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Anche se con la Lazio non ha giocato nemmeno un minuto, Mea Vitali resterà comunque nella storia di Lotito. Questo venezuelano infatti è stato uno dei 9 che il patron biancoceleste è riuscito a portare a Roma l’ultimo giorno di mercato 2004. Il centrocampista non ha lasciato il segno, si è unito alle storia – per restare in tema con quel 1 settembre – di Esteban Gonzalez, Seric e Perea. Meglio (o quasi) è invece andata ai gemelli Filippini, Talamonti, Siviglia e soprattutto Tommaso Rocchi. La sua avventura nella Capitale però non può definirsi un flop, visto che Mea non ha giocato nemmeno 1′ con l’aquila. Soprattutto se si considera la sua carriera: in Venezuela infatti questo classe ’81 è un’istituzione, come testimoniano le quasi 100 presenze con la Nazionale e le 4 Copa America disputate. Oggi Mea Vitali è al Caracas (club dal quale era stato prelevato da Lotito, ndr) e in esclusiva ai microfoni di Laziopress.it racconta il suo breve periodo laziale.
Quel fine agosto 2004 è successo di tutto, che ricordo hai di quella trattativa?
“E’ stata rocambolesca. Prima di andare alla Lazio avevo firmato con l’Ancona. 3 settimane dopo però la società è fallita. Così sono rimasto in Italia facendo dei provini. Sono andato anche in ritiro con il Napoli. Poi gli ultimi giorni di mercato sono tornato al Caracas per giocare ma il giorno successivo mi chiama il mio agente Anellucci con Lotito, dicendomi di aver trovato un accordo con la Lazio. Quindi ho preso l’aereo per andare a Milano e firmare il nuovo contratto”.
Che ricordo hai del tuo periodo alla Lazio?
“Ho un ricordo bellissimo. Era uno spogliatoio pieno di grandi giocatori e persone, tutta gente che stava in Nazionale. Mi hanno subito accolto bene e per questo li ringrazio. Era uno spogliatoio unito, pieno di leader come Di Canio, Negro, Giannichedda, Couto e Peruzzi. Ho imparato molto da loro, anche per la vita”.
Qual è stato il giocatore con il quale hai legato di più?
“Di Canio mi dava spesso consigli, lo ricordo con affetto. Avevo anche un bel rapporto con Cesar, molte volte andavamo a cena insieme, così come con Talamonti, Gonzalez e Braian. Mi dispiace non essere rimasto in contatto con nessuno di loro”.
Perché sei rimasto solo 6 mesi?
“Ero giovane, avevo voglia di giocare e mi serviva spazio. Ecco perché a gennaio ho scelto di trasferirmi al Sora”.
Segui ancora la Lazio? Riuscirà a rialzarsi?
“Ovviamente, vedo tutte le partite della Serie A. Ora la Lazio è ripartita con Inzaghi dopo un anno difficile. Sono sicuro che tornerà in alto”.
E’ Biglia il leader di questa squadra?
“Sicuramente, ma l’argentino non è l’unico: ce ne sono anche altri. Mi auguro che i giocatori più talentuosi riportino la Lazio dove merita di stare”.
Ora sei tornato al Caracas, sei felice?
“Assolutamente. Io e la mia famiglia ci troviamo benissimo, ormai è un anno e mezzo che siamo qui. La prossima stagione giocheremo la Libertadores, non vediamo l’ora. Siamo la squadra più grande del paese, quindi dobbiamo sempre puntare alla vittoria”.
Capitolo Venezuela: sei un pilastro della nazionale, ci sono giocatori pronti ad arrivare in Serie A?
“Ci sono tanti venezuelani pronto per giocare in A, ora siamo più seguiti. Penso a Rincon del Genoa, Arteaga (appena acquistato dal Palermo, ndr) e Ponce della Sampdoria. Ma in Italia possono arrivare molti altri giocatori. Anche se la Serie A non è più ai vertici come qualche anno fa, qui in Venezuela ha sempre il suo fascino”.
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— LazioPress.it (@laziopress) 19 febbraio 2019
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