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ESCLUSIVA | Il cavaliere Luca Marziani: “Quando gioca la Lazio mi trasformo! Milinkovic come il mio Tokyo e Strakosha un ‘cavallo’ su cui punterei”

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Il mio sogno? Fare una delle gare più importanti della mia vita dentro al mio stadio, al nostro stadio, e vedere i colori della Lazio con la Curva piena e la Tribuna biancoceleste; a quel punto sarei soddisfatto e potrei terminare la mia carriera”, così esordisce Luca Marziani, il cavaliere che occupa l’ottava posizione del ranking italiano. Parteciperà al Longines Global Champions Tour di Roma, che si terrà dal 6 al 9 settembre, il classe ’79  di Civita Castellana ed, intervenendo in esclusiva ai microfoni di LazioPress.it, ha manifestato la sua fede calcistica: “All’Olimpico mi trasformo: ai gol della Lazio finisco tre file avanti, corro verso il campo”. Tokyo e Don’t Worry B i suoi cavalli: il primo, che il viterbese accosta al “SergenteMilinkovic, è il suo fido compagno cresciuto nel tempo: qualità, classe e doti atletiche. Tra equitazione e Lazio, così si divide l’aviere campione italiano.

Sin da piccolo ti sei dedicato ai cavalli, quando hai capito che la tua passione poteva diventare un lavoro?

Direi che è iniziato tutto per gioco, visto che nessuno in casa aveva questa passione. Eravamo in vacanza in montagna, avevo 6 anni, mio padre mi ha portato in un maneggio ed ho fatto un giro su un piccolo pony: così è nato tutto. Verso i 12 anni qualche allenatore delle zone limitrofe a Roma ha iniziato ad affidarmi i suoi cavalli e sotto la gestione del mio allenatore di allora mi sono ritrovato a 14 anni completamente circondato da questi animali. Non so neanche se l’ho scelto o è stata proprio l’equitazione a scegliere me come professionista: ad ogni modo ringrazio questo mondo, gli sono grato, è la mia passione”.

Cavalli e Lazio, come sono nate queste due passioni?

L’equitazione è nata appunto per gioco, visto che in famiglia nessuno è cavaliere. Anche l’amore per la Lazio è venuto fuori un po’ allo stesso modo: i miei parenti dalla parte di mamma tifano tutti per la Juventus, mentre la parte di mio padre segue il Milan. Un mio zio laziale, quando avevo solo 3/4 anni, mi portava allo stadio ed è nato subito questo amore folle: io sono innamorato perso della Lazio. Soffro e gioisco in tutto insieme alla squadra”.

Qual è stato il tuo primo giocatore preferito? Quello attuale invece?

In assoluto mi viene in mente Ronaldo, tornando indietro nel tempo. Parlo del brasiliano, del ‘fenomeno’. Da laziale dico Beppe Signori. Tra gli attuali, amo Marco (Parolo ndr) per l’impegno ed il carattere che ha, insieme a Lucas Leiva, che mi piace per gli stessi motivi. Sono loro i biancocelesti che amo di più. Inoltre sono molto curioso di vedere in azione Correa che ho seguito attraverso qualche spezzone, anche grazie a voi di LazioPress.it, e mi piace molto come giocatore; spero che presto il mister lo metta in campo come titolare”.

Quale è stata la tua vittoria più importante?

Quella di quest’anno a Piazza di Siena, insieme agli altri tre ragazzi della Nazionale. Abbiamo vinto la Coppa della Nazione. Quella è una gara che tutti i cavalieri italiani sognano almeno di disputare. Vincerla è complicatissimo, quindi ho esaudito un sogno. E’ una delle gare più importanti e difficili del mondo e vincerla davanti al pubblico di casa per me romano potete immaginare che emozione è stata. E’ come giocare la finale di Champions League all’Olimpico e segnare un gol decisivo. La paragono a questo”.

Da quando segui la Lazio, quale è stato il momento più bello? E quello più brutto?

