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Il Messaggero | Il nuovo Questore Guido Marino: “Voglio un Olimpico senza barriere”
Questa è «la realizzazione di un sogno. È un incalcolabile orgoglio essere a Roma e lavorerò per essere all’altezza della fiducia che il capo della Polizia concesso». Guido Marino, 63 anni appena compiuti, una laurea in legge, è prima di tutto un poliziotto. Di quelli veri. Si è formato alla scuola degli “sbirri” di strada per eccellenza, come capo della squadra mobile di Palermo, quella che fu di Boris Giuliano. Da ieri è il nuovo questore di Roma. Di origini calabresi, nella sua carriera più che trentennale nella Polizia di Stato, ha rivestito importanti incarichi nelle lotta alla criminalità organizzata. Agli inizi del suo percorso lavorativo, ha prestato servizio presso la Questura di Bergamo, poi è passato alla Squadra Mobile di Milano. Tre anni fa è arrivato a Napoli in uno dei momenti più difficili, con i giovani camorristi delle nuove paranze. Oggi la nuova sfida nella Capitale parte dal derby. I luoghi comuni non gli piacciono. Né le generalizzazioni che possono causare equivoci. Ed è proprio così che si è presentato ieri alla stampa nel salone al quinto piano della storica sede della Questura in via di San Vitale, dopo l’insediamento alla presenza del Capo della Polizia Franco Gabrielli.
Risponde senza fronzoli quando gli viene chiesto: qual è la prima cosa che farà?
«Fissare oggi le priorità mi sembrerebbe di parlare in maniera vaga e astratta. Le uniche priorità che riesco a individuare oggi sono olio di gomito, impegno ed entusiasmo. Non dispongo di formule magiche o ricette miracolose. Credo sia più giusto commentare le cose fatte piuttosto che quelle da fare».
La polizia a Roma è sempre stata al centro dell’attenzione tra elogi e critiche. Si sente pronto a per questa sfida?
«Per questa questura parlano i fatti e la storia, i professionisti con cui ho a che fare. Credo che l’unica cosa che mi pare giusto sottolineare, è provare a rappresentare la polizia di Roma al meglio. L’impegno è quello di essere all’altezza del ruolo. Essere degno del prestigio di questa questura e del valore degli uomini e donne che ci lavorano. Esiste solo il lavoro e la mia passione smisurata per questo lavoro che amo follemente. Non riuscirei ad immaginarmi a fare altro. La questura di Roma è una scuola».
E sulle barriere allo stadio?
«L’auspicio di tutti è arrivare a toglierle ma per arrivare a questo non basta solo l’orientamento del questore ma serve anche il senso di responsabilità dei tifosi e di chi va all’Olimpico. Vorrei che si andasse allo stadio senza parlare di altro. E quanto al derby Lazio-Roma: le misure di sicurezza sono adeguate ma i conti si fanno alla fine».
Lei era questore a Napoli durante gli scontri avvenuti nella Capitale per la finale di Coppa Italia culminata con la morte Ciro Esposito.
«In questo percorso di normalizzazione con l’abbassamento delle barriere si può arrivare a normalizzare anche una partita come Roma-Napoli. Non bisogna enfatizzare e drammatizzare gli incontri di calcio. Ogni partita o altro tipo di evento non viene affrontato in maniera approssimativa, superficiale o lasciandola al caso».
Sulla lotta alla criminalità organizzata?
«E un argomento che non si può trattare con leggerezza. La questura dispone di una squadra mobile quindi ogni fenomeno di criminalità organizzata è stata e sarà adeguatamente affrontata da un fuoriclasse come Luigi Silipo e dai suoi uomini».
Coinvolgere i cittadini dal Centro alle periferie è sempre stato un suo leitmotiv, sarà cosi anche per Roma?
«Il rapporto con i cittadini è fondamentale, così come la sicurezza partecipata. Lo è stato per Napoli e lo sarà per Roma. Nei prossimi giorni andrò a far visita alla sindaca Raggi».
Il Messaggero – Elena Panarella
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