitrato male e soprattutto non mi sembra che lo abbia fatto soltanto in un senso. Detto questo io rimango assolutamente a favore dell’inserimento della tecnologia nel calcio”.

Come ogni anno nella fase di mercato invernale Preziosi rivoluziona la squadra. Lei è soddisfatto di come si è messo il Genoa sia in entrata che in uscita?

“E’ tornato Borriello e devo dire che sono felice, anche se tra Niang, Perrotti e Iago Falque, anche se siamo senza una vera punta di riferimento, non sono così convinto che riuscirà a prendersi così facilmente la maglia da titolare. In ogni caso più che del mercato sono soddisfatto di Gasperini. E’ un grandissimo allenatore, che sa valorizzare e motivare i suoi giocatori. E’ facile dimostrare di essere un allenatore forte quando si hanno a disposizione soltanto campioni. Ma il vero valore di un tecnico esce fuori in situazioni come queste. Lui ha un gioco chiaro e prende i giocatori giusti per mettere in pratica le sue idee. Credo che si diverta anche e che possa essere uno stimolo il continuo arrivo di calciatori nuovi. Se fosse per me lo farei firmare a vita. E’ andato via Antonelli, Sturaro, ma nonostante cambino gli interpreti in campo lui continua a far giocare la squadra con lo stesso spirito. Credo inoltre che abbia accanto osservatori molto validi. Perotti è un talento, sarebbe pronto per un top club e il Genoa è stato in grado di prenderlo per circa 300 mila euro. Oggi vale senza dubbio molto di più”.

Il Genoa oggi è settimo in classifica a 32 punti. Ci crede un pò nel sogno Europa League?

“Assolutamente si. Siamo sopra le aspettative di tutti. Il progetto di quest’anno prevedeva un campionato tranquillo, ma con i risultati qualcosa è cambiato. Probabilmente questi ragazzi, tutti molto giovani, si sono un pò gasati e l’entusiasmo è cresciuto. Io voglio crederci fino all’ultimo perchè quest’anno il campionato è molto strano e la classifica è piuttosto corta. Fino a qualche settimana fa la Roma sembrava lottare per lo scudetto e oggi si sente il fiato sul collo del Napoli che addirittura può intaccare il secondo posto. La Lazio stessa lottava per il terzo posto e ora si ritrova sesta. Infine le milanesi che sono in piena crisi, ma con qualche risultato utile consecutivo possono rientrare in corsa. Tutto può succedere fino alla fine, a parte lo scudetto. Quello è già della Juve, non ci sono dubbi. E’ un pò come Schumacher ai tempi d’oro della Ferrari, poteva perdere una gara soltanto se si rompeva la macchina. Per la Juventus è la stessa cosa, fa un campionato a parte”.

Grande rivalità tra Sampdoria e Genoa. Come vive la sponda rossoblu un personaggio come Ferrero?

“A me fa ridere tantissimo. E’ un comico che nessuno può imitare. In poco tempo è diventato uno dei personaggi più popolari d’Italia. Mi sembra anche piuttosto fortunato perchè anche loro erano partiti per fare un campionato tranquillo e invece si trova al quarto posto a pari merito con la Fiorentina. Credo che però un errore lo abbia commesso. Gabbiadini era a mio avviso l’anima della Samp e del gioco di Mihajlovic, ed Eto’o non può certo sostituirlo. Se tifassi per loro sarei davvero arrabbiato. Mi è sembrata più una mossa di merchandising che altro. Non credo che sia molto in forma e sono convinto che la gioia per l’arrivo di un calciatore come Eto’o derivi soltanto dal ricordo del calciatore che era all’Inter. In generale però il fatto che la Sampdoria stia facendo bene credo che sia per noi uno stimolo. La rivalità tra le due squadra e le due tifoserie è forte. Il genoano vero preferisce preferisce vincere il derby e perderle poi tutte, io invece sono un pò atipico e preferisco il contrario”. 