Quello più bello il 26 maggio, anche se è scontato. Ho proprio pianto. Io ero a Piazza di Siena, ho finito la gara alle 17.45 e mi sono ritrovato a vedere la partita a casa di un amico romanista che abitava in zona. Il nostro accordo era di rimanere in silenzio fino al termine della gara, ma al gol sono uscito ed ho seguito gli ultimi minuti in radio. Mi sono diretto al ristorante di un mio amico, dove si ritrovano molti laziali, ed ho finito di festeggiare lì. Che emozione! Poi ovviamente aggiungo lo scudetto del 2000, che ho vissuto in pieno…grande Lazio. Ogni partita però mi dà grandi emozioni, incredibili. Perdo il lume della ragione, ma me la vivo così. Anche la mia fidanzata non capisce come possa venire prima la Lazio, poi i cavalli e subito dopo gli affetti cari (ride ndr). Il momento brutto? Io da sportivo e da laziale, mi vivo tutto. Di recente dico l’ultima partita di campionato contro l’Inter: quella l’ho odiata e non l’ho capita, la Lazio ha dominato. E’ una sconfitta che mi ha fatto male. Mi infastidiscono le partite in cui sembra che dobbiamo ‘necessariamente’ perdere: lo scorso anno numerose gare non mi sono andate giù”.

Cosa ti aspetti da questa nuova stagione, sia calcistica che professionale?

Per quanto riguarda il calcio, date le statistiche, so che la Lazio ogni volta che ha perso le prime due gare, ha poi raggiunto qualcosa di importante. Mi aspetto che faccia un campionato almeno all’altezza dello scorso anno e che, anche grazie agli innesti arrivati soprattutto a centrocampo, si giochi qualche carta in più. Forse ci manca un attaccante, ma spero in un’ Europa League da protagonisti ed un campionato che ci permetta di raggiungere la Champions. Baratterei la vincita del campionato, con una delle mie vittorie più importanti. Per quanto riguarda invece la mia carriera, partirò per i campionati del mondo ed ora tutta la mia attenzione è lì. Dopo questo, valuteremo insieme al ct se far partecipare il mio cavallo anche alla finale al circuito della Coppa della Nazioni a Barcellona. A fine ottobre inizierà la stagione di Coppa del Mondo, alla quale non ho ancora deciso se partecipare o far riposare un po’ il mio cavallo”.

Facciamo un gioco: che tipo di cavalli sarebbero i vari Immobile, Milinkovic, Parolo, Leiva, Luis Alberto e Strakosha?

Immobile sarebbe un cavallo determinato con la voglia di combattere, uno di quelli con la vittoria in testa. Ci sono dei cavalli che entrano in campo gara sapendo quello che devono fare e desiderandolo. Milinkovic il fuoriclasse ‘tardivo’, detto nel gergo dell’equitazione: mi ricorda un po’ Tokyo che fino ai 9 anni (età in cui un cavallo deve già dimostrare) aveva del potenziale inespresso, discontinuo; a volte grandi dimostrazioni, a volte appena la sufficienza. Fino ad arrivare poi al salto di qualità, avvenuto lo scorso anno. Io amo tutti i giocatori della Lazio e spero che lui presto possa dare continuità al suo valore, perché con lui potremmo veramente vincere il campionato, visto che per me ha le qualità per vincerlo da solo. Parolo sarebbe un cavallo da endurance, di quelli che fanno 180 km al giorno, grande cuore, grandi polmoni e tanta professionalità. Uno di quei cavalli seri a cui magari manca l’estro, il genio, però io amo chi si impegna e mette tutto se stesso. Leiva  sarebbe uno di quei cavalli che ti danno sicurezza appena sali, quelli che non ti tradiranno mai. Ogni cavaliere, quando sale a cavallo, si accorge dei pregi e dei difetti: con lui stabilisci subito che puoi saltare tre metri senza paura. Per quanto riguarda Luis Alberto, a lui mi legano odio e amore: è un altro possibile fuoriclasse, ma non ha il fuoco negli occhi. A differenza mia, che darei anche la vita per la squadra, tende ad essere protagonista. Vedo un talento smisurato che si perde in un bicchiere d’acqua, se lo incontrassi glielo direi: a me da sportivo dispiacerebbe perdere una gara sapendo di non aver dato tutto. Strakosha un puledro di belle speranze: ha grandissime qualità ma ha ancora un po’ testa calda ed è insicuro in alcune situazione. Come un cavallo che a sei anni è ancora un po’ ingenuo, ma con grande personalità e grandissima prospettiva: per me può diventare un fortissimo portiere e non ce ne sono tanti. E’ un cavallo su cui punterei”.

