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ESCLUSIVA – Il sogno di Antonio Rozzi: ”Tornare alla Lazio sarebbe bellissimo. L’esordio col Milan? Indescrivibile”

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”Prendi un palo, una traversa…” E poi? Come continua? ”Rozzi gol, Rozzi gol?” Sì, sì. E c’è anche un seguito: ”Butta giù la porta, butta giù la porta…”. Vi ricordate no? Antonio Rozzi, centravanti classe ’94 proveniente dal settore giovanile. Romano di Torraccia, laziale di cuore e nell’indole. Poi un esordio all’Olimpico contro il Milan, i cori della Curva in cui è nato e cresciuto. Qualche presenza in Europa League e un’esperienza di un anno a Valdebebas, al Campo de las Naciones tra le fila del Real Madrid B. Con Ronaldo? Esatto, nell’area relax qualche parola se la sono scambiata. Che effetto eh? Unico. Oggi Antonio gioca alla Virtus Entella, tra pochi giorni disputerà i playout contro il Modena per rimanere in B: ”Ora sto bene, ho recuperato pienamente dall’infortunio. I playout? Sono molto fiducioso, il gruppo se lo merita, speriamo di rimanere in categoria. Come sono arrivato alla Lazio? Ho fatto tutti il settore giovanile, dalla scuola calcio alla prima squadra. Avevo 6 anni quando ho iniziato alla Lazio, ho fatto tutta la trafila, fino ad arrivare all’esordio contro il Milan nel 2012…”

Già, l’Olimpico. Un’emozione indimenticabile, tant’è che Antonio quando ne parla gli trema la voce: ‘‘E’ stata la cosa più bella che mi potesse mai accadere, le sensazioni possono soltanto essere belle, esordire in prima squadra con la maglia con cui sei cresciuto fin da piccolo è qualcosa di emozionante. E’ indescrivibile quello che ho provato, è stata una gioia immensa. Giovanni Lopez ha insistito molto per farmi entrare, poi Scaloni è intervenuto per farmi stare tranquillo visto che stava entrando Diakitè, mi diceva che sarebbe stata per la prossima volta. Poi in panchina hanno insistito tutti quanti e alla fine sono riuscito ad esordire (ride ndr).” E la partita contro l’Atletico Madrid? Altre sensazioni da album dei ricordi: ”E’ stata la partita più bella, anche a livello di emozioni. Ho giocato contro una squadra importante che poi è anche riuscita a vincere il campionato. Il compagno che mi incoraggiava di più era Ledesma, poi anche Miro Klose. Per esempio lui mi incoraggiava in continuazione. Cercavo di prendere il massimo da lui, gli rubavo i segreti con gli occhi, era un piacere vederlo giocare.’

E infine arriviamo all’esperienza al Castilla, tra il fascino di Madrid e qualche battuta con Cristiano Ronaldo: ”Ho parlato qualche volta con Ancelotti, mi ha chiesto come stavo, come vedevo la situazione. Poi mi ha spiegato che in Spagna c’è un gioco diverso, basato sul possesso palla, sul venire incontro, un calcio completamente diverso da quello italiano. Quindi è normale che all’inizio avrei avuto qualche difficoltà. Ronaldo e Bale? Li vedevo quasi tutti i giorni nell’area relax, una specie di Spa. Ci allenavamo quasi sempre negli gli stessi orari, ci vedevamo lì. Gli ho fatto qualche domanda, chiesto qualche consiglio. E’ stata l’esperienza più bella che ho avuto, decisamente. Madrid? E’ una città molto più solare rispetto a Roma, gli spagnoli sono molto sorridenti, aperti, fanno sempre festa. E’ una realtà diversa. Mi sono trovato benissimo, gli spagnoli mi sono piaciuti come carattere”.

