Esclusiva
ESCLUSIVA – Cribari amarcord: “Con il Real il momento più bello della mia carriera. I derby? Valgono più di un trofeo”. Poi sul Napoli…
Visse a Roma certamente i migliori anni della sua carriera. Un muro in coppia con Sebastiano Siviglia sotto la saggia guida di Mister Delio Rossi e, con lui al centro della difesa, la Lazio nel 2006/07 conquistò il terzo posto che le valse i preliminari di Champions League, poi superati contro la Dinamo Bucarest. Un lottatore, un guerriero che in campo dava sempre tutto, bagnando la maglia della prima squadra della capitale di sangue e di sudore, come si recita nell’inno. Stiamo parlando di Emilson Sànchez Cribari, ex difensore laziale e partenopeo che, in esclusiva ai microfoni di LazioPress.it, ha parlato così della sua avventura nella capitale e del match delicatissimo di domenica al San Paolo che deciderà chi, fra Lazio e Napoli, riuscirà a strappare il pass per accedere ai preliminari di Champions:
Si sente ancora con qualche compagno di squadra ai tempi della Lazio?
“Dei tempi vissuti alla Lazio mi è rimasto moltissimo. Sono ancora in contatto con Rocchi, Belleri, Manfredini e soprattutto Del Nero, che considero il mio più grande amico. Un’amicizia, quella con lui, iniziata da quando giocavo con l’Empoli”.
Nel 2006/07 la Lazio concluse al terzo posto con la miglior difesa del campionato, conquistando i preliminari e successivamente la fase a gironi di Champions. Lei formava una diga di ferro con Sebastiano Siviglia al centro della difesa. Qual era il segreto di quella squadra guidata da mister Rossi?
“La squadra di Delio Rossi era umile, battagliera e unita. Il mister, poi, e’ un grande lavoratore, un uomo di campo che ci metteva passione in quello che faceva. Quell’anno facemmo un campionato di molta sostanza, partendo da -3 e arrivando terzi in classifica. Io e Siviglia ci completavamo come caratteristiche e abbiamo fatto una grande stagione sotto l’aspetto della concretezza. Il Mister lavorava ogni settimana nei movimenti difensivi e, inoltre, avevamo un centrocampo molto dinamico e guerriero che ci dava una grossa mano. Poi e’ chiaro, avere un grande portiere come Peruzzi faceva la differenza”.
L’ultima apparizione della Lazio in Champions League risale al 2007/08 e lei era il titolare di quella formazione. I laziali ricordano sempre con piacere quel 2-2 contro il Real Madrid dove lei scese in campo con una maschera sul volto. Può raccontarci un suo ricordo di quella partita?
“Sicuramente l’Olimpico strapieno e l’inno della Champions, ma sopratutto difendere i colori della Lazio in una partita del genere sapendo, poi, i sacrifici fatti per arrivare fino lì, infortunio compreso. Quello rappresenta per me il momento più bello della mia carriera e auguro alla Lazio già l’anno prossimo di poter rivivere quei momenti”.
A Roma ha giocato molti derby, sfiorando il goal di testa nel 3-0 del 10 dicembre 2006. Quale stracittadina ricorda con più piacere e perché?
“I derby sono partite diverse da tutte le altre. Non senti quei nervi allo stomaco, nel tragitto da Formello all’ Olimpico sei carico di rabbia agonistica e voglia di vincere a qualsiasi costo. Per la gente laziale e per il morale che ti dà per il resto della stagione, i derby valgono più di un trofeo. Quello del 3-0 fu fantastico. Il tuffo nella fontana di Delio Rossi fu indimenticabile e se fosse entrato quel mio colpo di testa…(ride, ndr)”.
Ha qualche rimpianto nella sua avventura a Roma?
“Di rimpianti non ne ho nessuno. Ho dato tutto me stesso in ogni momento, ogni allenamento, ogni partita. Ovviamente di periodi difficili ce ne sono stati molti, ma ora mi sono rimasti soltanto quelli belli”.
