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ESCLUSIVA – Flachi: “Inzaghi mi ha sorpreso, che ricordi Di Canio! Quando Peruzzi mi chiese la maglia…”

enrico.delellis@libero.it'

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Dopo la deludente sconfitta di Milano gli uomini di Simone Inzaghi domenica alle 15 ospiteranno l’Empoli, per provare a tornare alla vittoria dopo una battuta di arresto e scacciare qualche malumore che proviene dall’ambiente. In esclusiva la redazione di LazioPress.it ha contattato l’ex bomber dei toscani Francesco Flachi, per parlare della gara e dei suoi ricordi legati ai biancocelesti.

Entrambe le squadre hanno rimediato una sconfitta nell’ultimo turno di campionato. Che partita ti aspetti?

Ho visto la partita della Lazio a Milano. Ci sono stati tanti errori individuali come quello sul gol di Bacca, con de Vrij che lascia scoperta la posizione per andare in attacco. Tutto sommato non mi è dispiaciuta la gara dei biancocelesti. Questo campionato è molto strano, ogni partita può rappresentare una sorpresa anche se i valori tecnici sono differenti. L’Empoli in queste prime uscite non mi sembra la squadra intravista nella passata stagione, però siamo sempre ad inizio campionato, le valutazioni definitive si faranno tra qualche partita”.

Dove può arrivare la Lazio?

“Sicuramente quella biancoceleste è una rosa di tutto rispetto. Può stare nella seconda fascia insieme alla Fiorentina e lo stesso Milan. Credo che Inter, Roma, Juventus e Napoli siano superiori. Però come ho detto precedentemente non si possono escludere sorprese. In un campionato di questo genere oltre il livello tecnico dei singoli componenti della rosa, conterà moltissimo la voglia di lottare e il gruppo”.

Hai giocato con Inzaghi a Genova, ti saresti mai immaginato di vederlo allenatore? Cambiare modulo ogni partita può rappresentare più uno svantaggio che un vantaggio?

“Conosco molto bene Simone, perchè abbiamo trascorso un bel periodo seppur breve alla Sampdoria e gli faccio un grandissimo in bocca al lupo. Io non pensavo che potesse intraprendere un ruolo così, lo vedevo più in un ruolo dirigenziale. Sta facendo molto bene in una piazza difficile che manca di equilibrio e pazienza, non è facile per allenatori più navigati figuriamoci per un giovane alla prima esperienza. I frequenti cambi del sistema di gioco sono dovuti ad uno studio della rosa da parte del mister. Sono sicuro che tra qualche gara sceglierà un modulo definitivo con il quale fare giocare la squadra”.

Felipe Anderson e Keita sono due dei giocatori più talentuosi della rosa biancoceleste. Possono essere una risorsa importante per il campionato?

“Stiamo parlando di due giocatori molto importanti. Keita ha avuto i problemi che tutti noi conosciamo. Non ha fatto tutta la preparazione con la squadra e questo si vede in campo, non ha ancora i novanta minuti e un giocatore con le sue doti a partita in corso può fare la differenza. Anderson ha fatto le Olimpiadi non ha fatto le vacanze, si è allenato poco e deve recuperare la forma. Quando entrambi nel giro di poche partite saranno al massimo della forma, insieme ad Immobile formeranno un tridente devastante. Oltre a loro ci sono giocatori come Parolo e Biglia che non vanno dimenticati”.

La Lazio è stata la tua vittima preferita da giocatore. C’è un ricordo al quale sei più legato di quelle sfide?

“Alla Lazio ho fatto molti gol in carriera (ride ndr.), sono state sempre sfide bellissime che porterò dentro il mio cuore. Giocare allo stadio Olimpico rappresenta il sogno di ogni bambino che si affaccia a questo sport. I tifosi della Lazio con la Nord sono un grande tifo. Molte volte anche dal campo assistevo ad uno spettacolo incredibile. Poi incontrare gente come Paolo Di Canio e Angelo Peruzzi è un qualcosa di indescrivibile. Una volta al termine di una partita, Angelo Peruzzi si avvicinò a me e mi chiese di scambiare la maglia con lui. Rimasi per due minuti senza parole e pensai anche ad uno scherzo, invece era tutto vero. Ogni tanto vado ancora a vedere quella maglia e tutte le volte mi scappa da sorridere quando vedo la taglia: XXL. Ho avuto la fortuna di scambiare la maglia con un simbolo del calcio italiano”.

