Esclusiva
[ESCLUSIVA] Nunzio Marchione, Ag. Fifa: “Sacchi? Non è una vergogna avere giocatori di colore o comunque stranieri”
Le parole di Arrigo Sacchi di ieri, hanno suscitato il clamore e lo sdegno di tutto il mondo del calcio. La nostra redazione ha contattato in esclusiva Nunzio Marchione, Agente Fifa, esperto di mercato estero e di giovani promesse. E’ stato lui il protagonista delle operazioni che hanno portato in Italia giocatori del calibro di Icardi, Keita e Tounkara.
Arrigo Sacchi ha detto che nel calcio italiano, anche in quello giovanile, ci sono ormai troppi calciatori di colore. Come si sente di rispondere?
“Io non penso che sia una vergogna avere nel proprio campionato giocatori di colore o comunque stranieri. Questo infatti non avviene soltanto in Italia. Purtroppo il problema sta a monte e bisognerebbe riflettere su quella che è oggi la scuola italiana e soprattutto che tipo di calciatori forma. Proviamo a fare un parallelo con le università italiane dalle quali escono studenti preparati che talvolta vengono presi a lavorare all’estero. Questo vuol dire che in Italia si formano professionisti, persone competenti, che vengono scelti anche da Istituti di ricerca europei piuttosto che statunitensi. Se questo non succede in ambito calcistico non si può dare la colpa agli studenti. Bisogna aprire, a mio avviso, una riflessione importante su chi insegna. Probabilmente anche Sacchi voleva esprimersi in questi termini e considerare in primis la qualità dei giocatori che escono dalle scuole italiane”
Lei va alla ricerca di giovani talenti e spesso li trova all’estero. Il calcio italiano invece fatica a creare campioni. Come si è arrivati a questo punto?
“Ho vissuto in Spagna e so bene con quanta dedizione si lavora nel calcio. La bravura degli insegnanti e la preparazione che riescono a fornire ai giovani calciatori è ormai sotto agli occhi di tutti. Invece in Italia credo che il discorso delle giovanili sia stato tralasciato ed è per questo che oggi si è arrivati a questo punto. Chi governa il calcio italiano probabilmente ha deciso di disinvestire sui giovani. E’ vero infatti che il Barcellona, ad esempio, ha delle ottime giovanili, ma è altrettanto vero che per mantenere questo livello ogni anno investe un budget importante”.
Lei conosci bene la cantera del Barcellona, può illustrarci quali sono le differenze principali?
“Credo che la differenza fondamentale sia una e sia nello spirito con cui si lavora. La qualità principale che si deve avere è la pazienza. Si deve dare tempo ai giovani di crescere e di maturare, senza metterli troppo sotto pressione e senza pensare che a sedici o diciassette anni si possa essere già un talento pronto. Questo succede soltanto in alcuni casi, ma altre volte si deve aspettare. Il Barcellona ha dimostrato invece che con pazienza si ottengono grandi risultati, come far arrivare tre ragazzi della cantera nei primi tre posti del pallone d’oro come è successo con Messi, Iniesta e Xavi. Ovviamente non è una cosa che succede da un giorno all’altro ma sono obiettivi a medio-lungo termine. Bisogna investire sui giovani e mettergli a disposizione insegnanti validi. Purtroppo è una cosa che deve venire dall’alto, non può farlo una singola squadra. Deve cambiare il sistema calcio e si deve capire che far crescere un giocatore vuol dire anche valorizzarlo economicamente e avere la possibilità di venderlo anche all’estero, come fanno oggi gli altri Paesi con noi”.
L’Academy progettata dalla Lazio può essere il primo passo?
“Parliamo di un progetto ancora in fase embrionale, ma sono convinto che si tratti di una cosa assolutamente positiva e ben fatta”.
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ESCLUSIVA | Manfredonia: “Sarri sta facendo un ottimo lavoro con una rosa non di primissimo piano. Derby? Giocarlo un grande sogno per un ragazzo di Roma”
Una partita che non ha bisogno di presentazioni, una gara che “ferma” l’intera città di Roma. Questo è Lazio-Roma, il Derby della Capitale. Alle 18:00 è in programma, allo Stadio Olimpico di Roma, il fischio d’inizio, tra due squadre reduci da differenti stati d’animo dopo i risultati dello scorso giovedì in Europa. In vista della stracittadina, valida per la 27° giornata di Serie A ed importante in chiave corsa ad un posto in Champions League, la redazione di LazioPress.it ha intervista, in esclusiva, un doppio ex che ha vestito entrambe le maglie nella sua carriera: Lionello Manfredonia. Cresciuto nelle giovanili biancocelesti, trascorre ben otto stagioni con la maglia della Prima Squadra. Prima di approdare poi in giallorosso per tre anni, Manfredonia indossa per due stagioni la maglia della Juventus, conquistando anche lo Scudetto nella stagione ‘85/’86.
La Lazio alterna grandi vittorie e prestazioni, come quella di Napoli, o contro Milan ed Atalanta, a partite sottotono dove lascia per strada punti preziosi. Qual è il suo pensiero sul lavoro svolto da Sarri fin qui?
“Sarri sicuramente sta facendo un ottimo lavoro pur avendo una rosa non di primissimo piano. Romagnoli sembra un giocatore pienamente recuperato dopo le opache stagioni al Milan, Patric un giocatore che sta migliorando di partita in partita”.
Anche la Roma, nei risultati, ha degli alti e bassi. In termini di gioco invece, quali differenze ci sono tra la squadra di Mourinho e quella di Sarri? Chi tra questi due grandi allenatori vede avanti nel proprio percorso?
“Anche la Roma ha una rosa ristretta, ma quando ci sono tutti può fare grandi partite, come contro il Salisburgo in Europa o la Juventus in campionato”.
Da doppio ex di Lazio e Roma, com’è vivere l’attesa, la settimana del Derby della Capitale da calciatore? Che sensazioni, emozioni ha provato?
“Per un calciatore che nasce nel vivaio di Lazio o Roma l’impatto emotivo alla stracittadina è diverso da chi viene da fuori. Se le cose vanno male, il tifoso lascia perdere gli “stranieri” e critica i giocatori locali. Per me è stato più semplice disputare il derby di Torino, molto meno coinvolgente. Ma comunque rimane un grande sogno per un ragazzo di Roma poterlo disputare”.
Tra Lazio e Roma ci sono solo due punti di differenza e, insieme ad Inter, Milan ed Atalanta, sono in piena lotta per un posto nella prossima Champions League. Tre posti per cinque squadre, quante possibilità hanno i biancocelesti di qualificarsi? Che lotta vede per queste 12 giornate che rimangono?
“È un campionato strano, svoltosi in due fasi, prima e dopo il Mondiale. Anche le piccole squadre tolgono punti alle grandi, solo il Napoli è al di sopra di tutti. Parecchi infortuni poi hanno condizionato le squadre, vedi Immobile nella Lazio o Dybala nella Roma. Entrambe possono rientrare nelle prime quattro”.
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