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ESCLUSIVA | Baccini: “Mai visto un Genoa così scarso, con la Lazio per il pari. Generazioni future? Idioti con la patente”

chiaraluce_paola@libero.it'

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“Il talento è l’audacia, lo spirito libero, le idee ampie”: Anton Cechov prima, Francesco Baccini poi. Leggere (tutto) per credere. In quest’intervista rilasciata in esclusiva alla redazione di Laziopress, il cantautore scuola genovese tra i più eclettici del panorama musicale italiano, è un fiume in piena: scambi tra musica e pallone, per l’analisi di un sistema in vertiginoso declino. Un “disastro ecologico stile Chernobyl“, dirà tra le righe. Lo stesso disastro che il suo Genoa contro la Lazio non può permettersi.

Il Genoa arriva alla sfida di sabato con una striscia negativa di 4 sconfitte consecutive mentre la Lazio deve rialzare la testa dopo la sconfitta di domenica sera contro il Napoli. Che atteggiamento dovranno tenere in campo le due squadre?

“E vogliamo fermarla questa striscia o no? E con chi se non con la Lazio alla quale abbiamo fatto anni di strisce positive…! Per quanto riguarda il Genoa, mi aspetto quantomeno una reazione: quando c’è un cambio di allenatore un minimo di orgoglio viene fuori. Non ricordo un Genoa così scarso dal secolo scorso! Un fattore positivo è giocare in casa: il Marassi è stato sempre un fortino difficile da espugnare, anche se ultimamente sembra essere diventata una passeggiata di salute per chiunque! La Lazio, invece, a parte la sconfitta contro il Napoli che ci può anche stare, è una squadra in salute che si sta giocando l’Europa: è arrodata, con un gioco preciso e ha dei giocatori forti. Sarà difficile, ma del resto contro i biancocelesti è sempre complicato. Domani dobbiamo almeno fare un punto, anche solo per invertire il trend. Il Genoa non se lo può permettere di perdere, specialmente in casa: se succedesse una cosa del genere non so la piazza come farebbe finire tutto”.

Dopo le due contestazioni, Mandorlini esce di scena e torna Juric: ne è sorpreso o la vede una scelta giusta?

“A Genova sponda Genoa conta una cosa: la maglia sudata. Possiamo anche perdere, ma bisogna dimostrare reazioni. E questa squadra non le ha mostrate. Mandorlini è arrivato che non lo voleva nessuno, anche perché nel passato aveva rilasciato dichiarazioni poco felici e da sampdoriano; infatti Nicolini, suo secondo ed ex Sampdoria, rifiutò l’incarico di seguirlo. E ha fatto bene, visto com è stato massacrato. E’ come se alla Lazio arrivasse Bruno Conti come allenatore. Juric ha il vantaggio di aver iniziato con questa squadra, anche se purtroppo è cambiata: sia per il mercato, che ci ha tolto Rincon e Pavoletti, e sia per gli infortuni, che hanno coinvolto Veloso e Perin, il Genoa ha perso quattro giocatori fondamentali. Secondo me cercherà di trasmettere coraggio ai ragazzi , perché ormai sembra che abbiano paura a giocare: quando ne perdi così tante di fila hai paura anche solo di toccare la palla, giochi con il terrore. Il problema grave del Genoa è a centrocampo, che è saltato completamente dopo la cessione di Rincon e l’infortunio di Veloso”.

Tra le fila della Lazio oggi c’è un Ciro Immobile da record. Ma il suo passato al Genoa non fu dei più gloriosi…!

“Nel calcio ci sono tante variabili. Uno come Immobile nel Genoa era un disastro, alla Lazio può segnare anche tirando da casa. La sua sfortuna è essere venuto a giocare nel Genoa nel periodo che non c’era Gasperini: Immobile è uno che corre, che fa movimento ed è perfetto perchè il gioco dell’allenatore attuale Atalanta è un gioco fatto di corsa e dove gli attaccanti rientrano dietro. Con noi era finito in panchina: era inguardabile, e probabilmente non si trovava con gli equilibri di gioco di quella squadra”.

