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Vista sul Colosseo e cucina all’altezza della visuale mozzafiato. Esiste davvero un posto così su questa terra? Ovvio. Basta andare all’Aroma Restaurant e assaggiare le pietanze di Giuseppe Di Iorio, 1 stella Michelin. Un’esperienza impossibile da dimenticare, che ha stregato persone di ogni nazionalità, famose e non. Non fanno eccezione i giocatori della Lazio, ormai presi per la gola da questa cuoco nel cuore antico di Roma. De Vrij, Milinkovic, Bastos, per citarne alcuni, e soprattutto Felipe Anderson. Il brasiliano è uno dei più assidui frequentatori dello chef (ma chiamatelo solo cuoco) Di Iorio, laziale da sempre. Così quest’ultimo è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Laziopress.it per raccontare aneddoti e retroscena dell’Aroma, situato sulla terrazza di Palazzo Manfredi.
“Prima qui– esordisce Di Iorio – c’era solo un hotel e nient’altro. Si è deciso così di aprire un ristorante gourmet e da lì è partito tutto, non ci siamo più fermati. 15 anni fa Roma a livello culinario era vista come la città delle trattorie, dei maccheroni alla Alberto Sordi, ora invece ha fatto il salto di qualità. Il Lazio è molto cresciuto sotto questo punto di vista anche se Milano, e in generale la Lombardia, restano ancora avanti”.
Una passione, quella per la cucina, che ha origini ben precise. “E’ alla fine delle scuole medie, quando feci l’alberghiero. Ai miei tempi ce n’era uno solo, era una cosa rara, non era come oggi che tra scuola private e pubbliche si ha l’imbarazzo della scelta. Ho iniziato a lavorare al ristorante, ma una volta entrato in albergo non sono più uscito”. In questi anni sono cambiate tante cose, compresa la figura del cuoco: “Oggi si dice chef perché fa più ‘figo’. E’ questo il messaggio sbagliato che mandano i vari reality culinari, fanno pensare che quello del cuoco sia un mondo perfetto, senza sacrifici. Invece non è così: noi entriamo in cucina e non sappiamo quando usciamo, sacrificando molto tempo per la famiglia.
“Oggi si dice chef perché fa più ‘figo’ ma questo è un messaggio sbagliato”
Proprio l’altro giorno Felipe Anderson alle 17 era incredulo del fatto che fossi in cucina dalla mattina presto e che prima di tornare a casa sarebbero dovute passare ancora molte altre ore. Ai miei tempi avevamo fame per la passione, non per la fama. Si deve capire che questo è il lavoro più bello del mondo, che ti permette di girare tanti posti e imparare molto. La cucina italiana è una cosa seria, ce la invidiano in tutto il mondo. Detto questo però bisogna prendere atto dei cambiamenti, adattandosi ai tempi moderni altrimenti si è fuori. Siamo imprenditori di noi stessi”.
Dicevamo però dei giocatori della Lazio ormai rapiti dalla sua cucina: “Gli ho detto che forse stanno andando bene…grazie ai miei piatti! Scherzi a parte, sono un grande gruppo, dei ragazzi umili, tutti alla mano. Sono passati in molti, Milinkovic, Luis Alberto, de Vrij, Caicedo e la moglie. Quando passano mangiano sempre leggero e ovviamente non toccano mai l’alcol. Il calciatore che mi ha più sorpreso è Di Gennaro, è sicuramente il più gourmet della squadra, chiede dettagli su tutti i piatti. Quello che viene più spesso è però Felipe Anderson, abbiamo un bel rapporto. Lui mi ricorda molto Boksic, le sue giocate fanno spellare le mani. Non vedo l’ora che rientri”.
“Con Felipe Anderson ho un ottimo rapporto, mi ricorda molto Boksic”
Nessun dubbio quindi sulla sua fede calcistica: “Tifo ovviamente Lazio, sto anche ideando un piatto che la riguarda per un concorso, uscirà a giorni. Possiamo dedicarlo a uno sportivo ma non posso aggiungere altro. Non solo Lazio però, visto che faccio anche le cene ufficiali della Champions con la Roma, il presidente Pallotta lo sa e ogni volta cerca inutilmente di farmi cambiare squadra. Amo comunque tutto il calcio, domani giocherò all’Acqua Acetosa la partita chef contro stampa, sarò il capitano. L’altro giorno ho avuto anche il piacere di vedere a Roma la coppa della Champions League da vicino, insieme a Puyol. Mi ha positivamente colpito il fatto che la possano toccare solo gli ambasciatori UEFA”.
“Pallotta ogni volta cerca inutilmente di farmi cambiare squadra”
Tanti, tantissimi, i vip avuti a cena, difficile pretendere di più: “Ho avuto la fortuna di avere attori, calciatori, cantanti e capi di stato, perfino George Bush. Mi sono emozionato con Morgan Freeman, pensi che una volta la compagna di Woody Allen è voluta tornare a mangiare la sera successiva. Ricordo anche con piacere quando la Regina Elisabetta mi inviò una lettera per ringraziarmi. Ecco perché non posso assolutamente lamentarmi. Se però dovessi fare un nome direi Madonna, mi piacerebbe cucinare per lei”. Il condottiero di questa Lazio invece è mai venuto? “No, Inzaghi non è mai passato. Lo aspetto. Magari potremmo cucinare a 4 mani con il cuoco della Lazio, Giocondo”. E’ una promessa…
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