Esclusiva
ESCLUSIVA – Filippini si racconta: ‘I successi in Primavera? Merito di un gruppo di amici. Devo tanto a Simone Inzaghi. E su Pioli…’
‘’Che fretta c’era…’’ Come finiva poi? ‘’Forza Lazio Primavera…’’ Sì, sì. Un coro, un motivetto, semplicemente un ritornello da canticchiare sotto la doccia. Vittorie, trofei, record, un gruppo unito. Storia? Anche. Scritta e riscritta sulle ali di questa canzone. Aquila sul petto e via, nella gloria tra sorrisi e medaglie. Tanti i protagonisti della favola: da Pollace a Silvagni, da Cataldi a Tounkara, passando per Keita, Serpieri e ovviamente Filippini, il terzino dagli occhi azzurri come il suo cuore. Non rosso? No, no. Celeste, targato Lazio. Lorenzo è appena rientrato dal prestito al Bari. 10 presenze e tanta gavetta, poi una settimana in vacanza per staccare un po’ e ripartire alla grande: ‘’Penso che la stagione a Bari è stata positiva – racconta Lorenzo in esclusiva per Laziopress.it – quando mi è stata data l’opportunità di giocare ho risposto bene. Nonostante sia stato il mio primo anno tra i pro mi ritengo soddisfatto. Certo, magari potevo fare qualcosa in più.’’ E l’esordio in B? Indimenticabile, unico. Intriso di pathos e con un avversario speciale a condividerne il ricordo: ‘’L’esordio tra i professionisti è stato una grande emozione. Sono entrato a 15’ dalla fine, vincevamo 2-1, ho anche salvato un gol sulla linea. E’ stata un’emozione bellissima. Poi il destino ha voluto che contro di me ci fosse proprio Cristiano Lombardi. Noi siamo grandi amici da tanto tempo, quasi come fratelli. E’ stato un segno del destino. Ci siamo anche scambiati le maglie! Il mio impiego? Quando è cambiato l’allenatore sono riuscito a prendermi il posto da titolare, ho giocato quasi sempre per 10 partite. Poi purtroppo la squadra non era in un grande momento e il mister ha deciso di cambiare modulo, mi ha penalizzato.’’
E poi? Poi la Lazio, i tanti anni trascorsi nelle giovanili fino al ritiro dell’anno scorso con la prima squadra. Emozioni condivise con un gruppo di amici, i quali, tra trofei e vittorie, si sono ritrovato ad essere una delle squadre più forti d’Italia: ‘’Vesto la maglia della Lazio fin da quando ero piccolo, ho tanti bellissimi ricordi. Il più bello? Sicuramente la vittoria dello Scudetto a Gubbio, perché oltre ad essere stata una vittoria che mancava da tanti anni è stata la vittoria di un gruppo di amici che eravamo e siamo tutt’ora. Eravamo veramente uniti. Sono momenti che ricorderò per sempre nella mia carriera, anche se dovessi vincere qualcosa di più importante. Il segreto? Di giocatori bravi ce ne sono e ce ne saranno sempre, però noi oltre ad essere una squadra di bravi giocatori eravamo una squadra di amici veri, nel vero senso della parola. Tutt’oggi siamo amici come lo eravamo due anni fa. Certo, col fatto che giochiamo in varie parti d’Italia diventa difficile frequentarsi. Però siamo rimasti amici stretti. Anche quest’anno il gruppo si è dimostrato importantissimo. Magari esistono squadre più forti, ma nessuna come la Lazio. Il mio segreto invece? Forse la duttilità, riesco a giocare in più ruoli della difesa, possiedo il senso della posizione. Il ritiro? E’ stata una bella emozione, il coronamento di due anni fantastici trascorsi in primavera. I giocatori più grandi si son comportati benissimo, soprattutto Cana…’’
Già, Cana. Compagni di reparto, tant’è che l’albanese – prima che Lorenzo partisse alla volta di Bari – gli regalò i suoi scarpini: ‘’Con lui si instaurò un rapporto di stima reciproca, tant’è che mi regalò gli scarpini che ancora oggi porto dietro. Pioli? Fin da subito ho capito che tipo di allenatore fosse: molto preparato, sul campo aveva una cura maniacale dei dettagli. Inoltre era una persona da 10 e lode, anche con noi giovani. Lui sapeva che sarei andato via in prestito, ma veniva sempre a parlarmi, a chiedermi come mi trovato col gruppo, se avevo capito i suoi consigli, se avevo qualche problema. Aveva sempre una parola di conforto, per quel che ho conosciuto io è una persona splendida. Simone Inzaghi? E’ stato uno degli allenatori più importanti che ho avuto. Mi ha allenato negli Allievi. Poi ci siamo rincontrati in Primavera. E’ l’allenatore con cui sono più legato, lo sento tutt’ora. In questo momento è il mister a cui devo di più. Anche Bollini certo, ma ad Inzaghi sono più legato. Ci sentiamo spesso, mi ha dato veramente tanto, con lui ho un legame molto forte. Se sogno di intraprendere lo stesso percorso di Cataldi? Certo, penso sia l’obiettivo di tutti i ragazzi che escono dalle giovanili. Spero di riuscirci al più presto, ma sono anche consapevole di accumulare un’annata da titolare, magari in Serie B, per poi trovarmi a conquistare il posto in una prima squadra come la Lazio, che ora inizia a farsi più competitiva. Il sogno è tornare al più presto alla Lazio, ma al tempo stesso sono consapevole di dover giocare di più per arrivare più pronto.”
