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Simeone ricorda: “Lazio? La squadra più forte in cui abbia giocato”

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In una lunga intervista, rilasciata al programma spagnolo El Transitor, Diego Simeone ha ripercorso alcuni momenti della sua carriera, parlando poi delle sue scelte future. Queste le parole dell’ex centrocampista biancoceleste: “Ripeto quello che ho già detto in passato: mi piacerebbe allenare la Selección, ma oggi non ci sono le condizioni perché questa possibilità si realizzi. L’altro giorno parlavo con Bauza che mi raccontava come lavora. Devo dire che è un ruolo difficile, soprattutto per come sono io. A me piace essere sul campo tutto il giorno, lavorando continuamente ed essere sempre in tensione. E la nazionale questo non può dartelo. Non posso negare però che quando sento l’inno in un Mondiale o in Coppa America, provo delle emozioni forti. Ma è la realtà ciò che conta, e penso che devo migliorare ancora come allenatore. Voglio arrivare a quell’appuntamento con una consapevolezza diversa rispetto ad oggi”.

Una riflessione sul suo connazionale Jorge Sampaoli: “Al di là del fatto che sia bielsista o meno, c’è sempre un’idea comune che è quella di voler vincere, e in questo non c’è molta differenza tra di noi. Non lo conosco, non abbiamo avuto modo di salutarci o parlare, ma senza dubbio il suo arrivo ha fatto bene al calcio spagnolo. Ha portato nel Siviglia la sua idea di gioco e ha fatto bene in Champions League”.

Il suo periodo nella capitale italiana: “Nella Lazio c’erano giocatori come Veron, Almeyda e Sensini. Quella è stata una delle migliori squadre, come organico, in cui abbia mai giocato. Iniziai il campionato da titolare, poi ci fu la sconfitta nel derby contro la Roma e da lì giocai solo in Coppa Italia, mentre in campionato solo cinque minuti. Quando entravo però davo tutto. I miei ex compagni mi dicevano “ma come fai ad essere contento di giocare solo cinque minuti?”. Gli risposi “se gioco bene anche solo cinque minuti, poi ne giocherò sei, sette e via dicendo”. Quando sei calciatore non devi preoccuparti troppo dell’allenatore. Un calciatore è un calciatore. L’allenatore ti può far giocare o sostituire, ma non può ignorare le tue qualità”.

Infine, sulla vita privata: “A casa sono lo stesso di sempre. Vedo le partite, preparo le tattiche e preferisco farlo in casa piuttosto che rimanere tre ore in più al centro sportivo. Cambio i pannolini, ho una bella figlia di sei mesi. Per fortuna ho accanto una persona come Carla che mi capisce. Essere padre da grande è differente rispetto a quando lo sei da giovane. Comprendi di più le situazioni, ma ho avuto la fortuna di avere quattro figli fantastici”.

 


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Extra Lazio

Lutto nella politica italiana: è morto Giorgio Napolitano, aveva 98 anni

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Il Presidente Giorgio Napolitano si è spento quest’oggi in una clinica di Roma all’età di 98 anni. Napolitano è stato l’11esimo Presidente della Repubblica Italiana e il primo ad esser stato eletto per un secondo mandato, essendo così stato a capo dello Stato dal 15 maggio 2006 al 14 gennaio 2015.

 


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