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ESCLUSIVA – L’ex campione d’Italia Paolo Negro: “Terzo posto risultato incredibile! Non sono rimasto sorpreso da Pioli, e su Lotito…”

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Otto anni dopo la Lazio torna nella massima competizione europea, la Champions League, grazie alla vittoria sofferta ma soprattutto meritata, di ieri sera al San Paolo contro il Napoli. Una stagione fantastica quella biancoceleste, con il raggiungimento della finale di Coppa Italia, persa sfortunatamente contro la Juventus, e la conquista all’ultima giornata di quel terzo posto, valido per i preliminari di Champions League. Per parlare di questo straordinario campionato e degli obiettivi futuri, la redazione di LazioPress.it  ha contattato in esclusiva l’ex laziale Paolo Negro. Campione d’Italia nel 2000, ha vestito la maglia della Lazio per ben dodici stagioni, con 376 presenze e 24 gol in tutte le competizioni.

Il terzo posto è un grande traguardo per tutta la Lazio. Ha meritato questo piazzamento finale?

Assolutamente si! Un risultato incredibile e ampiamente meritato. Vedendo la partita di ieri capisci perché il calcio è uno sport che ti appassiona, è come scrivere un libro! Al momento del rigore di Higuain, tutto il popolo laziale viveva attimi di sconforto. Ma quando l’attaccante azzurro ha sbagliato, mi dispiace molto per lui da ex collega, le cose sono andate al loro posto. Sarebbe stata una beffa atroce non arrivare terzi, all’ultima giornata soprattutto. La Lazio dopo un inizio non brillante ha cominciato a dare spettacolo facendo un grandissimo girone di ritorno, meritandosi il terzo posto”.

Dal 2005 in Italia nessuna squadra a fine campionato ha avuto quattro giocatori in doppia cifra. Altro dato della grande stagione biancoceleste! Che ne pensa?

“Questo dato non mi meraviglia a fatto. Ho avuto l’occasione quest’anno di vedere dal vivo molte volte la Lazio. Il merito di tutto ciò, oltre alle indubbie qualità di calciatori come Klose, Parolo, Candreva e Felipe Anderson, va dato sicuramente a Pioli, il quale ha dato alla squadra un gioco propositivo, fatto di possesso palla, con l’obiettivo di portare molti uomini in area di rigore avversaria. I numeri parlano chiaro! Fondamentale è stato l’equilibrio che il mister è riuscito a dare alla squadra, riuscendo ad essere pericolosi in fase offensiva e accorti dietro”.

Un suo giudizio su Pioli? Il vero artefice di questa stagione.

“Conosco bene il mister. In molte occasioni ero quasi imbarazzato nel fargli i complimenti visto il rapporto. Ma tutti i complimenti che ha ricevuto sono strameritati! Sono stato molto felice quando ha avuto l’opportunità di allenare la Lazio. Non sono rimasto sorpreso dal gran lavoro svolto e dai risultati ottenuti. Doveva solo avere la possibilità di potersi confrontare con una piazza importante come quella di Roma. In più è una bravissima persona, e si merita questo momento”.

Parte dei meriti di questa bellissima annata, vanno dati anche al presidente Claudio Lotito. Che giudizio ha del presidente?

“Quando si raggiunge un simile traguardo, i meriti partono sempre dalla base. Tutti, dal presidente al magazziniere, sono coinvolti nel bene e nel male. I meriti e le colpe vanno in ogni caso sempre suddivise tra tutte le componenti. Il presidente è un personaggio che o lo si ama o lo si odia, non ci sono vie di mezzo. Fa spesso parlare di sé, e certamente il fatto che in molte vicende è quasi sempre al centro dell’attenzione, non aiuta a farsi amare. Ma le sue uscite spesso infelici, fanno parte di lui. Dal punto di vista sportivo però, non gli si può dire nulla. Molti meriti di questa stagione sono da attribuire a lui“.

Dopo questo campionato, la Lazio può aprire un ciclo vincente e duraturo?

Certamente! Si deve e c’è tutto per poter aprire un ciclo. Il mister c’è, la squadra e una struttura societaria anche. Non è che si può, si deve! aprire un ciclo vincente. Le basi ci sono tutte”.