I 9 punti di vantaggio sul Crotone sono un bottino da salvezza tranquilla? O c’è ancora da soffrire?

“Io sono tranquillo quando c’è la matematica. Mancano ancora 7 partite, quindi 21 punti a disposizione: può succedere di tutto e di più. Non credo che il Crotone abbia la forza di reggere, ma è gasato dalle due vittorie consecutive ottenute contro Chievo ed Inter. Anche se abbiamo un calendario difficilissimo credo che nove punti sia un buon margine; poi dietro di noi c’è anche l’Empoli, che non sta facendo risultati brillantissimi. Quest’anno si gioca a chi fa peggio: in un altro campionato il Genoa oggi sarebbe in serie difficoltà, perché negli ultimi tre mesi ha portato a casa quattro punti. La fortuna è stata aver disputato un girone d’andata dove la squadra era convinta di giocarsi l’Europa, inanellando una striscia di risultati che sembravamo una delle sorprese del campionato. Poi c’è da dire che una squadra è tenuta da 4-5 giocatori e gli altri intorno: se ti vengono a mancare è finita. Noi non abbiamo perso solo giocatori validi, ma uomini spogliatoio”.

Il trait d’union tra calcio e musica può essere riconducibile alla passione mista a talento. Concetti che lei riprende in due ultimi suoi lavori: “Ave Maria, facci apparire” e il suo ultimo e-book “Nudo”.

“La mia vita è fatta di calcio e musica: a 6 anni i primi calci ad un pallone, mentre ad 8 ho iniziato a suonare il pianoforte. Passione e talento sono concetti fondamentali che, purtroppo, con il consumismo sono andati a farsi benedire. Io sono un meritocratico. Se nel calcio non puoi mentire più di tanto, con la tecnologia di oggi nella musica puoi mistificare di più. Ogni domenica lo vedi in diretta se uno è scarso o ha dei numeri, ma nella musica non è così. E sarà ancora peggio con Youtube. Il problema è: come puoi fermare una roba del genere? Tutto questo è un disastro ecologico tipo Chernobyl. Avremo generazioni di idioti con la patente, ma è normale: se non c’è più selezione, vale tutto. A sistemare questo disastro ecologico ci metteremo anni. Gli esempi che abbiamo oggi per la maggior parte nella società sono mediocri in fase discendente e purtroppo il successo oggi è determinato anche dall’immedesimazione: ma come posso io immedesimarmi in qualcuno che fa qualcosa che io non so fare? E’ più facile che mi immedesimo in uno come me per poter dire che posso sognare anche io. Il problema è che così facendo si abbasserebbe il livello ad un punto tale che non uscirebbe più niente di buono”.

E’ interessante anche la storia della sua metamorfosi calcistica: prima legato ai colori blucerchiati poi a quelli rossoblu.

“Quando a 9 anni ti prende una squadra come la Sampdoria è chiaro che diventi sampdoriano. Il mio povero papà genoano doveva accompagnarmi tutte le settimane agli allenamenti e soffriva come una bestia. Noi la domenica eravamo sempre allo stadio: una a vedere il Genoa, l’altra la Sampdoria. Per me il calcio è sempre stato importante. Arrivato alla Primavera, ero convinto che la mia vita sarebbe stata quella del calciatore; invece il mio destino fu tutt’altro. Mi riscontrarono una decalcificazione femorale che mi disgregò la testa del femore sinistro, frutto di una patologia ghiandolare. Non sentivo alcun dolore: se ne accorse mia madre che vedendomi zoppicare mi costrinse a fare degli accertamenti. Provarono a curarmi facendo un esperimento: mi hanno riposizionato il femore sulla sede giusta e hanno atteso la ricostruzione dell’osso. Sono rimasto a letto per un anno in un sarcofago di gesso, tolto il quale non avevo il coraggio di guardarmi neanche la gamba. Chiaramente la Sampdoria mi disse: “Grazie, arrivederci!” e il mio sogno era andato infranto. L’anno successivo morì mio padre, andai allo stadio a vedere una partita del Genoa e feci outing: “Io sono genoano”. Se mi avessero detto a 15 anni che avrei composto l’inno del Genoa non ci avrei creduto. E sono un genoano doc: anche se sono in Cina, cerco e trovo il modo di vedere la partita. Ma non sono troppo anti-sampdoriano: il genoano vero preferisce vincere il derby e magari andare in serie B, io preferisco perdere il derby e pensare di arrivare in Europa. Il calcio prima non era i soldi ma l’appartenenza alla squadra: non prendevamo una lira, acquistavamo le tute in un negozio e poi la società ci rimborsava una parte di quanto speso, la borsa d’allenamento la acquisivi dai pulcini e più era usata e più acquistava valore. Quel valore che il calcio ha perso”.