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ESCLUSIVA| Cesar: “Vorrei che la Lazio vincesse contro l’Atletico ma sarà tosta: il pubblico può aiutare. Vi racconto la mia attività…”

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Questa sera la Lazio affronterà in casa l’Atletico Madrid per dare definitivamente il via a questa edizione di Champions League. Una gara importante che vedrà, finalmente, il ritorno del pubblico allo stadio dopo le disposizioni del 2020. Un pubblico che potrà dare un supporto fondamentale in un momento comunque delicato che servirà anche a rialzare la testa. Un giocatore che di gare di questo tipo ne ha giocate sia con la Lazio che con altri club è sicuramente Cesar. Per parlare della partita di questa sera e della sua attualità “Cesaretto” è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Laziopress.it. 

 

Come ti senti per stasera? Che partita sarà?

Sarà difficile, la Champions ha questo nome per l’importanza delle squadre che giocano. Anche le emergenti arrivano attrezzate e contro una squadra così attrezzata e conosciuta nel mondo come l’Atletico Madrid la Lazio deve darsi da fare e non poco per ottenere un risultato positivo. Giocheranno in casa e con gli stimoli giusti, dovranno mettere in pratica quello che è il bel gioco che la Lazio riesce a esprimere a tratti.

Secondo te vedremo la stessa Lazio del campionato?

Questo è un grande errore che commettono le squadre, usare approcci diversi in competizioni diverse perché hai stimoli. Penso che lo stimolo debba essere indossare una maglia del genere, qualunque partita sia. Ovvio che cambino l’atmosfera e gli avversari ma bisogna rappresentare al massimo la squadra in ogni partita. La base è la maglia, indossarla, onorarla e dare il massimo sempre e comunque.

E tu anche hai giocato con la Lazio partite importanti quindi sai quanto è importante la spinta del pubblico allo stadio…

Certamente, è tutto molto soggettivo perché l’ambiente è importante, la tifoseria è importante. Ho avuto la fortuna di giocare la Champions con la Lazio e con l’Inter, però penso che sia soggettivo perché è bello avere un pubblico che ti supporta ma se non giochi all’altezza delle partite del genere poi il pubblico potrebbe non essere a favore. In ogni caso è stimolante giocare la prima in Champions in casa dopo tanti anni e con un avversario importante.

Un pronostico?

Per quanto io sia laziale e ci tengo è ovvio che vorrei che la Lazio vincesse, però se analizzi l’Atletico, la Lazio altalenante in campionato è giusto pensare positivo per la passione che ci lega, ma sarà tosta.

Di cosa ti occupi adesso?

Abbiamo un’agenzia di eventi  a livello calcistico e lavoriamo in tutta Italia. Oltre a questo c’è la Cesar Academy che ha un format differenziato da tutto ciò che si è visto: di solito gli stage si fanno a fine stagione, invece qui facciamo collaborazioni con società per cui nel periodo delle loro attività entriamo nei loro meccanismi portando la nostra disciplina e professionalità. Valutiamo direttamente noi questi ragazzi in campo. Mi piace tantissimo il lavoro che sto facendo. Trovare non solo i ragazzi e stimolarli. Il prossimo stage sarà a Sanremo, già siamo qui con la Virtus Sanremo Calcio per poter cercare ragazzi che hanno valori e sono predisposti a trovare una società professionistica.

Tu hai sempre con uno sguardo al futuro, quindi…

Sì, basta guardare una partita di calcio dei ragazzi, a livello amatoriale o dilettantistico, ma anche tra i professionisti… Se tu non hai sacrificio passione e dedizione ti autoescludi dal sistema professionistico. Si può allenare anche la concentrazione e la dedizione, portandoli a riflettere su cosa fanno loro per il loro sogno. La mentalità che manca oggi è che uno deve saper dare tutto sé stesso.

Cosa ti senti di dire, quindi, direttamente ai giovani?

Lavoro, dedizione, concentrazione, umiltà, rubare con gli occhi, accettare, cercare e voler evolversi e imparare. Questi sono i metodi per diventare professionista anche giocando in squadre dilettantistiche, perché in questo modo potrà essere seguito da squadre professionistiche.

Per concludere, torniamo alla Champions di stasera. Qual è il tuo ricordo più bello avendola giocata con la Lazio?

Non era ancora Champions, ma il gol di testa fuori casa contro il Benfica, l’unico gol di testa che ho fatto in carriera che ci ha portato a giocare la competizione. E’ il ricordo più bello che ho, quando abbiamo giocato con la banda Mancini, ci siamo divertiti tantissimo.

 


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