Per Lei Combattiamo
FOTO – Da quella notte di Parigi, nacque la Lazio vincente di Cragnotti
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Siamo alla fine della stagione 1997-98 e precisamente il 6 Maggio 1998. Ci arriviamo dopo una lunga rincorsa sulla solita Juventus capolista, con la speranza che il 5 Aprile, quando i bianconeri scenderanno all’Olimpico, di batterla e riaprire il campionato. Ma non fu così, quella partita la perdemmo 1 a 0 con mille polemiche ed allora fu meglio dedicarci alla doppia finale di Coppa Italia, all’epoca non vi era ancora la finale unica come adesso, e cercare di conquistare anche la finale di Coppa Uefa contro l’Atletico Madrid, dopo averli battuti in casa loro qualche giorno prima con una rete di Jugovic. Riuscimmo nell’impresa, pareggiando 0 a 0 a Roma e tutta l’attenzione si spostò successivamente alla finale di Coppa Italia contro il Milan all’Olimpico, perché vi era di ribaltare l’ingiusto risultato dell’andata.
La conclusione della vittoria finale contro i rossoneri diventa un’altra storia, ma questo sforzo non giocò a nostro favore nella notte di Parigi contro l’Inter. Eravamo una squadra stanca da tante partite giocate e troppo sia timorosi per la nostra prima finale europea, che euforici dopo aver conquistato la Coppa Italia dopo quarant’anni e non dimentichiamoci anche la cessione del goleador Signori qualche mese prima per divergenze con la dirigenza tecnica. Davanti a 50.000 persone, allo stadio Parco dei Principi, nel quale laziali ed interisti rafforzarono il loro gemellaggio, l’Inter si dimostrò squadra vera, abituata a combattere e con un Ronaldo che fece letteralmente impazzire la nostra coppia centrale Negro-Nesta. Nonostante nelle nostre file ci fossero Nedved, Mancini e Casiraghi, i nerazzurri si imposero su di noi con un netto 3 a 0 ed alzarono loro la coppa al cielo, ma questa sconfitta servì specialmente alla dirigenza di allora per capire dove furono fatti gli errori tanto da arrivare “cotti” prima della fine della stagione. Ai quei tempi, sebbene parliamo della fine degli anni ’90, le maglie della finale non avevano nulla di diverso da quelle adoperate tutto l’anno, l’unica eccezione era la classica toppa della finale sulla manica destra che l’Uefa obbligava.
Entrambe le squadre avevano lo sponsor tecnico “Umbro” e la sola diversità fu rappresentata solo dalla numerazione che non aveva il logo Umbro stesso stampato secondo sempre le norme Uefa. La Lazio, essendo sorteggiata per giocare “in casa”, potette adoperare la prima maglia celeste. Questa sconfitta lasciò molto amaro in bocca, specie per il motivo di non potersi fregiare del vero primo titolo europeo contro i rivali cugini giallorossi, ma sempre con la nostra forza di rialzarsi e provare fino alla fine di vincere, come succederà in seguito. Per Gigi “Tyson” Casiraghi, che fu il nostro punto di forza dell’attacco con Signori e Boksic per cinque anni, quella fu l’ultima partita con la nostra maglia, venne ceduto da Cragnotti al Chelsea e così non riuscì a coronare successivamente quelle vittorie che stavano per arrivare alla Lazio, ma il ringraziamento per la costruzione di quella armata vincente del futuro, per lui è d’obbligo.
Raffaele Galli
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Sport e Salute, Cozzoli: “Con la Lazio partnership fruttuosa tra progetti sociali e tour dell’Olimpico”- FOTO
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“Oltre ad ospitare le gare interne della Lazio all’Olimpico, abbiamo sempre aderito con piacere a tutte le iniziative a scopo benefico e sociali, volute fortemente dal presidente Lotito e dalla sua famiglia, aprendo le porte del Foro Italico e dello Stadio”. Così Vito Cozzoli, presidente e amministratore delegato di Sport e Salute in occasione della presentazione della nuova maglia della Lazio a Piazza del Popolo. “Tra i progetti portati avanti con la Lazio c’è anche il tour dello Stadio, finalmente accessibile a tutti: per la prima volta nella storia può essere visitato al pari dei grandi stadi d’Europa, consentendo l’accesso agli spogliatoi, all’area delle panchine e al campo di gioco”, ha aggiunto Cozzoli, sottolineando “la partnership fruttuosa che continuerà certamente nel tempo con il club biancoceleste”.
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