Rassegna Lazio
Nel derby Champions è il talismano Lulic l’arma in più di Pioli
Basta soffiare le cinque lettere di quel nome e subito un brivido ghiacciato lungo la schiena scuote il tifoso romanista. Lulic. Forse non è un caso che l’eroe del 26 maggio sia tornato in tempo proprio per il testa a testa con i giallorossi. Da quel giorno, da quel gol, il jolly bosniaco è diventato il simbolo dell’antiromanismo, il totem dei laziali. Al punto che domenica Marchetti in tribuna indossava la maglietta del compagno, proprio la 19 di Lulic. Che ha recuperato la forma al momento giusto, è pronto alla volata per il secondo posto. «Non è stato facile ritrovare la condizione dopo i due mesi e mezzo di stop per l’infortunio al ginocchio», le sue parole al San Paolo. Aveva appena deciso la semifinale di Coppa Italia con un gol e un salvataggio sulla linea che già sono nella storia. Per una sera, Lulic 71 è diventato Lulic 79 (il minuto della rete al Napoli): poi, nella festa notturna a Formello, è stato il più applaudito dai tifosi. Anche se hanno dovuto faticare, compagni e dirigenti, per convincere Senad il timido a staccarsi dal gruppo e fare quel passo avanti per godersi il famoso coro tutto dedicato a lui.
Dopo la lunga assenza, Lulic è tornato titolare proprio domenica scorsa contro l’Empoli. Ha giocato terzino, tanto lui sa fare un po’ tutto: anche per questo piace molto a Pioli. E il tecnico ora ne ha maledettamente bisogno: perso Parolo, tassello fondamentale del suo meraviglioso mosaico, tocca al bosniaco sostituirlo a centrocampo. Forse già sabato sera allo Stadium contro la Juve, se Radu tornerà al suo posto in difesa: altrimenti, se il romeno non ce la fa a recuperare (ma c’è ottimismo, oggi proverà ad allenarsi in gruppo), Lulic di nuovo terzino e Cataldi mediano. Di sicuro c’è che Pioli punta su Senad: prima dell’infortunio del 5 gennaio contro la Samp, il bosniaco aveva collezionato ben 18 presenze, con 3 reti e 6 assist. Con quella di Napoli, le reti sono diventate 4 e certo non vuole fermarsi. «Coppa Italia o secondo posto? Se posso scegliere dico derby Champions, vogliamo vincerlo per regalare una grande gioia ai tifosi, poi la Coppa», la dichiarazione da perfetto simbolo antiromanista. Anche Senad è pazzo di Felipe Anderson, autore dell’assist al San Paolo: «Se non si monta la testa, diventerà un campione». Oggi il brasiliano compie 22 anni, sarà festa grande a Formello: ma il regalo vuole farlo lui sabato a Pioli, che nella sua carriera non ha mai battuto la Juve.
(La Repubblica)
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Il Tempo | Lazio, crocevia Europa
Serve una scossa, una vittoria in trasferta dove la Lazio ha sperperato quanto di buono fatto finora in casa. Il nono posto in classifica dipende soprattutto da cinque sconfitte pesanti (Lecce, Juventus, Milan, Bologna e Salernitana) in sette gare giocate lontano dall’Olimpico. Anche per questa ragione il viaggio a Verona con un Bentegodi imbandierato e pieno per il sessantesimo compleanno dell’impianto scaligero, è fondamentale per dare una svolta a un campionato finora ben al di sotto delle proprie possibilità. La Lazio non arriva benissimo a questo bivio con le dirette concorrenti per l’Europa poco più in alto in classifica ma tutte impegnate in gare complicate.
La banda di Sarri deve recuperare punti in questa giornata seppure in formazione rimaneggiata, con una difesa mai vista che farà a meno anche di Patric. Lo spagnolo si è arreso al problema al polpaccio rimediato in Coppa Italia martedì, meglio non rischiare e, allora, toccherà a Marusic spostarsi in mezzo accanto a Gila (quarta gara consecutiva dopo nove mesi di nulla). Il montenegrino risponde presente seppure in una posizione mai occupata dall’inizio in passato anche se con Inzaghi qualche volta aveva fatto il «braccetto» della difesa a tre per necessità. Dunque, il quartetto Lazzari, Marusic, Gila e Hysaj, un inedito totale, peraltro con reparto che lascerà molto spazio all’ariete Djuric, immarcabile nel gioco aereo. Centrocampo con Guendouzi, Rovella e Luis Alberto, pure lui recuperato all’ultimo, così come Zaccagni che affiancherà Felipe Anderson riciclato più per l’infortunio di Isaksen che per scelta e il solito Immobile. Tanti in campo con i cerotti ma almeno in panchina è stato recuperato Vecino dopo la pace con Sarri e si spera che Kamada, fin qui molto deludente, dia un segno di vita nella ripresa. In generale, però, a prescindere dai singoli, ci si aspetta una prova convincente per mettersi alle spalle il periodo nero, culminato con il tracollo di Salerno.
Avversari in difficoltà di classifica ma pronti a tutto dopo gli ultimi due pareggi in rimonta con Lecce e Udinese nonostante i nodi societari ancora irrisolti. Baroni, per adesso, resta in sella, anche se l’ombra dell’ex romanista De Rossi aleggia a Verona. Per una volta l’ex capitano giallorosso tiferà per la squadra di Sarri per accelerare la sostituzione sulla panchina gialloblu. Arbitrerà Ayroldi, davanti a oltre 30.000 spettatori, tanti per i numeri abituali dello stadio scaligero: a loro vanno aggiunti 3.000 laziali che proveranno a spingere il gruppo biancoceleste oltre l’emergenza. Per la rimonta Champions o almeno europea serve uno squillo, ormai non si può più sbagliare. Il Tempo/Luigi Salomone
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