Completato anche il centrocampo, ieri nel sondaggio “Hall of Fame 2000-2015” indetto sulla nostra pagina Facebook LazioPress.it vi avevamo chiesto di scegliere chi fosse il fantasista che avreste voluto inserire in questa speciale formazione fra Goran Pandev, Roberto Mancini, Stefano Mauri e Mauro Zarate. Il vincitore non poteva non essere il numero 10 della squadra che a cavallo fra il secondo e il terzo millennio dominava in Italia e in Europa: Roberto Mancini.

Arrivato a Roma nell’estate del ’97 dalla Sampdoria, Mancini porta con sé una grande esperienza e voglia di vincere, imponendo un cambio di mentalità a tutto lo spogliatoio. La Lazio col suo arrivo inizia un ciclo vincente che la porta prima ad alzare la Coppa Italia nell’Aprile del ’98 contro il Milan, vincendo all’Olimpico per 3-1 e ribaltando, così, l’1-0 dell’andata firmato Weah, poi in Europa, con i successi in Coppa delle Coppe e in Supercoppa europea, culminando con la vittoria dello Scudetto il 14 Maggio del 2000. Il “Mancio” a Roma vinse anche un’altra Coppa Italia contro l’Inter nel 2000 e una Supercoppa italiana contro la Juventus nel ’98, dove, peraltro, propiziò il gol di Nedved con un colpo di tacco degno del campione che è stato. L’ex fantasista laziale faceva della sua spiccata tecnica l’arma micidiale, riusciva a trasformare ogni pallone in oro. Indelebili le sue prodezze che hanno fatto innamorare il popolo laziale: dal gol alla Roma nel derby vinto per 3-1 nel ’98, dove partì dalla sinistra per poi accentrarsi improvvisamente e freddare Konsel con un destro all’angolino, fino ad uno dei gol più belli visti su un campo di Serie A, ovvero il gol di tacco al Parma nel campionato ’98/’99. Mancini terminò la sua carriera nella stagione 1999/00 dopo aver collezionato 136 presenze e 24 gol fra coppe e campionato e divenne subito il vice di Eriksson alla Lazio nella stagione successiva.

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