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Vivo x lei, Jacobelli: il calvario dei tifosi della Lazio per entrare all’Olimpico
Caro Direttore,
da un mese e mezzo, le regole fuori dall’Olimpico sono cambiate. Vi sembravano esagerate le misure di sicurezza anti terrorismo adottate al JF Kennedy di New York City? Forse non avete assistito ai controlli delle forze dell’ordine all’ingresso delle curve dello stadio della capitale.
Lunedì sera prima di Lazio-Genoa le persone in fila dalle 19.30 sono riuscite ad entrare alle 21.20, ovvero dieci minuti prima della fine del primo tempo. Infatti dopo che il nuovo prefetto di Roma, si è trovato a fare i conti con una bomba carta piena di chiodi lanciata dai tifosi contro la polizia, fortunatamente non esplosa, il giorno del derby tra Roma e Lazio, i controlli sono diventati molto più severi. Con il blocco del tornello, e successivamente le perquisizioni a tappeto, per entrare ci vogliono anche 45 minuti.
Tappeti di cartone posizionati a terra dove i tifosi dovevano sostare senza scarpe durante il controllo di quest’ultime. Apertura giacconi e giubbotti (ieri sera la temperatura percepita era intorno ai 2°), golf, felpe e magliette tirate su, via cappelli e sciarpe, domande su “Quanti accendini possiedi? Solo uno sei sicuro? E se ti controllassi?” , fino al più assurdo “controllo del panino” con successivo schiacciamento per vedere se all’interno ci fosse qualcosa.
E’ stato bloccato all’ingresso addirittura un pallone da calcio di un bambino. Soffermiamo l’attenzione su questi ultimi: i bambini. Ma non si volevano “riportare le famiglie allo stadio?”. Un padre ha raccontato che al figlio di 15 anni è stato tolto il giubbotto e anche la “maglia della salute”, “il ragazzino è rimasto scosso e ha trascorso il resto del tempo allo stadio muto, non si sarà esagerato?”, chiede questo genitore, “dopo tutto si tratta di minorenni”.
Accalcati, schiacciati, soffocati dalla mole di persone in fila per così tanto tempo.
Molti hanno anche raccontato dei modi sgarbati delle forze dell’ordine che hanno lasciato per svariati minuti le persone scalze al freddo. Le testimonianze arrivano anche da chi è stato presente a Roma-Fiorentina di Coppa Italia. Stesso regime, niente di diverso. E’ normale bloccare migliaia di persone fuori da una curva per ore di lunedì sera in pieno inverno? In fondo non si tratta di una discriminazione bella e buona nei confronti degli spettatori delle curve solo perché si è sentito dire: “Ci sono gli ultras”?
Nessuno discute i controlli. Ma di questo passo, per un posticipo, bisogna presentarsi allo stadio alle 15 e prendere un giorno di ferie dal lavoro, e per una partita alle 15 di domenica bisognerebbe aprire i tornelli alle 10.30 di mattina?
Aurora Silvestroni
globalist.it
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Cara Aurora,
la cronaca puntuale di quanto è accaduto lunedì sera ai tifosi della Lazio, pubblicata da globalist.it, conferma come l’infernale meccanismo per svuotare gli stadi del Belpaese continui a macinare posti vuoti a sedere. Nessuno discute quanto importanti e precisi debbano essere i controlli di sicurezza e nessuno si permette di dare lezioni di ordine pubblico a chicchessia. Ma se per entrare all’Olimpico bisogna sottostare al trattamento che è stato raccontato, si capisce come mai gli appassionati di calcio preferiscano rimanersene a casa. Secondo punto: la lotta contro i violenti e i razzisti deve essere senza quartiere, ma contro i violenti e i razzisti. Da stanare e punire. Criminalizzare intere curve e intere tifoserie significa sventolare bandiera bianca. E a pagare è la schiacciante maggioranza dei tifosi che non c’entrano proprio nulla.
calciomercato.com (x.j.)
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