Esclusiva
ESCLUSIVA – Quadri ricomincia dalla Lupa Roma: ”Non vedo l’ora di iniziare. La gara con l’Empoli? Una sorpresa giocare titolare!”
Movimento tra le linee, stop col destro e palla filtrante con l’esterno. Pandev si infila in mezzo ai difensori e la mette dentro. Lazio in vantaggio, Empoli sotto. Castellani ammutolito. Siamo nel Novembre del 2006. Altra squadra, altri giocatori, un altro contesto. Infine un ragazzino col numero 6, autore dell’assist vincente. Esordio tra i grandi da incorniciare, senza paura. Personalità? Ebbene sì. Un passato nelle giovanili dell’Inter insieme a Goran. ”Magari il prossimo assist te lo faccio in A…” Gli avrà detto tra una gara e l’altra. Alla fine così è stato. Parliamo di Alberto Quadri, nuovo acquisto della Lupa Roma. Centrocampista, classe ’83, amico di Baronio e Simone Inzaghi. Oggi riparte dalla Capitale, dove alcuni anni fa assaporò il grande calcio: ‘‘Sono molto contento di aver firmato con la Lupa Roma – racconta Alberto in esclusiva per Laziopress.it – non vedo l’ora di iniziare. La società è ben organizzata, mi ha fatto una grande impressione. Quando ho conosciuto il presidente Cerrai ho capito che avevo a che fare con persone serie aventi idee molto chiare. Inoltre, per mister Cucciari ero una prima scelta, mi hanno convinto subito ad accettare questa nuova avventura. D’Agostino? Sono molto contento di giocare vicino ad uno con la sua esperienza, posso soltanto imparare. E’ un grande giocatore, ha vissuto una carriera importante. Son sicuro che insieme possiamo fare molto bene.” Continua Alberto, tra ricordi e curiosità: ”Giocavo nelle giovanili dell’Inter, i più forti erano Pandev e Martins. C’era anche Pasquale, ex Udinese. Anche Potenza. Eravamo una bella squadra, nel 2002 vincemmo sia lo Scudetto che il Viareggio. C’era anche Nicola Beati, il nostro capitano. Si pensava potesse fare una carriera importante, ma diversi infortuni l’hanno penalizzato e non è riuscito ad esprimersi. E’ stato sfortunato”.
E poi? Poi l’arrivo alla Lazio, l’esordio in A, i consigli del mister e il rapporto con diversi giocatori. Ricordi indelebili, impossibile cancellarli: ”Arrivai alla Lazio nel 2006 – continua Alberto – prima ero al Pizzighettone in C1. Stavo facendo un buon campionato, poi a Gennaio ci fu una trattativa tra Inter e Lazio per Cesar, che su richiesta di Mancini doveva andare a Milano. Quindi l’Inter aveva proposto alla Lazio alcune contropartite tecniche, la Lazio si informò su alcuni giovani della primavera e decise di puntare sia su di me che su Siqueira, che poi ha fatto una grande carriera arrivando a giocare nell’Atletico Madrid. La partita con l’Empoli? Era un periodo in cui il mister mi teneva in considerazione. Mi fece fare qualche panchina, ma quella settimana, nella partitella del giovedì, mi schierò con la squadra titolare durante il primo tempo. Nei giorni successivi non ebbi indicazioni, il mister non mi anticipò che avrei giocato. Fu una sorpresa giocare titolare. Come fu una sorpresa non giocare la partita successiva (ride ndr). Ero sicuro di partire titolare, in settimana ero stato anche provato dall’inizio. Ma invece andai in panchina e non giocai più.”
E ancora: ”L’assist a Pandev? Lui in primavera vinceva le partite da solo, scartava mezza squadra e segnava. Però in quella partita rimasi contento, soprattutto perché prima di quel gol non aveva ancora segnato. Era un periodo difficile, non riusciva a gonfiare la rete. Poi da lì si sbloccò e segnò a raffica! Sono felice che il primo gol di quella stagione è stato su un mio passaggio. I compagni con cui legai di più? Avevo un bel rapporto con tutti: Pandev, Mauri, Simone Inzaghi. Ero un ragazzino, mi facevo i fatti miei, ero abbastanza tranquillo dai (ride ancora ndr). Particolarmente con Baronio. Lo considero come un fratello maggiore, mi prese sotto la sua ala protettiva. E’ bresciano come me, mi fece ambientare in una realtà a me sconosciuta. Come mai non ho più giocato? Non lo so, davvero. Mi son fatto questa domanda parecchie volte. Purtroppo ho sbagliato ad andar via in prestito a Gennaio, nonostante la scelta fosse stata concordata con società e allenatore. Col senno di poi, se fossi rimasto mi sarebbe capitata un’altra occasione. Quando vai in prestito devi fare un gran campionato, altrimenti rischi di non tornare più. Fu un errore, ma ascoltai Delio Rossi. Mi disse di avere una grande stima verso di me, ma con l’arrivo di Jimenez avrei avuto meno spazio. Io ascoltai il suo consiglio, ma quando tornai non rientravo più nei piani tecnici. E’ stato un dispiacere, ascoltai i consigli della società ma quando tornai venni messo fuori rosa senza poter andare neanche in ritiro. Son cose che capitano.
