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Il Tempo | Tare: “Lasciamo crescere Milinkovic. Stasera aggressivi, vogliamo l’Europa”

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Quando ha in tasca più di 5 milioni di euro, difficilmente sbaglia un colpo. Lo ha dimostrato con il passare degli anni, ha portato alla Lazio giocatori di livello e scoperto giovani interessanti. Nel 2009 a Coverciano s’è laureato direttore sportivo con il massimo dei voti, parla sei lingue, è in contatto con tutto il mondo ed è seguito con attenzione dall’Inter dei cinesi. La storia di Igli Tare però inizia nel 1993, dalla lontana Valona, una città dell’Albania con circa 120mila abitanti. Attaccante centrale di razza, inizia la carriera nelle giovanili del Partizani Tirana, per poi trasferirsi in Germania nel Waldhof Mannheim. La chiamata più importante arriva nel 1999, il giovane Tare si mette in mostra e passa al Kaiserslautern, finirà in rosa con un certo Miroslav Klose. Passano soltanto due stagioni e la serie A si prepara ad abbracciarlo, lo acquista il Brescia di Carletto Mazzone, giocherà e segnerà tanti gol al fianco di Roby Baggio. Poi Bologna e Lazio, le ultime fermate di una carriera lunga e ricca di soddisfazioni. Oggi, da diesse dei biancocelesti, ha deciso di portare avanti Tare si è racconta e analizza il momento della Lazio su Il Tempo.

Direttore, come inizia la sua passione per il calcio?
«Per strada, a scuola, tra le vie della mia città. Io nasco e cresco nel Partizani Tirana, un club di riferimento per me e per tutta la mia famiglia. Purtroppo sono tanti anni che non torno lì».

In Germania è stata l’esperienza più formativa?
«In Grecia sono diventato uomo, in Germania invece sono maturato come calciatore, ho trascorso 9 anni molto importanti. La Bundesliga era simile a quella di adesso».

Brescia o Bologna?
«Sono state due esperienze importanti, ho stretto un ottimo rapporto con entrambe le tifoserie. I primi anni però sono stati complicati, c’era molto diffidenza nei miei confronti. Poi ho conquistato il rispetto di tutti».

E ha incontrato Baggio.
«Roberto è il sinonimo della parola calcio, i ricordi che ho di lui rimangono unici. Purtroppo non lo sento spesso».

Guardiola?
«Era già un tecnico in campo, con lui si parlava di tattica dalla mattina alla sera. E’ una persona molto preparata, da qualche anno lo sta dimostrando sul campo».

Si ricorda il giorno dell’arrivo alla Lazio?
«Ero in Sardegna, mi chiamò direttamente il presidente Lotito. Il mio impatto non fu positivo, arrivai e mi feci subito male. Sfortunatamente coincise tutto con l’esplosione di Pandev e Rocchi. Per questo motivo faticai molto ad ambientarmi».

Un giorno tornerà in Albania per lavorare nel calcio?
«E’ una cosa che non ho mai negato, mi piacerebbe molto, sono legato al mio Paese. A Roma però alcune frasi sono state fraintese».

È soddisfatto della Lazio attuale?
«Ogni anno sento giudicare con troppo anticipo. I miracoli accadono soltanto una volta nella vita e la Lazio non può essere sempre un miracolo. Ci vuole continuità nei risultati e nei progetti che portiamo avanti. Roma è una piazza particolare, soltanto restando uniti si possono raggiungere determinati traguardi. Però non è semplice, ci sono troppi interessi».

In prospettiva Milinkovic è l’acquisto più importante che ha portato alla Lazio?
«Ce ne sono stati anche altri, purtroppo vengono accolti tutti con diffidenza. Sergej ha dimostrato qualità e personalità. Bisogna lasciarlo crescere e magari anche sbagliare in pace».

Con il Torino che gara si aspetta?
«Una partita da non sottovalutare, hanno in rosa il capocannoniere del torneo. Per il nostro percorso però sarebbe importante partire subito aggressivi, vogliamo raggiungere l’Europa, è questo il nostro sogno».

Il Tempo – Gianluca Cherubini

 


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Il Tempo | Mercato Lazio, occhi puntati su Pavlovic e Artur

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Voci di mercato, neanche l’inizio della stagione le ha messe a tacere. La Lazio, che finora in questa stagione non ha mai mantenuto la propria rete inviolata, sta pensando di aggiungere un elemento per rafforzare la sua difesa. Dall’estero infatti sono sicuri che la società di Lotito abbia avviato trattative con il Salisburgo per Strahinja Pavlovic, promettente difensore serbo classe 2001. Il centrale aveva era già stato vicino al un trasferimento alla Lazio nel 2019, ma le visite mediche non erano andate a buon fine. A spiegare cosa andò storto fu il dottor Pulcini, che poco dopo dichiarò: “In quel momento non era idoneo, non potevo dargli l’idoneità sportiva perché presentava delle anomalie che mi facevano sospettare qualcosa di grave. È un ottimo calciatore, ma in quel periodo aveva delle situazioni che potevano ripercuotersi sullo stato di salute generale. Magari ora ha risolto quei problemi”. Ora, oltre alla Lazio, sulle orme di Pavlovic ci sono anche Napoli e Juventus, che sembrano puntare sul giovane talento difensivo.

Non solo per la difesa, ci sono rumors che riguardano anche il reparto offensivo. A quanto pare infatti i biancocelesti avrebbero messo nel mirino un altro brasiliano per rinforzare l’attacco: si tratta di Artur, giovane talento del Palmeiras che ben si sta comportando in Brasile e in Copa America. Classe ’98, è un’ala destra di piede sinistro che può giocare anche da trequartista o da seconda punta. Ha una grande tecnica, velocità e senso del gol. Quest’anno ha segato cinque reti e due assist in 21 sfide di A, oltre a 5 gol in 10 partite di Copa Libertadores, dove ha contribuito al raggiungimento della semifinale. Artur è arrivato nel Palmeiras a marzo di quest’anno dal Bragantino. Il club ha pagato 8 milioni di euro per acquistarlo e ora lo valuta il doppio. La Lazio potrebbe esser disposta a uno sforzo economico per portarlo a Roma offrendogli un contratto di cinque anni. La trattativa è, tuttavia, ancora in fase preliminare. Ma Sarri, secondo le ultime indiscrezioni, avrebbe già espresso il suo gradimento. La certezza è che prima di andare su altri profili la società vuole capire il potenziale di Castellanos, per il quale sono stati spesi quasi 20 milioni di euro.

Lo riporta Il Tempo.

 


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