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Diavolo rosso e stellina? Diavolo e basta svincolato? Ecco Ravel Morrison, il talento (s)regolato della Lazio

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 ‘Fare errori significa semplicemente che si sta imparando velocemente’. Diceva questo il professore Weston Agor. Una frase che spera di poter raccontare molto presto Ravel Morrison, nuovo acquisto della Lazio 2.0 di Pioli. Genio e sregolatezza, l’inglese. Troppo facile pensare subito a Paul Gascoigne. Ma se di ‘Gazza’ si sa fin troppo, è meno nota la storia di questo ragazzo nato a Manchester.
Scoperto da Phil Brogan, ex allenatore della Manchester United Academy, in poco tempo Ravel conquista i Red Devils. Centrocampista duttile, può giocare sia da mezzala che da trequartista: tecnica strappa-applausi e buona velocità, il ragazzo ci sa fare. Così a Carrington scoppia la Morrison-mania. Il classe ’93 viene subito paragonato a Scholes, diventa l’uomo del momento. Strega perfino Ferguson e Rio Ferdinand. Le due leggende dello United lo descrivono come ‘il centrocampista britannico più forte mai visto’, dunque superiore anche a Pogba. Gli inglesi credono nel suo talento, così nel 2010 gli regalano il primo contratto da professionista e il debutto in Coppa di Lega. Morrison sembra destinato a diventare una colonna dello United, ma il carattere non accompagna il suo talento.
Ravel infatti inizia a collezionare atteggiamenti poco professionali, episodi che fanno calare la stima di Sir Alex nei suoi confronti. Il fatto che causa la definitiva rottura del rapporto è il momento del rinnovo contrattuale. Morrison pretende cifre importanti per un giocatore della sua età, l’allenatore scozzese non gradisce e decide di mandarlo via. La classe di Morrison lascia Old Trafford e prende la via di Upton Park, casa del West Ham. Dal Manchester alla Championship, il passo è breve. Gli Hammers raggiungono la promozione, ma il contributo di Morrison è poco incisivo. Ecco perché l’anno successivo va al Birmingham, sempre nella serie cadetta inglese. Qui si vedono lampi di classe e sregolatezza. Nel marzo 2012, infatti, il centrocampista viene multato con 7.000 sterline per dei commenti omofobi. Nonostante questo, la sua stagione rimane positiva, così l’anno successivo torna al West Ham, finalmente in Premier League. Debutta quindi nella massima serie inglese e sembra essere finalmente maturato, gioca con regolarità e regala momenti di classe pura, giocate che fanno impazzire tutti i difensori d’Inghilterra. A metà anno, però, il prestito di nuovo nella Serie B inglese. La sua nuova casa è Loftus Road, Qpr.
Morrison non si abbatte e in pochi mesi dimostra di essere sprecato per questa categoria. Segna e regala assist con una facilità disarmante. Finalmente il talento di Morrison ha vinto sul carattere. Anzi no. Nell’estate, infatti, il giovane viene arrestato per episodi di violenza e rilasciato su cauzione. Ma nessun club è più disposto a prenderlo, neanche in prestito. Torna dunque per la terza volta al West Ham, ma per Allardyce è solo un peso. In Inghilterra non ha mercato, così a gennaio viene parcheggiato in Galles, al Cardiff. Un’avventura poco stimolante per l’attuale laziale, che finisce dopo appena un mese. Il West Ham però non ne vuole sapere, così le parti risolvono il contratto. Morrison è svincolato, a solo 21 anni… E il destino (oltre al talento) gli regalano un’altra chance.
Lotito viene abbagliato dalla sua classe, la Lazio cura l’affare nei minimi dettagli, fa subito sbarcare l’inglese a Formello. Fin dai primi allenamenti si vede un giocatore dai numeri incredibili, i suoi colpi riescono ad abbagliare nonostante una condizione fisica da migliorare. La Lazio vola in campo verso la Champions League, Morrison nel suo ambientamento. Nessun caso eclatante da prima pagina nei giornali, solo silenzio e tanto lavoro. Arrivata l’estate, l’inglese torna a casa per le vacanze.
E in Inghilterra arrivano i titoli: “Lascia la Lazio per tornare al Qpr” e via così. Ci mette il carico da novanta anche l’allenatore dei Baggies, Redknapp, che ripete a più riprese che il gioiello inglese farebbe bene a lavorare con lui o con un top club. Queste cose però non toccano Morrison, concentrato solo sulla sua nuova avventura italiana. Arriva quindi il ritiro di Auronzo di Cadore e Ravel è in campo a faticare con Djordjevic e compagni. Ci mette poco a conquistare i tifosi, appena un giorno. Palla incollata al piede e lanci educatissimi, in poche parole tecnica sopraffina. Lo sa bene Marchetti, che a fine allenamento si ferma a parare alcune punizioni del fantasista. Più che parare, pregare. Sui quattro tiri da fermo dell’inglese, il portiere biancoceleste può solo fare quello. Quattro punizioni angolate, imparabili. Solo legni e centimetri salvano l’ex Cagliari per tre volte, ma alla quarta non ce n’è.
Sorride Morrison, fa lo stesso Pioli, si sfrega le mani Lotito. La Lazio ha messo le mani su un potenziale fuoriclasse. Ora spetta ad allenatore, squadra e società l’arduo compito di non far bruciare questo talento. Se la frase citata inizialmente ha un pizzico di verità, Morrison dovrebbe avere già imparato tutto. Dopo essere finito al centro dell’attenzione troppo poco per il calcio, ora ‘il nuovo Scholes’ vuole finirci solo per il suo talento. Serie A e Champions League, dove potrebbe incrociare proprio lo United, lo aspettano.
Fonte: Gianlucadimarzio.com

 


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Onorato: “Prenderemo una decisione sul Flaminio. La Lazio è libera di fare lo stadio altrove”

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Intervenuto ai microfoni di Radiosei, Alessandro Onorato l’assessore Alessandro Onorato si è espresso in merito alla situazione Flaminio legata alla Lazio.

Queste le sue parole:

“Parlando di impianti, è inutile discutere di Flaminio se il progetto non c’è. Il Comune di Roma è pronto ad affiancare e supportare il progetto, a seguire l’iter. Ma se il progetto non c’è, non possiamo parlarne.

Ovviamente il presidente Lotito è liberissimo di prendere o non prendere in considerazione il Flaminio, ci mancherebbe. Non vogliamo darlo per forza alla Lazio. Anzi, se Lotito avesse intenzione di farlo altrove, ci dicesse dove e siamo pronti a dare la stessa attenzione che abbiamo dato alla Roma. Lazio e Roma con stadi di proprietà sono un miglioramento importante. Fare uno stadio non è una passeggiata, ecco perché è giunta l’ora di non parlare del Flaminio tanto per parlarne. Ci sono troppe cose in ballo, troppi problemi da risolvere per banalizzare. Se la Lazio non mostrerà interesse, troveremo comunque un modo per ristrutturare il Flaminio. Tanto più che lo abbiamo messo tra le opere per i prossimi. Europei di calcio. Speriamo ovviamente di andare comunque a dama e di restituire l’impianto alla città e di esserci per vederlo. In chiusura, fortunatamente al Parco Lenzini la targa è al suo posto e speriamo possa rimanere li tranquilla per sempre.” 


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