Continua Alberto: La Bulgaria? E’ stata un’esperienza, decisi di andare lì a gennaio. Mi arrivò una telefonata di Persichetti, nuovo direttore generale del Černomorec Burgas. E’ una realtà diversa da quella italiana, faticai ad ambientarmi. Non sono il massimo dell’ospitalità verso gli stranieri (ride ndr). Ma è stata un’esperienza che ha arricchito il mio bagaglio. Ora riparto dalla Lupa Roma, sono davvero contento. Soprattutto perché vado in una società seria, sana e dove si può fare sport. Poi c’è un centro sportivo stupendo, anche per la famiglia. Sono sposato, ho un figlio e un altro in arrivo. E’ bello vivere in un posto così.”
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ESCLUSIVA | Manfredonia: “Sarri sta facendo un ottimo lavoro con una rosa non di primissimo piano. Derby? Giocarlo un grande sogno per un ragazzo di Roma”
Una partita che non ha bisogno di presentazioni, una gara che “ferma” l’intera città di Roma. Questo è Lazio-Roma, il Derby della Capitale. Alle 18:00 è in programma, allo Stadio Olimpico di Roma, il fischio d’inizio, tra due squadre reduci da differenti stati d’animo dopo i risultati dello scorso giovedì in Europa. In vista della stracittadina, valida per la 27° giornata di Serie A ed importante in chiave corsa ad un posto in Champions League, la redazione di LazioPress.it ha intervista, in esclusiva, un doppio ex che ha vestito entrambe le maglie nella sua carriera: Lionello Manfredonia. Cresciuto nelle giovanili biancocelesti, trascorre ben otto stagioni con la maglia della Prima Squadra. Prima di approdare poi in giallorosso per tre anni, Manfredonia indossa per due stagioni la maglia della Juventus, conquistando anche lo Scudetto nella stagione ‘85/’86.
La Lazio alterna grandi vittorie e prestazioni, come quella di Napoli, o contro Milan ed Atalanta, a partite sottotono dove lascia per strada punti preziosi. Qual è il suo pensiero sul lavoro svolto da Sarri fin qui?
“Sarri sicuramente sta facendo un ottimo lavoro pur avendo una rosa non di primissimo piano. Romagnoli sembra un giocatore pienamente recuperato dopo le opache stagioni al Milan, Patric un giocatore che sta migliorando di partita in partita”.
Anche la Roma, nei risultati, ha degli alti e bassi. In termini di gioco invece, quali differenze ci sono tra la squadra di Mourinho e quella di Sarri? Chi tra questi due grandi allenatori vede avanti nel proprio percorso?
“Anche la Roma ha una rosa ristretta, ma quando ci sono tutti può fare grandi partite, come contro il Salisburgo in Europa o la Juventus in campionato”.
Da doppio ex di Lazio e Roma, com’è vivere l’attesa, la settimana del Derby della Capitale da calciatore? Che sensazioni, emozioni ha provato?
“Per un calciatore che nasce nel vivaio di Lazio o Roma l’impatto emotivo alla stracittadina è diverso da chi viene da fuori. Se le cose vanno male, il tifoso lascia perdere gli “stranieri” e critica i giocatori locali. Per me è stato più semplice disputare il derby di Torino, molto meno coinvolgente. Ma comunque rimane un grande sogno per un ragazzo di Roma poterlo disputare”.
Tra Lazio e Roma ci sono solo due punti di differenza e, insieme ad Inter, Milan ed Atalanta, sono in piena lotta per un posto nella prossima Champions League. Tre posti per cinque squadre, quante possibilità hanno i biancocelesti di qualificarsi? Che lotta vede per queste 12 giornate che rimangono?
“È un campionato strano, svoltosi in due fasi, prima e dopo il Mondiale. Anche le piccole squadre tolgono punti alle grandi, solo il Napoli è al di sopra di tutti. Parecchi infortuni poi hanno condizionato le squadre, vedi Immobile nella Lazio o Dybala nella Roma. Entrambe possono rientrare nelle prime quattro”.
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