Per la prossima stagione la Lazio dovrà affrontare più competizioni. Secondo lei dove la società dovrà maggiormente rinforzare la squadra?

La squadra è già forte e competitiva, come ha dimostrato in questo campionato. Col massimo rispetto per i calciatori attuali, che si sono dimostrati forti e pronti, la squadra necessita di rinforzi in tutti i reparti per poter fronteggiare al meglio più competizioni, servirà lavorare bene in tutte le zone del campo. Si dovranno cercare giocatori si bravi, ma capaci di integrarsi sin da  subito con il resto della squadra. Tare ha dimostrato di saper lavorare bene. Di nomi ce ne sono tanti in giro…l’obiettivo deve essere rafforzare ogni reparto”.

 


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ESCLUSIVA | 26maggio, Crecco: “Giornata unica, io mi ero affidato a Radu”. E su Sarri…

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26 maggio 2013, una data indimenticabile. Sono passati 10 anni dal giorno in cui la Capitale ha visto le due compagini della Città contendersi il trofeo più importante della storia calcistica capitolina: la Lazio ha battuto la Roma 1-0 nella finale di Coppa Italia con un gol di Lulic al 71esimo. Parole che a distanza di tempo risuonano come un mantra: tutti ricordano dov’erano il giorno del derby, come hanno vissuto l’attesa e come sono stati i festeggiamenti. Tutti ricordano la tensione e la gioia smisurata. E a raccontare i dettagli di quella giornata memorabile è stato uno dei protagonisti di quella rosa: Luca Crecco, all’epoca giovanissimo, ha alzato al cielo la Coppa da calciatore e da tifoso, un binomio che ha reso quei momenti ancora più emozionanti.

Stamattina aprendo i social si può notare che impazza un trend…

E’ tutto biancoceleste. In verità è da un po’ di giorni che è così, da quando la Società ha iniziato a ricordare attraverso i video la marcia di avvicinamento a quella finale. Bellissimi i social colorati in questo modo“.

E il risveglio del 26 maggio di 10 anni fa com’è stato?

E’ stata una giornata che non dimenticherò mai. Viverla in quel modo, da laziale, non ha prezzo. Ricordo ogni minimo istante, soprattutto il triplice fischio quando siamo corsi tutti in campo. Il giorno dopo, appena sveglio, ancora non avevo realizzato cosa fosse accaduto. Avevamo passato una serata fantastica, con i festeggiamenti in pullman fino a tardi. Giornata unica“.

Eri il più giovane della rosa del 26 maggio, chi è stato il calciatore che ti ha fatto da guida in quei giorni?

Ero un ragazzino, avevo 17 anni, ero al mio primo anno in pianta stabile in prima squadra. Ricordo che c’era una tensione incredibile e ogni calciatore stava un po’ sulle sue, era una partita troppo sentita. Avevo legato, oltre che con Strakosha che era salito con me dalla Primavera, con Radu, che mi ha sempre aiutato in tutto e mi ha fatto crescere anche come uomo. Mi ero affidato molto a lui, ma anche lui sentiva tanto la partita“.

La partita l’avete cominciata a sentire già dalla semifinale vinta con la Juventus?

Il pensiero del derby è arrivato dopo. Archiviata la gara con la Juve abbiamo solo pensato ai festeggiamenti, perché avevamo ottenuto la finale superando una squadra fortissima. E come l’abbiamo superata poi, all’ultimo minuto. Ritrovarsi in finale la Roma è stato un bel colpo, ma tutto bene quel che finisce bene“.

Passando all’attualità, la Lazio di oggi era preventivabile vederla in questa posizione di classifica?

Ci speravo. La squadra è collaudata ormai da anni, alcuni calciatori giocano insieme da tempo e si conoscono bene. Quest’anno si è vista davvero una Lazio importante, la mano di Sarri è statafondamentale“.

Ci vedremo presto a Roma?

Al momento sono a Roma e domenica sarò all’Olimpico, a Formello un domani chissà… è difficile, ma la speranza è l’ultima a morire“.

 


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