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ESCLUSIVA – Tommaso Ceccarelli si racconta: ‘Alla Lazio anni fantastici, nessun rancore. Salò? Mi son fatto valere’

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‘’Qual è il compagno più forte con cui hai giocato?’’ Gonzalo Barreto ci pensa un po’, anche Matteo Monteforte. Infine, intervistati entrambi dalla nostra redazione, rispondono sicuri: ‘’Facile, Tommaso! Era veramente bravo…’’ E lo è tutt’ora. Sinistro pungente, tecnica da vendere, buon dribbling. Cognome? Ceccarelli. Segni particolare? Romano e laziale, cresciuto ai Parioli con l’aquila sul petto. E quanti gol in Primavera! A valanga. Per lui anche un ritiro coi grandi nel 2011. Oggi Tommaso gioca nell’Aquila, ha recuperato da un brutto infortunio al ginocchio rimediato a dicembre e non vede l’ora di rimettersi in gioco: ‘’Ora sto bene racconta Tommaso in esclusiva per Laziopress.it – avrei potuto giocare anche l’ultima partita di campionato ma ho preferito non rischiare. Mi sto allenando, è tutto a posto finalmente. A L’Aquila mi trovo bene, anche coi tifosi ho un ottimo rapporto. Purtroppo mi sono fatto male a dicembre e non ho avuto molto tempo per mettermi in mostra (15 presenze e 2 gol nel girone d’andata ndr). Senza l’infortunio, nel girone di ritorno avrei potuto fare sicuramente meglio.’’

Poi i trascorsi alla Lazio, i tanti gol nelle giovanili fino al mancato esordio in prima squadra contro il Vaslui: ‘’Inizialmente giocavo al Centro Calcio Federale, poi disputammo un paio di tornei contro la Lazio. Mi visionarono Volfango Patarca e altri dirigenti, parlai con loro. Mi ricordo che dopo il torneo rimasi a parlare per più di un’ora dopo la partita. In primavera mi sono tolto le migliori soddisfazioni, ho sempre fatto tanti gol, fin dal primo anno. Anche a livello personale ho avuto tante soddisfazioni, è stato un peccato non aver esordito in prima squadra. Quando militavo nei giovanissimi ho avuto proposto da Chelsea e Tottenham. Ma ho preferito rimanere alla Lazio, alla fine ero piccolo, volevo stare a casa. Il ricordo più bello in primavera? Ne ho tanti – racconta Tommaso – Forse la vittoria nel Torneo del Tirreno in finale contro la Roma. Terminò 1-0 e segnai su rigore. Sono sempre stato bene in primavera. Avevo un buon rapporto con tutti.

Continua Tommaso, tra curiosità e aneddoti: ”La panchina contro il Cesena? Mi aspettavo di finire tra i convocati, mi ero allenato con la prima squadra e avevo fatto anche la rifinitura. E’ stata un’emozione grandissima, fantastica. Anche in Europa League andai in panchina, contro il Vaslui. Reja mi mandò a scaldare perché dovevo entrare. Poi prendemmo gol e non entrai più. I compagni di squadra? In ritiro ho avuto un buon rapporto con tutti. Klose mi impressionò: se sbagliavi un passaggio cercava di farti capire l’errore. Quando parla un campione come lui stai sempre con le orecchie aperte. Con chi ero in camera in ritiro? Cavanda e Berardi, siamo molto legati. Sento spesso anche Crescenzi, lo vedo anche a Roma. Cataldi? Con lui ho giocato poco, soltanto 6 mesi in primavera. Però ho un buon rapporto, è un bravo ragazzo. Sono veramente felice per lui.’’