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ESCLUSIVA | 26maggio, Crecco: “Giornata unica, io mi ero affidato a Radu”. E su Sarri…
26 maggio 2013, una data indimenticabile. Sono passati 10 anni dal giorno in cui la Capitale ha visto le due compagini della Città contendersi il trofeo più importante della storia calcistica capitolina: la Lazio ha battuto la Roma 1-0 nella finale di Coppa Italia con un gol di Lulic al 71esimo. Parole che a distanza di tempo risuonano come un mantra: tutti ricordano dov’erano il giorno del derby, come hanno vissuto l’attesa e come sono stati i festeggiamenti. Tutti ricordano la tensione e la gioia smisurata. E a raccontare i dettagli di quella giornata memorabile è stato uno dei protagonisti di quella rosa: Luca Crecco, all’epoca giovanissimo, ha alzato al cielo la Coppa da calciatore e da tifoso, un binomio che ha reso quei momenti ancora più emozionanti.
Stamattina aprendo i social si può notare che impazza un trend…
“E’ tutto biancoceleste. In verità è da un po’ di giorni che è così, da quando la Società ha iniziato a ricordare attraverso i video la marcia di avvicinamento a quella finale. Bellissimi i social colorati in questo modo“.
E il risveglio del 26 maggio di 10 anni fa com’è stato?
“E’ stata una giornata che non dimenticherò mai. Viverla in quel modo, da laziale, non ha prezzo. Ricordo ogni minimo istante, soprattutto il triplice fischio quando siamo corsi tutti in campo. Il giorno dopo, appena sveglio, ancora non avevo realizzato cosa fosse accaduto. Avevamo passato una serata fantastica, con i festeggiamenti in pullman fino a tardi. Giornata unica“.
Eri il più giovane della rosa del 26 maggio, chi è stato il calciatore che ti ha fatto da guida in quei giorni?
“Ero un ragazzino, avevo 17 anni, ero al mio primo anno in pianta stabile in prima squadra. Ricordo che c’era una tensione incredibile e ogni calciatore stava un po’ sulle sue, era una partita troppo sentita. Avevo legato, oltre che con Strakosha che era salito con me dalla Primavera, con Radu, che mi ha sempre aiutato in tutto e mi ha fatto crescere anche come uomo. Mi ero affidato molto a lui, ma anche lui sentiva tanto la partita“.
La partita l’avete cominciata a sentire già dalla semifinale vinta con la Juventus?
“Il pensiero del derby è arrivato dopo. Archiviata la gara con la Juve abbiamo solo pensato ai festeggiamenti, perché avevamo ottenuto la finale superando una squadra fortissima. E come l’abbiamo superata poi, all’ultimo minuto. Ritrovarsi in finale la Roma è stato un bel colpo, ma tutto bene quel che finisce bene“.
Passando all’attualità, la Lazio di oggi era preventivabile vederla in questa posizione di classifica?
“Ci speravo. La squadra è collaudata ormai da anni, alcuni calciatori giocano insieme da tempo e si conoscono bene. Quest’anno si è vista davvero una Lazio importante, la mano di Sarri è statafondamentale“.
Ci vedremo presto a Roma?
“Al momento sono a Roma e domenica sarò all’Olimpico, a Formello un domani chissà… è difficile, ma la speranza è l’ultima a morire“.
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