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Poche ora dopo la sentenza della Cassazione sul processo relativo a ‘Calciopoli’ , ha parlato Massimo De Santis ai microfoni di Radio IES, chiarendo le parole su Stefano Mauri apparse oggi sull’intervista pubblicata da ‘La Repubblica’ : “Io già tempo fa feci un’intervista a difesa di Stefano Mauri. Ci tengo a chiarire quanto è stato riportato nella mia intervista uscita oggi su ‘La Repubblica’. Per motivi di spazio probabilmente non è stato riportato il mio pensiero in maniera compiuta. Mauri è stato arrestato e ha fatto un periodo in carcere, poi esce e viene sanzionato dalla giustizia sportiva, in maniera preventiva perchè forse la sentenza arriverà tra diversi anni. La misura del carcere per Mauri è un’ingiustizia abnorme se si pensa in primo luogo al merito di quanto ipotizzato nell’impianto accusatorio e soprattutto alla luce di quello che poi è stato lo sviluppo delle indagini che non hanno portato nessun elemento valido e concreto. Non è ammissibile che una persona paghi in maniera preventiva qualcosa che non è stato dimostrato e di cui non si ha nessuna prova. Se quando tra qualche anno arriverà la sentenza della giustizia ordinaria Mauri dovesse risultare innocente, chi lo ripagherà di quanto subito in questi anni? Perchè Mauri è l’unico calciatore di quel filone ad andare in carcere, è l’unico su cui c’era il rischio di fuga o inquinamento delle prove? I giudici devono giudicare per quelli che sono gli atti e ogni cittadino deve sentirsi trattato nello stesso modo di fronte alla giustizia. Poi conosco Mauri, l’ho arbitrato tante volte, se mi chiedessero di mettere una mano sul fuoco sul fatto che Mauri non abbia nulla a che fare con il calcio scommesse, io ci metterei tutte e due le mani. Lui e Gattuso non avrebbero mai potuto farlo, ne sono certo. Calciopoli parte dalla procura di Napoli, e la sentenza è arrivata dopo tanti anni. Io ho smesso di arbitrare subito così come altri colleghi che oggi a distanza di 9 anni sono stati assolti. Questo non è ammissibile in un paese civile, pensata a Pieri che a 35 anni con una carriera brillante da internazionale ha dovuto smettere per poi vedersi riconoscere dopo anni la sua innocenza. Chi lo risarcirà del danno, anche morale, che ha subito?”
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