Tornando ad oggi, la Lazio domenica sarà impegnata contro il Napoli, altra su ex squadra, e per il terzo posto ai biancocelesti basta anche solo il pareggio. Può farci un pronostico indicandoci gli uomini chiave da una parte e dell’altra?
“Credo e mi auguro che domenica la Lazio faccia una prestazione epica. I giocatori hanno la possibilità di portare a casa un risultato che rimarrà nella storia. De Vrij, Candreva e Klose possono fare la differenza”.
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ESCLUSIVA | 26maggio, Crecco: “Giornata unica, io mi ero affidato a Radu”. E su Sarri…
26 maggio 2013, una data indimenticabile. Sono passati 10 anni dal giorno in cui la Capitale ha visto le due compagini della Città contendersi il trofeo più importante della storia calcistica capitolina: la Lazio ha battuto la Roma 1-0 nella finale di Coppa Italia con un gol di Lulic al 71esimo. Parole che a distanza di tempo risuonano come un mantra: tutti ricordano dov’erano il giorno del derby, come hanno vissuto l’attesa e come sono stati i festeggiamenti. Tutti ricordano la tensione e la gioia smisurata. E a raccontare i dettagli di quella giornata memorabile è stato uno dei protagonisti di quella rosa: Luca Crecco, all’epoca giovanissimo, ha alzato al cielo la Coppa da calciatore e da tifoso, un binomio che ha reso quei momenti ancora più emozionanti.
Stamattina aprendo i social si può notare che impazza un trend…
“E’ tutto biancoceleste. In verità è da un po’ di giorni che è così, da quando la Società ha iniziato a ricordare attraverso i video la marcia di avvicinamento a quella finale. Bellissimi i social colorati in questo modo“.
E il risveglio del 26 maggio di 10 anni fa com’è stato?
“E’ stata una giornata che non dimenticherò mai. Viverla in quel modo, da laziale, non ha prezzo. Ricordo ogni minimo istante, soprattutto il triplice fischio quando siamo corsi tutti in campo. Il giorno dopo, appena sveglio, ancora non avevo realizzato cosa fosse accaduto. Avevamo passato una serata fantastica, con i festeggiamenti in pullman fino a tardi. Giornata unica“.
Eri il più giovane della rosa del 26 maggio, chi è stato il calciatore che ti ha fatto da guida in quei giorni?
“Ero un ragazzino, avevo 17 anni, ero al mio primo anno in pianta stabile in prima squadra. Ricordo che c’era una tensione incredibile e ogni calciatore stava un po’ sulle sue, era una partita troppo sentita. Avevo legato, oltre che con Strakosha che era salito con me dalla Primavera, con Radu, che mi ha sempre aiutato in tutto e mi ha fatto crescere anche come uomo. Mi ero affidato molto a lui, ma anche lui sentiva tanto la partita“.
La partita l’avete cominciata a sentire già dalla semifinale vinta con la Juventus?
“Il pensiero del derby è arrivato dopo. Archiviata la gara con la Juve abbiamo solo pensato ai festeggiamenti, perché avevamo ottenuto la finale superando una squadra fortissima. E come l’abbiamo superata poi, all’ultimo minuto. Ritrovarsi in finale la Roma è stato un bel colpo, ma tutto bene quel che finisce bene“.
Passando all’attualità, la Lazio di oggi era preventivabile vederla in questa posizione di classifica?
“Ci speravo. La squadra è collaudata ormai da anni, alcuni calciatori giocano insieme da tempo e si conoscono bene. Quest’anno si è vista davvero una Lazio importante, la mano di Sarri è statafondamentale“.
Ci vedremo presto a Roma?
“Al momento sono a Roma e domenica sarò all’Olimpico, a Formello un domani chissà… è difficile, ma la speranza è l’ultima a morire“.
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