  


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ESCLUSIVA | Manfredonia: “Sarri sta facendo un ottimo lavoro con una rosa non di primissimo piano. Derby? Giocarlo un grande sogno per un ragazzo di Roma”

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Una partita che non ha bisogno di presentazioni, una gara che “ferma” l’intera città di Roma. Questo è Lazio-Roma, il Derby della Capitale. Alle 18:00 è in programma, allo Stadio Olimpico di Roma, il fischio d’inizio, tra due squadre reduci da differenti stati d’animo dopo i risultati dello scorso giovedì in Europa. In vista della stracittadina, valida per la 27° giornata di Serie A ed importante in chiave corsa ad un posto in Champions League, la redazione di LazioPress.it ha intervista, in esclusiva, un doppio ex che ha vestito entrambe le maglie nella sua carriera: Lionello Manfredonia. Cresciuto nelle giovanili biancocelesti, trascorre ben otto stagioni con la maglia della Prima Squadra. Prima di approdare poi in giallorosso per tre anni, Manfredonia indossa per due stagioni la maglia della Juventus, conquistando anche lo Scudetto nella stagione ‘85/’86.

 

La Lazio alterna grandi vittorie e prestazioni, come quella di Napoli, o contro Milan ed Atalanta, a partite sottotono dove lascia per strada punti preziosi. Qual è il suo pensiero sul lavoro svolto da Sarri fin qui?

“Sarri sicuramente sta facendo un ottimo lavoro pur avendo una rosa non di primissimo piano. Romagnoli sembra un giocatore pienamente recuperato dopo le opache stagioni al Milan, Patric un giocatore che sta migliorando di partita in partita”.

Anche la Roma, nei risultati, ha degli alti e bassi. In termini di gioco invece, quali differenze ci sono tra la squadra di Mourinho e quella di Sarri? Chi tra questi due grandi allenatori vede avanti nel proprio percorso?

“Anche la Roma ha una rosa ristretta, ma quando ci sono tutti può fare grandi partite, come contro il Salisburgo in Europa o la Juventus in campionato”.

Da doppio ex di Lazio e Roma, com’è vivere l’attesa, la settimana del Derby della Capitale da calciatore? Che sensazioni, emozioni ha provato?

“Per un calciatore che nasce nel vivaio di Lazio o Roma l’impatto emotivo alla stracittadina è diverso da chi viene da fuori. Se le cose vanno male, il tifoso lascia perdere gli “stranieri” e critica i giocatori locali. Per me è stato più semplice disputare il derby di Torino, molto meno coinvolgente. Ma comunque rimane un grande sogno per un ragazzo di Roma poterlo disputare”.

Tra Lazio e Roma ci sono solo due punti di differenza e, insieme ad Inter, Milan ed Atalanta, sono in piena lotta per un posto nella prossima Champions League. Tre posti per cinque squadre, quante possibilità hanno i biancocelesti di qualificarsi? Che lotta vede per queste 12 giornate che rimangono?

“È un campionato strano, svoltosi in due fasi, prima e dopo il Mondiale. Anche le piccole squadre tolgono punti alle grandi, solo il Napoli è al di sopra di tutti. Parecchi infortuni poi hanno condizionato le squadre, vedi Immobile nella Lazio o Dybala nella Roma. Entrambe possono rientrare nelle prime quattro”.

 


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