Per Lei Combattiamo
Mauri: “Sarò in Curva Nord a vedere il derby, porterò sempre con me l’affetto dei tifosi”
L’ex capitano della Lazio, Stefano Mauri, è intervenuto ai microfoni di Radio Incontro Olympia, analizzando la situazione della squadra di Simone Inzaghi e svelando qualche retroscena della sua esperienza in biancoceleste. Ecco le sue parole:
Cosa stai facendo da svincolato?
“Io mi sto allenando da un mese con il Racing di Giannichedda. Mi tengo in condizione qualora arrivasse una chiamata. Ho colto l’opportunità per essere pronto a giocare”.
Cosa ti porti dietro dalla tua esperienza con la Lazio?
“Tantissime emozioni. È stata la mia casa, l’affetto dei tifosi lo porterò sempre con me. Sono stati più i momenti belli di quelli brutti”.
Il rapporto con i tifosi?
“Prima di dare un’amore incondizionato bisogna dimostra in campo e fuori i propri valori”.
Mauri sempre indispensabile per la Lazio…
“Bisogna sempre conquistarselo il posto. Sono sicuro che tutti gli allenatori che ho avuto e che avrò hanno sempre avuto bisogno di un calciatore con le mie qualità. Sia dal punto di vista tattico che delle qualità con i compagni. Sono sempre rimasto tranquillo in ritiro e poi mi sono conquistato il posto con il lavoro”.
Per intelligenza tattica, ti rivedi in qualcuno?
“Io ho caratteristiche particolari, che non sempre piacciono a chi vede le partita. Faccio dei movimenti a vuoto per liberare spazio ai compagni. Solitamente si guarda sempre chi ha il pallone e poco i movimenti senza palla. È difficile notarlo da fuori, bisognerebbe giocare e allenarsi insieme a determinati giocatori per capire la loro importanza”.
Sulle critiche a Parolo…
“Lui è un giocatore che per il tipo di lavoro che fa corre tantissimo, recupera un’infinità di palloni e segna tanti gol. E nel calcio contano i numeri: negli ultimi anni avrà segnato 30 gol. Se tutti gli allenatori poi lo fanno giocare un motivo ci sarà…”
Sulla stagione dello scorso anno…
“Si poteva fare molto di più. Eravamo gli stessi del preliminare di Champions. Ci sono stati dei problemi, è innegabile. Non erano di facile soluzione, altrimenti saremmo tornati a giocare come l’anno prima. In questi casi si deve voltare pagina e fare dei cambiamenti”.
Estate turbolenta per la questione Bielsa. Come valuti il lavoro di Inzaghi?
“Io conosco bene Simone, conosco le sue capacità. Evidentemente il modo in cui si è insediato non è quello normale. Però sta dimostrando di essere un ottimo allenatori, sia lo scorso anno che quest’anno. All’inizio del campionato la Lazio non giocava benissimo ma trovava i punti. Adesso sta migliorando. La strada è quella giusta, c’è ancora tanto da fare. Per il momento si stanno togliendo delle soddisfazioni”.
Sui giovani…
“Dipende dal periodo del campionato. Quando le cose vanno bene ti danno una grossa mano perché hanno entusiasmo. Quando le cose vanno male, con la pressione che c’è a Roma, è difficile inserirli. Simone sa quando è il momento giusto per farli giocare o prendersi delle critiche perché non li fa giocare”.
Cosa pensi della vicenda Keita?
“Le qualità le conosciamo tutti. È addirittura migliorato ultimamente. Adesso è facile per lui comportarsi in una determinata maniera perché in estate ha commesso degli errori. Sta più attento visto che i compagni lo hanno appena perdonato. Bisogna vedere tra qualche tempo se riuscirà a continuare a comportarsi bene. Anche la società deve fare la sua parte”.
Ti è mai successo di dover riprendere un giocatore più giovane?
“In una squadra di calcio capita quotidianamente. Settimanalmente succede che i più giovani commettano dei piccoli errori che però il più anziano o il capitano debba subito fare capire dove ha sbagliato e riportarlo sulla retta via. È una cosa normale”.
Un commento sul contributo di Angelo Peruzzi…
“Angelo sicuramente è stato un grandissimo calciatore, è un grande uomo. Ha portato un cambiamento di rotta: è importante che sia stata inserita questa figura. Io ho sentito qualcuno e mi hanno detto che ha risolto diversi problemi, compreso quello con Keita. Il giorno che Angelo ha smesso di giocare speravo che la società lo tenesse, provai io stesso a convincerla. Evidentemente non c’erano le condizioni ideali per tenerlo sin da subito. Porterà un grandissimo valore aggiunto alla squadra”.
Ti vedi più dirigente o allenatore?
