Esclusiva
ESCLUSIVA – Gonzalo Barreto si racconta: ”Alla Lazio non ho mai avuto un’opportunità. Il Danubio? Decisione di cuore. Su Cataldi…”
Il talento è imprevedibile, bisogna coglierlo al volo. Anche coltivarlo certo, perché solo così può esplodere. Servono anche sacrificio, impegno, fiducia. Confianza, per dirla alla spagnola. E a Gonzalo Barreto non gliene è stata data a sufficienza. ”Barreto? Il baby fenomeno pagato 3 milioni dalla Lazio?” Proprio lui. ”Chissà che fine avrà fatto…”. Ve lo diciamo noi: 23 anni, una moglie e due figli di cui andare fieri. Sorriso sincero, grandi sogni. Il trauma della morte della madre finalmente superato. Ora è tornato al Danubio. Ha segnato anche un paio di gol, sembra felice: ”Sono contento di essere tornato a casa, ho giocato diverse partite – racconta Gonzalo in esclusiva per Laziopress.it – ma ad Aprile mi sono infortunato, ho avuto un piccolo stiramento alla coscia sinistra e sono stato fermo per un po’. Ora sono tornato, cercherò di concludere alla grande questo campionato. Stiamo lottando fino alla fine contro il Peñarol, mancano 2 partite. Bisogna vincere per conquistare il torneo. I gol? Ne ho siglati due (uno in Copa Libertadores contro il Corinthians, l’altro nel derby contro il Nacional ndr), sono stati importanti per ritrovare la fiducia nei miei confronti. Non giocavo da tanto tempo, sono stato contento.”
E poi? Poi la Lazio, il periodo trascorso a Roma, le sensazioni di un ragazzo talentuoso ma ancora da scoprire. Infine la perdita della madre, uccisa dal compagno. Una vicenda che non ha bisogno di spiegazioni ma che ha segnato profondamente la vita del giovane Gonzalo: ”Sono arrivato alla Lazio a 17 anni – continua Barreto – quando ne ho compiuti 18 il mio contratto è stato depositato in lega. Inizialmente come allenatore c’era Ballardini, mi diede l’opportunità di allenarmi con la prima squadra. Ovvero quello che ho sempre chiesto, a 17 anni non pretendevo di fare il titolare, ma semplicemente di allenarmi con la prima squadra. Poi quando subentrò Reja mi mandò in primavera. Infine l’anno successivo, nell’estate del 2010, sempre Reja mi portò in ritiro ad Auronzo. Ero contentissimo, un’opportunità unica. Il compagno che mi ha più impressionato? Klose, Ledesma, anche Hernanes, grandi giocatori. Soprattutto Zarate, era un talento straordinario. Poi accade la vicenda di mia madre, quell’anno non riuscii ad esprimermi al meglio. Quando seppi la notizia partii per l’Uruguay, quando tornai in ritiro la mia testa era da un’altra parte. Anche psicologicamente non stavo bene. Ora mi sono ripreso, sto bene.”
Continua Gonzalo, tra ricordi e curiosità: ”In quel periodo Bollini è stato molto importante, così come tutti i miei ex compagni in primavera. Mi hanno fatto sentire un po’ meglio. Quando si trattava di uscire o andare a cena i compagni mi cercavano, mi coinvolgevano. Quell’anno giocai comunque tutte le partite, però non segnai tantissimo (4 gol ndr). Nel 2011 mi ripresi alla grande. Arrivammo in finale contro l’Inter e perdemmo, vinsi il titolo di capocannoniere della squadra con 20 gol. Poi accadde quello che sappiamo: mi volevano mandare in prestito alla Salernitana, io rifiutai perché credevo di aver fatto un’ottima annata. Ho fatto la scelta giusta, meritavo un’opportunità migliore, magari in Serie B. Nonostante avessi stima nei confronti del progetto di Salerno pensavo di meritare una categoria superiore (al tempo la Salernitana militava in Serie C2 ndr), avevo anche delle buone offerte ma la Lazio non mi lasciò andare via. Così mi allenai da solo. E’ stato un periodo molto difficile – continua Barreto – sono stato due anni fuori rosa, sinceramente mi aspettavo di più dalla Lazio. Speravo mi offrisse un’opportunità, me l’avevano promesso all’inizio perché io arrivai a Roma con un contratto per la prima squadra. Non ho mai avuto questa opportunità e ancora non capisco perché. E’ stata una situazione particolare, ora è tutto passato e son tornato a casa. Di Roma ho ricordi bellissimi, è stata un’esperienza unica, mi ha fatto crescere come persona. Inoltre i miei due figli sono nati proprio a Roma. Ogni tanto l’Italia mi manca, soprattutto per quanto riguarda il cibo (ride ndr).”
