Eroe mitologico. Long John, così lo chiamavano. La Lazio nel cuore, il gol nel sangue. Giorgio Chinaglia arriva a Roma nel 1969 dall’Internapoli, squadra di Serie C, con alle spalle un passato di emigrato in Galles. Carattere forte, personalità da vendere. Si conquista in poco tempo l’amore dei tifosi, a furia di gol e sgroppate: 12 gol nel primo anno laziale, 9 nel secondo, quando la Lazio retrocesse in B. Niente drammi, si riparte. In panchina c’è lui, il Maestro. Il connubio Maestrelli-Chinaglia è di quelli vincenti. Prima capocannoniere in B nel 1972 con 21 gol, conquistando la Nazionale senza giocare in A, poi tre stagioni ai vertici della A. Lo scudetto nel 1974 con 24 gol di Long John ha fatto storia. La favola della pazza banda di Maestrelli, rissosi e indomabili. “E’ stato l’artefice di un cambiamento di un intero popolo. Il punto di riferimento, il condottiero di una tifoseria e di quella grande Lazio”, rivela in esclusiva a LazioPress.it Felice Pulici. Oggi Giorgio avrebbe compiuto 70 anni, ma il suo ricordo è sempre vivo. Un ricordo che è di tutti: “Il mio ricordo di Giorgio è quello di tutto il popolo laziale. Un popolo che aveva voglia di vincere. Lui ha cambiato la mentalità della tifoseria. La partecipazione, l’appartenenza ai colori. Un esempio ancora oggi, un amico e un campione”.
Una vita parallela quella di Giorgio Chinaglia e Pino Wilson. Insieme all’Internapoli, alla Lazio e poi in America ai N.Y. Cosmos. “Un grande amico, un grande giocatore”, ammette Wilson in esclusiva a LazioPress.it. Anni intensi nella Capitale. L’ex capitano biancoceleste ricorda Long John in due scatti: “La prima volta che lo vidi era all’Internapoli. Arrivò con dei pantaloni di velluto rossi e un impermeabile verde. Ed eravamo a Luglio…”. Poi la Lazio, lo Scudetto ma non solo: “Lo Scudetto è stato un qualcosa di unico, un’annata fantastica. Abbiamo festeggiato insieme a lungo”. Giorgio, l’uomo che ha cambiato la Lazio e i suoi tifosi: “Esatto. Ha portato una nuova mentalità sia nella squadra che nella tifoseria”.
Alcuni suoi gesti hanno fatto storia, come quello della corsa col dito indice alzato sotto la Curva Sud dopo un gol alla Roma. Una vita complicata in campo e fuori, con due mandati d’arresto per il coinvolgimento nel tentativo illegale di scalata alla Lazio di Lotito. Ha scritto la storia della Lazio, portando il Tricolore nel 74′ e cambiando una tifoseria. Lui, Long John, condottiero di un popolo e laziale vero. Giorgio, la Lazio e i laziali non dimenticano.
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