Dopo il ritiro, l’esordio? E invece no: la società non punta sul ragazzo e lo spedisce in prestito per due anni di fila, prima alla Juve Stabia e poi a Lanciano. Dove però, tra infortuni vari e un po’ di sfortuna, Tommaso non riesce a mettersi in mostra: ‘’E’ stato un periodo particolare: a febbraio andai alla Juve Stabia, giocai una partita e mi strappai. Feci soltanto due presenze, il campionato era praticamente finito. Poi a Lanciano giocai una partita, ebbi problemi con l’allenatore. Quando rientrai iniziai a giocare, sembrava che andasse tutto bene. Ma mi infortunai di nuovo, a gennaio mi ruppi il mignolo del piede e sono dovuto stare fermo per un altro mese e mezzo. Sono stato un po’ sfortunato (ride ndr). L’anno scorso a Salò è andata bene, ho trovato un ambiente pazzesco, un altro tipo di calcio, totalmente differente. Mi ha aiutato a rilanciarmi e a far valere quello che sono. Se la Lazio ha fatto male a puntare su di me? Penso che in quel momento era solamente arrivato il momento di cambiare aria, percorso. Semplicemente questo. Non ho niente contro la Lazio, ho passato anni fantastici. Nessun rancore. Certo, mi sarebbe piaciuto esordire all’Olimpico, sarei stata la persona più felice del mondo. Non è successo, pazienza. Anche la fortuna gioca un ruolo fondamentale. Ora bisogna scalare le categorie per cercare arrivare all’Olimpico in altri modi.” 

E forse – stando a quanto dicono i suoi ex compagni di squadra – non avrà molti problemi a raggiungere l’élite del calcio. Olimpico o meno, la carriera è appena cominciata. Al pari del grande salto verso il calcio che conta. In bocca al lupo Tommaso.

 


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ESCLUSIVA | 26maggio, Crecco: “Giornata unica, io mi ero affidato a Radu”. E su Sarri…

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26 maggio 2013, una data indimenticabile. Sono passati 10 anni dal giorno in cui la Capitale ha visto le due compagini della Città contendersi il trofeo più importante della storia calcistica capitolina: la Lazio ha battuto la Roma 1-0 nella finale di Coppa Italia con un gol di Lulic al 71esimo. Parole che a distanza di tempo risuonano come un mantra: tutti ricordano dov’erano il giorno del derby, come hanno vissuto l’attesa e come sono stati i festeggiamenti. Tutti ricordano la tensione e la gioia smisurata. E a raccontare i dettagli di quella giornata memorabile è stato uno dei protagonisti di quella rosa: Luca Crecco, all’epoca giovanissimo, ha alzato al cielo la Coppa da calciatore e da tifoso, un binomio che ha reso quei momenti ancora più emozionanti.

Stamattina aprendo i social si può notare che impazza un trend…

E’ tutto biancoceleste. In verità è da un po’ di giorni che è così, da quando la Società ha iniziato a ricordare attraverso i video la marcia di avvicinamento a quella finale. Bellissimi i social colorati in questo modo“.

E il risveglio del 26 maggio di 10 anni fa com’è stato?

E’ stata una giornata che non dimenticherò mai. Viverla in quel modo, da laziale, non ha prezzo. Ricordo ogni minimo istante, soprattutto il triplice fischio quando siamo corsi tutti in campo. Il giorno dopo, appena sveglio, ancora non avevo realizzato cosa fosse accaduto. Avevamo passato una serata fantastica, con i festeggiamenti in pullman fino a tardi. Giornata unica“.

Eri il più giovane della rosa del 26 maggio, chi è stato il calciatore che ti ha fatto da guida in quei giorni?

Ero un ragazzino, avevo 17 anni, ero al mio primo anno in pianta stabile in prima squadra. Ricordo che c’era una tensione incredibile e ogni calciatore stava un po’ sulle sue, era una partita troppo sentita. Avevo legato, oltre che con Strakosha che era salito con me dalla Primavera, con Radu, che mi ha sempre aiutato in tutto e mi ha fatto crescere anche come uomo. Mi ero affidato molto a lui, ma anche lui sentiva tanto la partita“.

La partita l’avete cominciata a sentire già dalla semifinale vinta con la Juventus?

Il pensiero del derby è arrivato dopo. Archiviata la gara con la Juve abbiamo solo pensato ai festeggiamenti, perché avevamo ottenuto la finale superando una squadra fortissima. E come l’abbiamo superata poi, all’ultimo minuto. Ritrovarsi in finale la Roma è stato un bel colpo, ma tutto bene quel che finisce bene“.

Passando all’attualità, la Lazio di oggi era preventivabile vederla in questa posizione di classifica?

Ci speravo. La squadra è collaudata ormai da anni, alcuni calciatori giocano insieme da tempo e si conoscono bene. Quest’anno si è vista davvero una Lazio importante, la mano di Sarri è statafondamentale“.

Ci vedremo presto a Roma?

Al momento sono a Roma e domenica sarò all’Olimpico, a Formello un domani chissà… è difficile, ma la speranza è l’ultima a morire“.

 


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