Poi il trasferimento a Bari, 9 presenze e tanta panchina: ‘‘A Bari c’erano tanti giocatori, soprattutto in attacco, era difficile ritagliarsi uno spazio.” E su un possibile ritorno alla Lazio a fine stagione? Antonio ci pensa, forse non vede l’ora di tornare a vestire la maglia della Lazio:”Sarebbe bellissimo (ride ndr)! Chiunque vorrebbe una cosa del genere no? Chi mi conosce veramente sa quello che provo quando indosso questa maglia. La Lazio è al terzo posto,  lotta per entrare in Champions League, sarebbe bello tornare. Bisogna mettersi in gioco, mostrare le proprie qualità, quello è importante. Cataldi? Mi ci sento spesso per l’amicizia che mi lega, poi è un grandissimo giocatore, ha grandi qualità. Le voci di mercato? Ogni anno se ne dicono tante, è sempre così. Si decide tutto alla fine, parlarne ora è prematuro. Adesso devo pensare alla mia squadra, c’è una partita importante contro il Modena, ho altri pensieri in questo momento. Il momento più bello nella mia carriera? Ce ne sono stati tanti, ma il ricordo più fresco è il gol che ho segnato l’anno scorso nell’U21 contro l’Irlanda del Nord, sotto età, appena entrato in campo. E’ un ricordo che porto sempre con me.”

 


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ESCLUSIVA | 26maggio, Crecco: “Giornata unica, io mi ero affidato a Radu”. E su Sarri…

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26 maggio 2013, una data indimenticabile. Sono passati 10 anni dal giorno in cui la Capitale ha visto le due compagini della Città contendersi il trofeo più importante della storia calcistica capitolina: la Lazio ha battuto la Roma 1-0 nella finale di Coppa Italia con un gol di Lulic al 71esimo. Parole che a distanza di tempo risuonano come un mantra: tutti ricordano dov’erano il giorno del derby, come hanno vissuto l’attesa e come sono stati i festeggiamenti. Tutti ricordano la tensione e la gioia smisurata. E a raccontare i dettagli di quella giornata memorabile è stato uno dei protagonisti di quella rosa: Luca Crecco, all’epoca giovanissimo, ha alzato al cielo la Coppa da calciatore e da tifoso, un binomio che ha reso quei momenti ancora più emozionanti.

Stamattina aprendo i social si può notare che impazza un trend…

E’ tutto biancoceleste. In verità è da un po’ di giorni che è così, da quando la Società ha iniziato a ricordare attraverso i video la marcia di avvicinamento a quella finale. Bellissimi i social colorati in questo modo“.

E il risveglio del 26 maggio di 10 anni fa com’è stato?

E’ stata una giornata che non dimenticherò mai. Viverla in quel modo, da laziale, non ha prezzo. Ricordo ogni minimo istante, soprattutto il triplice fischio quando siamo corsi tutti in campo. Il giorno dopo, appena sveglio, ancora non avevo realizzato cosa fosse accaduto. Avevamo passato una serata fantastica, con i festeggiamenti in pullman fino a tardi. Giornata unica“.

Eri il più giovane della rosa del 26 maggio, chi è stato il calciatore che ti ha fatto da guida in quei giorni?

Ero un ragazzino, avevo 17 anni, ero al mio primo anno in pianta stabile in prima squadra. Ricordo che c’era una tensione incredibile e ogni calciatore stava un po’ sulle sue, era una partita troppo sentita. Avevo legato, oltre che con Strakosha che era salito con me dalla Primavera, con Radu, che mi ha sempre aiutato in tutto e mi ha fatto crescere anche come uomo. Mi ero affidato molto a lui, ma anche lui sentiva tanto la partita“.

La partita l’avete cominciata a sentire già dalla semifinale vinta con la Juventus?

Il pensiero del derby è arrivato dopo. Archiviata la gara con la Juve abbiamo solo pensato ai festeggiamenti, perché avevamo ottenuto la finale superando una squadra fortissima. E come l’abbiamo superata poi, all’ultimo minuto. Ritrovarsi in finale la Roma è stato un bel colpo, ma tutto bene quel che finisce bene“.

Passando all’attualità, la Lazio di oggi era preventivabile vederla in questa posizione di classifica?

Ci speravo. La squadra è collaudata ormai da anni, alcuni calciatori giocano insieme da tempo e si conoscono bene. Quest’anno si è vista davvero una Lazio importante, la mano di Sarri è statafondamentale“.

Ci vedremo presto a Roma?

Al momento sono a Roma e domenica sarò all’Olimpico, a Formello un domani chissà… è difficile, ma la speranza è l’ultima a morire“.

 


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