Torna l’appuntamento con la rubrica “L’angolo del tifoso” in cui i veri protagonisti siete voi. Oggi è il turno di Filippo, laziale da sempre e cresciuto nel mito di Pavel Nedved. Segue la sua Lazio in casa ed in trasferta, e tra i suoi ricordi brucia ancora la disfatta di Salisburgo. Ma è pronto a non perdersi ancora neanche una partita, di un campionato che con l’arrivo di Cristiano Ronaldo acquista ancora più fascino….
Come e grazie a chi è nata la tua passione per la Lazio?
“La passione per la Lazio mi è stata trasmessa da mio padre che fin da piccolo mi portava allo stadio. Tutti gli anni abbonati in Monte Mario, non ne saltavamo una…”
Cosa rappresenta per te Inzaghi?
“E’ un grande allenatore, che a differenza di molti ha fatto molta gavetta: sa gestire i giovani e lo spogliatoio, essendo stato prima giocatore, oltre che essendo laziale avendo vissuto per anni nel mondo biancoceleste”.
Qual è stato il tuo primo giocatore preferito? Quello attuale invece?
“Pavel Nedved. Impazzivo per le sue giocate e per la grinta che metteva in campo: piansi tutta l’estate quando venne acquistato dalla Juventus, giuro. Quello attuale è Milinkovic Savic: tecnico, forte ed alto …nient’altro da aggiungere”.
Da quando segui la Lazio, qual è stato il momento più bello? E quale quello più brutto?
“Il momento più bello? Il 26 maggio: alzare in faccia il trofeo a quelli sull’altra sponda del Tevere è stata un emozione unica ed irripetibile. Ricordo ancora il boato al gol di Lulic. Salisburgo la delusione più grande: sarebbe stata l’occasione per riportare la Lazio in alto in Europa dopo l’epoca Cragnotti, e a stento sono riuscito a parlare dopo il fischio finale”.
Cosa significa per te essere della Lazio?
“La Lazio per me è tutto. Rappresenta ciò che viviamo nella nostra vita: sofferenza, gioia, passione, delusione e caparbietà. La Lazio è una famiglia, è il combattere soli contro tutti. La Lazio insegna a non arrendersi mai, a soffrire (la maggior parte delle volte) e soprattutto a sapere che nella vita sarai sempre solo e devi imparare a cavartela. L’essere laziale significa, nella maggior parte dei casi, essere dalla parte del torto. L’essere laziali significa essere etichettati, essere giudicati ed essere criticati pur senza aver le basi per farlo. A noi questo fa solo che comodo: ci unisce e ci fortifica. La Lazio è (come spesso cantiamo), l’unica fede e una grande passione. Essere laziale è differenziarsi, l’andare controcorrente e, soprattutto ti insegna a non mollare mai, di fronte a qualsiasi ostacolo”.
La Lazio ha ceduto Felipe Anderson ed il futuro di Milinkovic Savic è in bilico…
“Felipe Anderson aveva finito il suo percorso alla Lazio e non avendo più le motivazioni era giusto che andasse via. Ritrovo in lui un talento cristallino ma con poca personalità. Milinkovic spero rimanga anche perché ce ne sono pochi al mondo come lui, anche se una sua eventuale cessione porterebbe risorse utili ad accrescere il valore tecnico di tutta la rosa”.
Come vedi Cristiano Ronaldo in Serie A.
“Il valore di Cristiano Ronaldo è indiscutibile, e giocando in una rosa come quella della Juventus avrà pochi problemi ad affermarsi agli stessi livelli della Liga. Una cosa è certa: con lui il campionato italiano ha acquistato più valore”.
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