Il futuro di Francesco Flachi al termine della squalifica quale sarà?

“Sicuramente mi piacerebbe tornare nel mondo del calcio professionistico con qualche ruolo. Purtroppo sono ancora sotto squalifica e sto allenando una squadra di terza categoria. Se avrò la fortuna e qualcuno si ricorderà di me sarò molto felice, altrimenti resterò a fare panini come faccio adesso sempre con il sorriso sulla bocca”.

 


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ESCLUSIVA | 26maggio, Crecco: “Giornata unica, io mi ero affidato a Radu”. E su Sarri…

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26 maggio 2013, una data indimenticabile. Sono passati 10 anni dal giorno in cui la Capitale ha visto le due compagini della Città contendersi il trofeo più importante della storia calcistica capitolina: la Lazio ha battuto la Roma 1-0 nella finale di Coppa Italia con un gol di Lulic al 71esimo. Parole che a distanza di tempo risuonano come un mantra: tutti ricordano dov’erano il giorno del derby, come hanno vissuto l’attesa e come sono stati i festeggiamenti. Tutti ricordano la tensione e la gioia smisurata. E a raccontare i dettagli di quella giornata memorabile è stato uno dei protagonisti di quella rosa: Luca Crecco, all’epoca giovanissimo, ha alzato al cielo la Coppa da calciatore e da tifoso, un binomio che ha reso quei momenti ancora più emozionanti.

Stamattina aprendo i social si può notare che impazza un trend…

E’ tutto biancoceleste. In verità è da un po’ di giorni che è così, da quando la Società ha iniziato a ricordare attraverso i video la marcia di avvicinamento a quella finale. Bellissimi i social colorati in questo modo“.

E il risveglio del 26 maggio di 10 anni fa com’è stato?

E’ stata una giornata che non dimenticherò mai. Viverla in quel modo, da laziale, non ha prezzo. Ricordo ogni minimo istante, soprattutto il triplice fischio quando siamo corsi tutti in campo. Il giorno dopo, appena sveglio, ancora non avevo realizzato cosa fosse accaduto. Avevamo passato una serata fantastica, con i festeggiamenti in pullman fino a tardi. Giornata unica“.

Eri il più giovane della rosa del 26 maggio, chi è stato il calciatore che ti ha fatto da guida in quei giorni?

Ero un ragazzino, avevo 17 anni, ero al mio primo anno in pianta stabile in prima squadra. Ricordo che c’era una tensione incredibile e ogni calciatore stava un po’ sulle sue, era una partita troppo sentita. Avevo legato, oltre che con Strakosha che era salito con me dalla Primavera, con Radu, che mi ha sempre aiutato in tutto e mi ha fatto crescere anche come uomo. Mi ero affidato molto a lui, ma anche lui sentiva tanto la partita“.

La partita l’avete cominciata a sentire già dalla semifinale vinta con la Juventus?

Il pensiero del derby è arrivato dopo. Archiviata la gara con la Juve abbiamo solo pensato ai festeggiamenti, perché avevamo ottenuto la finale superando una squadra fortissima. E come l’abbiamo superata poi, all’ultimo minuto. Ritrovarsi in finale la Roma è stato un bel colpo, ma tutto bene quel che finisce bene“.

Passando all’attualità, la Lazio di oggi era preventivabile vederla in questa posizione di classifica?

Ci speravo. La squadra è collaudata ormai da anni, alcuni calciatori giocano insieme da tempo e si conoscono bene. Quest’anno si è vista davvero una Lazio importante, la mano di Sarri è statafondamentale“.

Ci vedremo presto a Roma?

Al momento sono a Roma e domenica sarò all’Olimpico, a Formello un domani chissà… è difficile, ma la speranza è l’ultima a morire“.

 


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