Esclusiva
ESCLUSIVA | Mondonico: “Inzaghi e Gasperini uomini chiave delle due società. Biglia? Fondamentale”
In vista della partita dell’Olimpico di Domenica, Lazio-Atalanta, la redazione di LazioPress.it ha intervistato in esclusiva Emiliano Mondonico, ex calciatore e allenatore. Ha allenato la squadra bergamasca tra 1987 e 1990. La guidò in un’esaltante esperienza nella Coppa delle Coppe e nelle due stagioni successive ottenne il giusto piazzamento per la qualificazione alla Coppa Uefa. Tornò a Bergamo nel 1994-95 e traghettò la dea fino al 1998.
Durante i due periodi vissuti sulla panchina dell’Atalanta qual è stato il momento più emozionante?
“Ci sono state tante situazioni, nelle quali eravamo tutti contenti. L’Atalanta ai tempi si era qualificata per l’Europa, era arrivata in semifinale. Perciò è chiaro era una situazione abbastanza sconosciuta per tutti quanti e l’abbiamo vissuta alla grande. Le promozioni in serie A, le qualificazioni Uefa, sono stati tanti i momenti belli. Con l’Atalanta sono anche retrocesso, e quando retrocedi chiaramente c’è una situazione nettamente contraria di quando vinci. Però il rapporto è sempre stato molto cordiale”.
Cosa pensa del lavoro fatto da Gasperini e da Inzaghi, in particolar modo con i giovani?
“Gasperini è stato capace di riuscire a fare una squadra con i giovani e i “vecchi”. L’entusiasmo dei giovani, la sapienza ed esperienza dei più anziani. Questo mix perfetto ha portato l’Atalanta a stare così in alto in classifica. Inoltre sono stati molto bravi a saper valorizzare il loro settore giovanile: giocatori come Conti, Gagliardini e Caldara sono finiti giustamente sui taccuini di grandi società. Dall’altra parte c’è Inzaghi, “allenatore per caso”. Già scelto per andare da un’altra parte (Salernitana) invece è stato fermato (dopo la famosa vicenda Bielsa) accettando la sfida di risollevare il morale della squadra. Ora è un gruppo unito. I ragazzi credono in quello che fanno, e sono legati moltissimo al mister. L’Atalanta e la Lazio hanno guadagnato quest’ottima posizione in classifica e dare merito ai due allenatori è più che giusto”.
Quali sono i punti di forza dei bergamaschi e dei biancocelesti?
“Anderson e Keita secondo me sono una rampa di lancio incredibile per la Lazio. Non a caso, nella partita casalinga contro il Crotone, la loro assenza ha penalizzato la squadra. Mancava la fantasia che danno questi due giocatori. Questo aspetto in fase offensiva è una prerogativa. Un altro punto di forza è Biglia che è in grado di far girare un pò tutta la squadra. Il rigore sbagliato domenica chiaramente lo ha un pò condizionato. L’Atalanta come i biancocelesti ha gente abilissima nelle ripartenze. C’è il Papu Gomez, che è un insieme tra Keita e Felipe Anderson. Sembra assurdo. Parte sull’esterno e non da mai punti di riferimento. E’ un avversario difficilissimo, da tenere sott’occhio. Parlando di contropiede c’è Petagna, il classico centroavanti che tiene palla sul lancio lungo, aspetta l’arrivo dei propri compagni e detta l’azione”.
Che partita si aspetta domenica? Sono due squadre in grado di lottare per un posto in Europa?
“In questo momento c’è una grande ammucchiata per la Champions e l’Europa League. Chiaro che domenica è una gara difficilissima per entrambe le squadre. Mi auguro che riescano tutte e due a giocare al meglio, perché verrebbe fuori una grandissima gara. Bergamo penso che sia uno dei pochi stadi dove il fattore campo conta. Perciò diciamo che l’Atalanta in casa parte più che avvantaggiata, perché si sente l’affetto delle persone, dei tifosi. In questo caso crolla il fattore campo e si deve pensare esclusivamente al discorso tattico, sul fatto di chi fa la partita, e chi riparte, perché sono due rose che secondo me trovano l’ottimale nelle ripartenze, perciò bisogna vedere chi decide di fare la partita. E’ chiaro che giocando in casa la Lazio sia un pò obbligata a fare sua la gara.”
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ESCLUSIVA | Manfredonia: “Sarri sta facendo un ottimo lavoro con una rosa non di primissimo piano. Derby? Giocarlo un grande sogno per un ragazzo di Roma”
Una partita che non ha bisogno di presentazioni, una gara che “ferma” l’intera città di Roma. Questo è Lazio-Roma, il Derby della Capitale. Alle 18:00 è in programma, allo Stadio Olimpico di Roma, il fischio d’inizio, tra due squadre reduci da differenti stati d’animo dopo i risultati dello scorso giovedì in Europa. In vista della stracittadina, valida per la 27° giornata di Serie A ed importante in chiave corsa ad un posto in Champions League, la redazione di LazioPress.it ha intervista, in esclusiva, un doppio ex che ha vestito entrambe le maglie nella sua carriera: Lionello Manfredonia. Cresciuto nelle giovanili biancocelesti, trascorre ben otto stagioni con la maglia della Prima Squadra. Prima di approdare poi in giallorosso per tre anni, Manfredonia indossa per due stagioni la maglia della Juventus, conquistando anche lo Scudetto nella stagione ‘85/’86.
La Lazio alterna grandi vittorie e prestazioni, come quella di Napoli, o contro Milan ed Atalanta, a partite sottotono dove lascia per strada punti preziosi. Qual è il suo pensiero sul lavoro svolto da Sarri fin qui?
“Sarri sicuramente sta facendo un ottimo lavoro pur avendo una rosa non di primissimo piano. Romagnoli sembra un giocatore pienamente recuperato dopo le opache stagioni al Milan, Patric un giocatore che sta migliorando di partita in partita”.
Anche la Roma, nei risultati, ha degli alti e bassi. In termini di gioco invece, quali differenze ci sono tra la squadra di Mourinho e quella di Sarri? Chi tra questi due grandi allenatori vede avanti nel proprio percorso?
“Anche la Roma ha una rosa ristretta, ma quando ci sono tutti può fare grandi partite, come contro il Salisburgo in Europa o la Juventus in campionato”.
Da doppio ex di Lazio e Roma, com’è vivere l’attesa, la settimana del Derby della Capitale da calciatore? Che sensazioni, emozioni ha provato?
“Per un calciatore che nasce nel vivaio di Lazio o Roma l’impatto emotivo alla stracittadina è diverso da chi viene da fuori. Se le cose vanno male, il tifoso lascia perdere gli “stranieri” e critica i giocatori locali. Per me è stato più semplice disputare il derby di Torino, molto meno coinvolgente. Ma comunque rimane un grande sogno per un ragazzo di Roma poterlo disputare”.
Tra Lazio e Roma ci sono solo due punti di differenza e, insieme ad Inter, Milan ed Atalanta, sono in piena lotta per un posto nella prossima Champions League. Tre posti per cinque squadre, quante possibilità hanno i biancocelesti di qualificarsi? Che lotta vede per queste 12 giornate che rimangono?
“È un campionato strano, svoltosi in due fasi, prima e dopo il Mondiale. Anche le piccole squadre tolgono punti alle grandi, solo il Napoli è al di sopra di tutti. Parecchi infortuni poi hanno condizionato le squadre, vedi Immobile nella Lazio o Dybala nella Roma. Entrambe possono rientrare nelle prime quattro”.
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