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ESCLUSIVA | Pazienza: “Lazio sorpresa del campionato, ma l’Udinese può vincere. Klose? Un fenomeno”
Un vita in Serie A, partendo dalla sua Foggia fino all’Europa. Piazze importanti, prestigiose. Dalla Juventus al Napoli. Ora in Serie D con il Manfredonia: “Mi trovo bene, ho ancora voglia di giocare e divertirmi”. Sempre in campo a lottare, quando la passione ti accompagna in tutta la carriera. Ma già le idee chiare per il futuro: “Ho in mente di fare l’allenatore”, racconta Michele Pazienza in esclusiva su LazioPress.it.
Esploso con la maglia del Foggia, vince il campionato in C2 e poi arriva l’Udinese. Salto triplo per Pazienza: “E’ cambiato tutto, passare dalla C alla A non è facile, ma l’esperienza di Foggia mi ha aiutato molto. Con l’Udinese ho esordito e vissuto due stagioni importanti, dove sono cresciuto e migliorato. Poi sono tornato nel 2012 dopo la Fiorentina, il Napoli e la Juventus. Di Udine conservo solo buoni ricordi”. E un campione su tutti: “Di Natale un fenomeno! Un ragazzo eccezionale, ha fatto grande l’Udinese”. Michele ha giocato e affrontato grandi campioni. A colpirlo però, un tedesco naturalizzato ‘laziale’: “Klose mi ha stupito. Un attaccante fantastico, sempre leale e corretto. Ha fatto la differenza in Serie A nonostante un’età non più giovane, un professionista vero”. Da Cavani a Del Piero, da Pirlo al suo idolo Paul Ince. Ma come dimenticare Simeone: “Una forza della natura, per fisicità, qualità e mentalità. Un modello come giocatore ed allenatore”.
Domenica all’Olimpico ci sarà Lazio-Udinese. Friulani in crisi, solo 4 punti nel 2017. Vittima sacrificale contro i biancocelesti? Pazienza rilancia: “L’Udinese può battere la Lazio, ha una rosa di qualità in grado di creare problemi anche a grandi squadre come quella di Inzaghi”. Una stagione iniziata con Iachini, poi è subentrato Delneri: “Significa che qualcosa a livello generale non funziona. Con mister Delneri si è partiti bene, ora stanno attraversando un momento difficile”. Poi sulla Lazio: “Sono la sorpresa del campionato. Inzaghi ha saputo valorizzare la rosa, la squadra gioca un buon calcio e sta ottenendo risultati. A centrocampo c’è gente come Biglia e Parolo, in attacco hanno tre giocatori di livello”. Centrocampista di sostanza ma anche di buona qualità Pazienza, bravo tatticamente e con grande carattere. Nella sua carriera tanti allenatori sul suo cammino, quanti insegnamenti. A Udine Spalletti: “Un maestro, mi ha svezzato in Serie A”. Una battuta sul derby di mercoledì prossimo: “Bella partita, equilibrata, tra due ottime squadre”. A Napoli un’altra grande esperienza per Michele, e un allenatore ‘vicino’ alla Lazio: “Reja tecnico di esperienza, capace. Ha fatto bene sia a Napoli che a Roma“.
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ESCLUSIVA | 26maggio, Crecco: “Giornata unica, io mi ero affidato a Radu”. E su Sarri…
26 maggio 2013, una data indimenticabile. Sono passati 10 anni dal giorno in cui la Capitale ha visto le due compagini della Città contendersi il trofeo più importante della storia calcistica capitolina: la Lazio ha battuto la Roma 1-0 nella finale di Coppa Italia con un gol di Lulic al 71esimo. Parole che a distanza di tempo risuonano come un mantra: tutti ricordano dov’erano il giorno del derby, come hanno vissuto l’attesa e come sono stati i festeggiamenti. Tutti ricordano la tensione e la gioia smisurata. E a raccontare i dettagli di quella giornata memorabile è stato uno dei protagonisti di quella rosa: Luca Crecco, all’epoca giovanissimo, ha alzato al cielo la Coppa da calciatore e da tifoso, un binomio che ha reso quei momenti ancora più emozionanti.
Stamattina aprendo i social si può notare che impazza un trend…
“E’ tutto biancoceleste. In verità è da un po’ di giorni che è così, da quando la Società ha iniziato a ricordare attraverso i video la marcia di avvicinamento a quella finale. Bellissimi i social colorati in questo modo“.
E il risveglio del 26 maggio di 10 anni fa com’è stato?
“E’ stata una giornata che non dimenticherò mai. Viverla in quel modo, da laziale, non ha prezzo. Ricordo ogni minimo istante, soprattutto il triplice fischio quando siamo corsi tutti in campo. Il giorno dopo, appena sveglio, ancora non avevo realizzato cosa fosse accaduto. Avevamo passato una serata fantastica, con i festeggiamenti in pullman fino a tardi. Giornata unica“.
Eri il più giovane della rosa del 26 maggio, chi è stato il calciatore che ti ha fatto da guida in quei giorni?
“Ero un ragazzino, avevo 17 anni, ero al mio primo anno in pianta stabile in prima squadra. Ricordo che c’era una tensione incredibile e ogni calciatore stava un po’ sulle sue, era una partita troppo sentita. Avevo legato, oltre che con Strakosha che era salito con me dalla Primavera, con Radu, che mi ha sempre aiutato in tutto e mi ha fatto crescere anche come uomo. Mi ero affidato molto a lui, ma anche lui sentiva tanto la partita“.
La partita l’avete cominciata a sentire già dalla semifinale vinta con la Juventus?
“Il pensiero del derby è arrivato dopo. Archiviata la gara con la Juve abbiamo solo pensato ai festeggiamenti, perché avevamo ottenuto la finale superando una squadra fortissima. E come l’abbiamo superata poi, all’ultimo minuto. Ritrovarsi in finale la Roma è stato un bel colpo, ma tutto bene quel che finisce bene“.
Passando all’attualità, la Lazio di oggi era preventivabile vederla in questa posizione di classifica?
“Ci speravo. La squadra è collaudata ormai da anni, alcuni calciatori giocano insieme da tempo e si conoscono bene. Quest’anno si è vista davvero una Lazio importante, la mano di Sarri è statafondamentale“.
Ci vedremo presto a Roma?
“Al momento sono a Roma e domenica sarò all’Olimpico, a Formello un domani chissà… è difficile, ma la speranza è l’ultima a morire“.
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