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Potremmo iniziare a scrivere direttamente in portoghese ormai. Una seconda lingua a Formello. Dai brasiliani Wallace, Leiva ed Anderson ai lusitani Bruno Jordao, Neto e Nani. Un idioma conosciuto nel mondo soprattutto grazie al pallone. Il pallone che ha cambiato la vita a Luis Carlos Almeida da Cunha. La storia di Nani infatti è una storia difficile, fatta di addii, sofferenze ed emozioni. Una storia che ha però fortunatamente un lieto fine. Un finale che ha fatto incrociare i destini del nativo di Capo Verde e della Lazio.
– L’abbandono, la solitudine, il trasloco
Come ha sempre raccontato nelle sue interviste, la sua infanzia è stata caratterizzata dall’instabilità e dalla povertà. Una povertà che spesso lo costringeva a dormire in 6 in una camera, o peggio, a non mangiare per giorni. I fratelli più grandi portavano a casa quello che potevamo andando a rubare in giro per il paese. Un momento della vita segnato soprattutto dall’abbandono dei genitori. Prima del padre, poi dalla madre. A 7 anni papà Domingos parte senza fare più ritorno, lasciando la famiglia senza spiegazioni. 5 anni più tardi è la madre Maria ad andarsene via in Olanda per iniziare una nuova vita. Luis e i fratelli restano soli, indifesi. Vitale fu la scelta della zia Antonia di prendersi cura di loro e di crescerli facendo il possibile. Dopo aver lasciato Capo Verde, decidono di trasferirsi in Portogallo, dove vissero a Santa Filomena. Un quartiere autocostruito che plasmerà caratterialmente il futuro calciatore.
– La nuova vita in Portogallo, il soprannome, il pallone
Nani, come ha spesso rivelato sua zia, è sempre stato un ragazzo responsabile, che difficilmente si faceva influenzare dagli altri. Il resto dei ragazzi, che crescevano in quelle condizioni, diventavano nella maggior parte dei casi criminali o spacciatori. Lui no. Lui aveva pensiero fisso solo per una cosa: il pallone. Un oggetto che in Africa non aveva mai avuto la fortuna di vedere. Era stato letteralmente rapito da quella sfera di cuoio. “Giocava per 6/7 ore consecutive senza mai fermarsi” svela Antonia. Destro-sinistro, sinistro-destro. Luis era diventato un’attrazione nel quartiere. E quando non calciava andava a in giro con amici e fratelli. Visitava spesso una associazione, una sorta di palestra, dove venivano praticati sport da combattimento e capoeira. Salti, capriole, piroette. I bambini osservavano e sognavano di poter emulare quelle gesta. “La mia esultanza con capriola deriva da qui. I mie amici mi prendevano in giro, dicevano che non avrei mai potuto farla. Io alla fine l’ho fatta diventare la mia esultanza” racconta ai media portoghesi. Ah, “Nani” perché la sorella lo soprannominò così. Lui se ne è affezionato e non lo ha più lasciato. Ma fu solo grazie ad un certo Luis Dias che la vita di quella sfortunata famiglia cambiò. E lo fece grazie alle straordinarie doti calcistiche di quel giovane prodigio. Lo portò con se in giro per il Portogallo. Non poteva restare senza squadra. Fu visionato da parecchi club, e prima di firmare con lo Sporting Lisbona fu ad un passo dai rivali del Benfica. Fino a diciotto anni Nani non possedeva nemmeno i documenti.

Lisbon, PORTUGAL: Sporting’s Nani (C) jumps to celebrate after scoring next to teammate Liedson (R) as Leiria’s Eder looks dejected during their premier league football match at the Alvalade stadium in Lisbon 02 october 2006. AFP PHOTO/ NICOLAS ASFOURI (Photo credit should read NICOLAS ASFOURI/AFP/Getty Images)
– L’Inghilterra, Cristiano Ronaldo, il perdono
Dopo gli anni trascorsi nel club bianco verde arriva la chiamata del Manchester United. Un’opportunità clamorosa. Nani decide di trasferirsi, raggiungendo l’amico Cristiano. Ronaldo giocherà un ruolo fondamentale nella vita di Luis. Si perché il giovane nipote di zia Antonia a Manchester non si riesce ad ambientare. Il clima, il cibo, i ritmi, la lingua. Tutto nuovo. L’attuale stella del Real decide così di ospitarlo a casa sua. Piscina, ping pong, feste. Nani si riprende, i due si divertono. Due portoghesi in Inghilterra. Potrebbe essere un titolo di un film. Poi il debutto all’Old Trafford. Il teatro dei sogni come sfondo del successo di quello sfortunato ragazzo. “Alla fine dovetti lasciare la casa di Cristiano, dovevo vivere la mia vita. Non fu facile abitare da solo in una casa grande. Sembrava essere stregata di notte” scherza al Daily mail. Un ragazzo con il sorriso stampato in faccia. Un ragazzo che non ha avuto rimpianti e che ne corso del tempo è sempre riuscito a perdonare tutto e tutti. Anche il padre e la madre che, a distanza di molti anni, sono tornati da lui. Affezionato alla sua dura infanzia e ai suoi 10 fratelli. Pensare che a casa conserva accuratamente il primo paio di scarpini Lotto regalati dal suo mentore Luis Dias.

Cristiano Ronaldo and Nani biting on their winning medals after the UEFA Champions League Final between Chelsea and Manchester United at the Luzhniki Stadium in Moscow, Russia. (Photo by liewig christian/Corbis via Getty Images)
– Turchia, Spagna ed ora l’Italia
Dopo gli infiniti successi con i Red Devils e i trascorsi in Turchia al Fenerbache e in Spagna al Valencia, Nani approda in Italia dove vestirà la maglia numero 7 biancoceleste. La Lazio accoglie un talento puro, un uomo d’esperienza. Fondamentale per affrontare una competizione come l’Europa League. Da Capo Verde a Roma, dalle case costruite con la lamiera al Colosseo. La storia pazza e affascinante di Luis Carlos Almeida da Cunha.

KAZAN, RUSSIA – JUNE 28: Nani of Portugal looks on during the FIFA Confederations Cup Russia 2017 Semi-Final match between Portugal and Chile at Kazan Arena on June 28, 2017 in Kazan, Russia. (Photo by Matthew Ashton – AMA/Getty Images)
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