E ancora: ”Keita, Cataldi e Onazi? Ho bei ricordi, mi sento partecipe dei loro successi. A Danilo ho sempre dato dei consigli, anche a Keita. Ricordiamoci che lui arrivò alla Lazio e rimase due anni senza giocare. Per un ragazzino è molto difficile, io gli sono stato sempre vicino. Gli dicevo di stare tranquillo, che era molto forte e che si sarebbe trovata una soluzione per il passaporto. Infine Onazi, mi chiedeva sempre di portarlo a Termini per andare a fare shopping. Anche di Sani Emmanuel ho bei ricordi, penso di averli aiutati molto. Se penso che la Lazio mi ha trattato male? Purtroppo non è finita bene, non ho mai capito quello che è successo. Io non ho mai chiesto di fare il titolare, soltanto di prepararmi con la prima squadra. Esattamente come diceva il contratto, io ne avevo uno da prima squadra. Non ho mai fatto polemiche, ho rispettato tutti. E’ andato tutto storto purtroppo. Prima di tornare al Danubio ci sono stati dei contatti con altre squadre italiane (Palermo, Fiorentina ndr) ma ero un po’ stanco dell’Italia. Ho preso una decisione di cuore, volevo tornare a casa, riprendermi. Ho fatto una bella scelta e ora son pronto per ripartire. Magari di tornare anche in Italia, oppure in Brasile o Argentina. Ci sono un paio di buone opportunità. Spero di ripartire!”
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Esclusiva
ESCLUSIVA| Cesar: “Vorrei che la Lazio vincesse contro l’Atletico ma sarà tosta: il pubblico può aiutare. Vi racconto la mia attività…”
Questa sera la Lazio affronterà in casa l’Atletico Madrid per dare definitivamente il via a questa edizione di Champions League. Una gara importante che vedrà, finalmente, il ritorno del pubblico allo stadio dopo le disposizioni del 2020. Un pubblico che potrà dare un supporto fondamentale in un momento comunque delicato che servirà anche a rialzare la testa. Un giocatore che di gare di questo tipo ne ha giocate sia con la Lazio che con altri club è sicuramente Cesar. Per parlare della partita di questa sera e della sua attualità “Cesaretto” è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Laziopress.it.
Come ti senti per stasera? Che partita sarà?
Sarà difficile, la Champions ha questo nome per l’importanza delle squadre che giocano. Anche le emergenti arrivano attrezzate e contro una squadra così attrezzata e conosciuta nel mondo come l’Atletico Madrid la Lazio deve darsi da fare e non poco per ottenere un risultato positivo. Giocheranno in casa e con gli stimoli giusti, dovranno mettere in pratica quello che è il bel gioco che la Lazio riesce a esprimere a tratti.
Secondo te vedremo la stessa Lazio del campionato?
Questo è un grande errore che commettono le squadre, usare approcci diversi in competizioni diverse perché hai stimoli. Penso che lo stimolo debba essere indossare una maglia del genere, qualunque partita sia. Ovvio che cambino l’atmosfera e gli avversari ma bisogna rappresentare al massimo la squadra in ogni partita. La base è la maglia, indossarla, onorarla e dare il massimo sempre e comunque.
E tu anche hai giocato con la Lazio partite importanti quindi sai quanto è importante la spinta del pubblico allo stadio…
Certamente, è tutto molto soggettivo perché l’ambiente è importante, la tifoseria è importante. Ho avuto la fortuna di giocare la Champions con la Lazio e con l’Inter, però penso che sia soggettivo perché è bello avere un pubblico che ti supporta ma se non giochi all’altezza delle partite del genere poi il pubblico potrebbe non essere a favore. In ogni caso è stimolante giocare la prima in Champions in casa dopo tanti anni e con un avversario importante.
Un pronostico?
Per quanto io sia laziale e ci tengo è ovvio che vorrei che la Lazio vincesse, però se analizzi l’Atletico, la Lazio altalenante in campionato è giusto pensare positivo per la passione che ci lega, ma sarà tosta.
Di cosa ti occupi adesso?
Abbiamo un’agenzia di eventi a livello calcistico e lavoriamo in tutta Italia. Oltre a questo c’è la Cesar Academy che ha un format differenziato da tutto ciò che si è visto: di solito gli stage si fanno a fine stagione, invece qui facciamo collaborazioni con società per cui nel periodo delle loro attività entriamo nei loro meccanismi portando la nostra disciplina e professionalità. Valutiamo direttamente noi questi ragazzi in campo. Mi piace tantissimo il lavoro che sto facendo. Trovare non solo i ragazzi e stimolarli. Il prossimo stage sarà a Sanremo, già siamo qui con la Virtus Sanremo Calcio per poter cercare ragazzi che hanno valori e sono predisposti a trovare una società professionistica.
Tu hai sempre con uno sguardo al futuro, quindi…
Sì, basta guardare una partita di calcio dei ragazzi, a livello amatoriale o dilettantistico, ma anche tra i professionisti… Se tu non hai sacrificio passione e dedizione ti autoescludi dal sistema professionistico. Si può allenare anche la concentrazione e la dedizione, portandoli a riflettere su cosa fanno loro per il loro sogno. La mentalità che manca oggi è che uno deve saper dare tutto sé stesso.
Cosa ti senti di dire, quindi, direttamente ai giovani?
Lavoro, dedizione, concentrazione, umiltà, rubare con gli occhi, accettare, cercare e voler evolversi e imparare. Questi sono i metodi per diventare professionista anche giocando in squadre dilettantistiche, perché in questo modo potrà essere seguito da squadre professionistiche.
Per concludere, torniamo alla Champions di stasera. Qual è il tuo ricordo più bello avendola giocata con la Lazio?
Non era ancora Champions, ma il gol di testa fuori casa contro il Benfica, l’unico gol di testa che ho fatto in carriera che ci ha portato a giocare la competizione. E’ il ricordo più bello che ho, quando abbiamo giocato con la banda Mancini, ci siamo divertiti tantissimo.
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