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FOCUS – La parabola di Candreva: fallimento Inter e quel ‘Vado via per vincere tutto’
Guardando Inter-Sassuolo, domenica scorsa all’ora di pranzo, è venuto quasi automatico pensare a quelle parole che tanto fanno sorridere arrivati a questo punto della stagione: “Vado all’Inter per vincere tutto, per me è un salto di qualità in carriera”. Osservando la pochezza della squadra nerazzurra, saltano all’occhio (di nuovo) quelle dichiarazioni rilasciate da Antonio Candreva nei suoi primi mesi a Milano.
Estate 2016, la storia tra Antonio Candreva e la Lazio è giunta al termine. Meglio cambiare, e provare a vincere. Parole sue eh. Ed ora, a due giornate dalla fine del campionato, risulta impietoso il riepilogo in casa Inter: fuori dall’Europa League, eliminata dalla Coppa Italia (per mano della Lazio a San Siro), società e squadra in piena confusione. Ah, l’obiettivo stagionale era la Champions…E allora, ecco che dopo la doppietta di Iemmello ritornano in mente quelle parole. Un’annata tormentata per l’Inter, tra sogni e illusioni, passando per 4 allenatori: Mancini (lo ha richiesto lui a Suning) De Boer, Vecchi, Pioli ed ora ancora Vecchi. La vittoria in casa con la Juventus lasciava presagire un campionato di vertice, ma quel pomeriggio di settembre rimarrà l’unica gioia della gestione De Boer. Via l’olandese, squadra affidata momentaneamente a Vecchi, tecnico della Primavera, prima di puntare su Pioli. “Deluso da Pioli, meritavo la fascia da capitano alla Lazio”, poi corregge il tiro Candreva al momento del ricongiungimento all’Inter: “Lo chiamavano mio papà, nessun problema con lui è l’uomo giusto per vincere”. Chiamasi coerenza…
Il 31 gennaio c’è Inter-Lazio, quarti di Coppa Italia. Passano i biancocelesti grazie alle reti di Felipe e Biglia, a nulla serve il gol nel finale di Brozovic. Sconfitta pesante, fallito un obiettivo proprio contro la Lazio. In campionato le cose vanno bene con una serie di vittorie consecutive prima del ko interno con la Sampdoria che apre una crisi senza fine con due punti in sette partite. Arriva così l’esonero di Pioli, (ri)torna Vecchi, ma intanto l’obiettivo minimo , l’Europa League, è ormai andato via. Rimorsi? Troppa arroganza? Si, forse, basta vedere (ammirare) cosa è riuscita a fare la Lazio di Inzaghi: Europa League raggiunta (un miraggio ad Auronzo), finale di Coppa Italia e aver ritrovato l’amore della sua gente e della Nord.
Domenica sera all’Olimpico ci sarà Lazio-Inter, una partita senza troppe pretese ma con i biancocelesti a caccia di altri record in una stagione già ricca di numeri e primati assoluti. Prima del match, Candreva dovrebbe andare sotto la Nord per rendere omaggio ai tifosi. Non si è lasciato bene con il popolo laziale, dopo un’avventura iniziata male per i suoi ‘passati’ romanisti, prima di diventare un idolo della tifoseria nei suoi quattro anni e mezzo nella capitale. Un ritorno all’Olimpico, la sua ex casa, tra rimpianti e un’accoglienza ancora tutta da scoprire.
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MOVIOLA – Ayroldi gestisce una gara fisica: dubbi sul gol annullato a Casale, giusta l’espulsione per il Verona
Termina la sfida delle 15:00 tra Hellas Verona e Lazio con il risultato di 1-1. A dirigere l’incontro è stato il signor Giovanni Ayroldi, che ha gestito una gara fisica e con diversi episodi arbitrali. Nel primo tempo poco d segnalare, qualche svista per l’arbitro come in occasione del fallo fischiato a Zaccagni, che in realtà aveva recuperato il pallone. Per il resto, un ammonito per parte, Duda per il Verona e Marusic per la Lazio.
Nella seconda frazione, sono aumentati gli episodi: la squadra di casa pareggia, i biancocelesti ritravano il vantaggio con Casale il cui gol viene però annullato. Il Var infatti richiama Ayroldi all’on field review, che valuta a spinta del difensore della Lazio troppo evidente, e quindi la rete viene annullata. Successivamente, in casa gialloblù viene espulso Duda già sanzionato nel primo tempo, un rosso che forse sarebbe dovuto arrivare prima. La gara si conclude con 3 ammonizioni in casa Lazio.
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