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La Stampa | Inzaghi: “Di Murgia ne parleremo a lungo. Voci Bielsa? Nessun fastidio”
Un lungo, lunghissimo filo, mai spezzato negli ultimi diciassette anni. Simone Inzaghi può raccontare una storia (quasi) inedita: alla Lazio da giocatore, poi come tecnico degli Allievi e della Primavera, un salto in prima squadra per sette partite lo scorso campionato, un altro ora che del club biancoceleste è nuovamente al timone dopo le ipotesi estive chiamate Sampaoli e Bielsa.
Cosa significa allenare una società di cui si conosce tutto?
«Significa essere a casa. E’ così che mi sento in una realtà che ho vissuto da professionista in campo e da tecnico partendo dal basso: questa è una forza che ti porti dietro per sempre».
Una forza che, oggi, si traduce nel quarto posto in classifica un po’ a sorpresa.
«A sorpresa per qualcuno, non per me: conosco i miei ragazzi, so dove possono arrivare. Questo è un gruppo destinato a migliorare, anche perché spero che ci abbandoni la cattiva sorte per i tanti infortuni».
Simone Inzaghi, l’allenatore giovane e dei giovani. Ci vuole coraggio a scommettere sui ventenni?
«Con i ragazzi bisogna saper parlare, e non è un luogo comune. Solo così capisci se hanno personalità o no: quando gli dai fiducia e ti dimostrano di capire come si sta in uno spogliatoio, il più è fatto. Poi, è chiaro, occorrono le qualità».
Prima le voci su Sampaoli e Bielsa. Alla fine Inzaghi: le ha dato fastidio?
«No, nessun fastidio. So come va il calcio, ma soprattutto conosco il mio amore per questi colori. E comunque, nelle sette partite della passata stagione, penso di aver dimostrato qualcosa».
Prima De Boer, poi Vecchi, ora Pioli: così ha scelto l’Inter. C’è poca voglia da parte dei club di puntare sulla propria cantera di tecnici, se non per l’emergenza?
«Non giudico situazioni che non vivo. Dico solo che può funzionare dare continuità a un certo tipo di lavoro perché la conoscenza, nel nostro mondo, è tutto».
Simone e Pippo, fratelli sulle panchine. Da Venezia quante telefonate le arrivano?
«Con Pippo ci sentiamo ogni giorno perché è forte il legame tra lui e i miei figli: lo zio vuole sapere tutto».
E il pallone?
«C’entra, eccome. Il suo Venezia va alla grande e Pippo è felicissimo perché impegnato a trasmettere le sue conoscenze: poteva aspettare un’occasione in serie A a campionato in corso, o accettare la B, ma lo hanno convinto con l’entusiasmo che chiedeva. Prendi la squadra e avrai carta bianca: in un attimo ha detto sì».
C’è un passato, nobilissimo, che la vede protagonista: la Lazio dello scudetto 2000. Fra i suoi ex compagni c’era anche Mihajlovic.
«Sinisa-Toro mi sembra un binomio perfetto: i granata giocano bene, faranno una bellissima stagione e magari saremo rivali per un posto in Europa. Al Toro c’è anche Lombardo, l’ho salutato con affetto quando abbiamo giocato là».
Fra gli ex compagni della corsa scudetto di sedici anni fa c’era anche Simeone. Lo rivedremo in Italia?
«Sono stato a casa sua quando l’Atletico ha giocato contro il Psv Eindhoven in Champions League: là, a Madrid, lo amano e lo trattano come un re, sarà dura per lui andare via».
Inzaghi allenatore dei giovani, ma anche tecnico moderno. Le piace come la definiscono?
«Se per moderno si intende la voglia di sperimentare, sì: io sono uno che cambia anche modulo a seconda degli avversari da affrontare, come accaduto ad esempio nella sfida di Napoli».
Il solito dilemma: meglio giocare bene o vincere?
«Il gioco è fondamentale, però sfido chiunque a preferire una grande partita senza punti a un successo senza il bel calcio».
Un salto nel passato. Il suo modello in panchina?
«Penso a Beppe Materazzi, il mio allenatore ai tempi di Piacenza: mi mandò in campo giovanissimo, eppure fra gli attaccanti di quella squadra c’era gente come Dionigi, Rastelli e Piovani».
E Belotti chi le ricorda?
«Un po’ Vieri, anche se Bobo era più forte fisicamente. Ma anche Boninsegna, per quello che ho visto in tv».
Keita, Immobile, Felipe Anderson: un tridente che fa invidia. Fra gli altri attacchi in circolazione così disegnati, quale si avvicina di più al suo?
«Forse proprio quello del Toro di Sinisa».
Il 4 dicembre il calendario dice Lazio-Roma.
«Appunto, il 4 dicembre. Prima ci sono Genoa e Palermo, poi penseremo alla sfida con i giallorossi».
Un giovane di cui parleremo fra qualche anno?
«Il nostro Murgia: ha delle potenzialità incredibili».
Un altro salto nel futuro. Quale complimento per la sua carriera da allenatore le farebbe più piacere?
«Per ora sento la fiducia della gente e questo mi gratifica, al di là di quelli che potranno essere i giudizi futuri: Roma è una piazza non semplice, essere rispettati qui ha un valore doppio».
La stampa
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Comunicato della Lazio sulle condizioni di Stefan Radu
Dopo lo stop di Stefan Radu, la società biancoceleste ha pubblicato un comunicato ufficiale sulle condizioni del terzino:
“Lo staff medico della S.S. Lazio comunica che il calciatore Stefan Radu è stato sottoposto in data odierna ad esami clinici e strumentali presso Paideia International Hospital. Gli esami hanno evidenziato una lesione di primo/secondo grado a carico del semimembranoso della coscia sinistra. Il calciatore ha già iniziato le cure specifiche del caso e verrà sottoposto a monitoraggio clinico quotidiano. Ulteriori esami strumentali verranno ripetuti nei prossimi giorni per quantizzare i tempi di recupero.”
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