“Ancora non ho preso questa decisione. Magari faccio tutti e due i ruoli. Scherzi a parte, ho fatto il primo corso da allenatore. Ho già il primo patentino. Ma prima aspetto di finire di giocare”.
Sulla designazione di Biglia come capitano…
“È uno che parla poco, ma all’interno dello spogliatoio ha un grosso peso specifico. Il problema della fascia è stata tutta colpa mia che me ne sono andato e poi tornato. In quei giorni non ero a Formello quindi non so chi è stato a sceglierlo. Ma i mal di pancia ci sono in tutti gli spogliatoi, anche nelle squadre che vincono lo scudetto”.
Il giocatore più forte con cui hai giocato e quello con cui ti trovavi meglio in campo.
“Indubbiamente Klose, giocare con lui è anche divertimento. Al giorno d’oggi ci si dimentica che il calcio è anche divertimento. E quando giocavi con lui ti divertivi. E poi vedere anche quello che dava in campo con la squadra”.
L’allenatore che ti ha capito meglio?
“Tutti mi hanno capito, tutti sapevano le mie caratteristiche. Probabilmente Delio Rossi è quello che mi ha capito meglio degli altri spostandomi trequartista e cambiandomi ruolo”.
Da chi ti aspettavi di più?
“Senza menzionare la Lazio, ho visto una marea di giocatori che per un motivo o per un altro hanno mandato in fumo tutto il loro talento. Tanti non sono arrivati a giocare nelle categorie che meritavano”.
Che tipo di campionato potrà fare la Lazio?
“Il campionato che deve fare è semplice: arrivare in zona Europa il prima possibile, poi se c’è l’occasione puntare anche alla Champions. Però per storia e blasone la Lazio deve arrivare tra le prime cinque”.
Sul campionato di quest’anno…
“La Juve parte favorita, poi ci sono Napoli e Roma. E dopo tutte le altre. Bisogna fare punti con le medie e le piccole e cercare di perdere meno possibile con le grandi. La cosa più importante è stato recuperare de Vrij, tutti sono più tranquilli con lui in campo. E quando le squadre subiscono meno gol è più facile arrivare in alto”.
C’è un modo per riportare più gente allo stadio?
“L’apporto del pubblico è fondamentale. I problemi sono sotto gli occhi di tutti. La squadra ha bisogno dei tifosi, è vero anche che se la squadra porta dei risultati i tifosi torneranno a riempire le tribune”.
L’emozione più grande?
“Indubbiamente quella del 26 maggio. Sia per la tensione e la preparazione della sfida. Poi alzare la coppa è stato indescrivibile. Il 4 dicembre? Mi piacerebbe andare in Curva visto che non ci sono mai stato”.
Un rimpianto nella tua carriera?
“Nessuno. Anche nelle sconfitte ci ho sempre messo tutto quello che potevo, quindi rammarichi non ne ho”.
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CorSera | Lazio, da Chinaglia a Provedel: cercasi marcatore n. 100
Il primo è stato Chinaglia, l’ultimo Provedel. Giorgione rimontò l’Arsenal con una doppietta negli ultimi 5 minuti in Coppa delle Fiere, all’Olimpico finì 2-2 l’esordio della Lazio nelle (vere) coppe europee moderne. Era il 16 settembre 1970. Il portiere friulano, 15 giorni fa, ha infilato di testa al 95’ il collega Oblak per acciuffare l’1-1 con l’Atletico Madrid.
Il prossimo, magari già stasera al Celtic Park, può essere il 100° laziale diverso capace di segnare un gol europeo: ma attenzione, deve essere uno di quelli che non l’hanno mai fatto con questa maglia, quindi un nuovo acquisto (Castellanos, Guendouzi, Isaksen, Kamada, Rovella) oppure uno di quelli che non sono entrati nei tabellini di EL e Conference (Casale, Gila, Hysaj, Pellegrini, Romagnoli).
In 12 hanno già «timbrato» in biancoceleste: naturalmente Immobile, che con 22 gol europei ha anche questo record, poi Felipe Anderson che ne ha segnati 9, Pedro 4, Luis Alberto 3, Vecino 2 e con una rete a testa Basic, Cataldi, Lazzari, Marusic, Patric, l’incredibile Provedel e Zaccagni. Ciro è a +2 su Inzaghi nel totale, 22 a 20, ma lo insegue da lontano (5 a 15) se si parla solo di Champions. Felipe è 8° all time (con Claudio Lopez, Parolo e Salas) a -1 da Casiraghi, -2 da Chinaglia e Kozak, -3 dal 3° posto di Nedved e Rocchi. I gol della Lazio in Europa sono stati finora 356, i trofei conquistati 2 (Coppa Coppe e Supercoppa, nel 1999). Corriere della Sera/Massimo Perrone
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