Raccontaci quanto sei laziale…

“Ricordo benissimo un Lazio-Chievo dello scorso anno: il primo tempo è stato un dramma, con la porta avversaria maledetta, stavo diventando pazzo. Io allo stadio mi trasformo letteralmente, mi esalto. Poi la Lazio ha fatto 5 gol e sono finito tre file avanti, cadendo di testa, quasi facendo una capriola. Quando gareggio di domenica provo a spostare gli orari in base alle partite dei biancocelesti. Se poi c’è il derby non ne parliamo: non ho preso parte al barrage di un Gran Premio Internazionale. Se gioca la Lazio gioisco ovunque sono. Inoltre ho dato il meglio di me quando Strakosha parò il rigore allo Stadium: urlavo come un pazzo ed ho chiamato l’ex ct della Nazionale che è juventino, ma da sportivo mi ha capito visto il bel rapporto che abbiamo. Il ct attuale invece è laziale quanto me”.

 

  


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ESCLUSIVA | Manfredonia: “Sarri sta facendo un ottimo lavoro con una rosa non di primissimo piano. Derby? Giocarlo un grande sogno per un ragazzo di Roma”

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Una partita che non ha bisogno di presentazioni, una gara che “ferma” l’intera città di Roma. Questo è Lazio-Roma, il Derby della Capitale. Alle 18:00 è in programma, allo Stadio Olimpico di Roma, il fischio d’inizio, tra due squadre reduci da differenti stati d’animo dopo i risultati dello scorso giovedì in Europa. In vista della stracittadina, valida per la 27° giornata di Serie A ed importante in chiave corsa ad un posto in Champions League, la redazione di LazioPress.it ha intervista, in esclusiva, un doppio ex che ha vestito entrambe le maglie nella sua carriera: Lionello Manfredonia. Cresciuto nelle giovanili biancocelesti, trascorre ben otto stagioni con la maglia della Prima Squadra. Prima di approdare poi in giallorosso per tre anni, Manfredonia indossa per due stagioni la maglia della Juventus, conquistando anche lo Scudetto nella stagione ‘85/’86.

 

La Lazio alterna grandi vittorie e prestazioni, come quella di Napoli, o contro Milan ed Atalanta, a partite sottotono dove lascia per strada punti preziosi. Qual è il suo pensiero sul lavoro svolto da Sarri fin qui?

“Sarri sicuramente sta facendo un ottimo lavoro pur avendo una rosa non di primissimo piano. Romagnoli sembra un giocatore pienamente recuperato dopo le opache stagioni al Milan, Patric un giocatore che sta migliorando di partita in partita”.

Anche la Roma, nei risultati, ha degli alti e bassi. In termini di gioco invece, quali differenze ci sono tra la squadra di Mourinho e quella di Sarri? Chi tra questi due grandi allenatori vede avanti nel proprio percorso?

“Anche la Roma ha una rosa ristretta, ma quando ci sono tutti può fare grandi partite, come contro il Salisburgo in Europa o la Juventus in campionato”.

Da doppio ex di Lazio e Roma, com’è vivere l’attesa, la settimana del Derby della Capitale da calciatore? Che sensazioni, emozioni ha provato?

“Per un calciatore che nasce nel vivaio di Lazio o Roma l’impatto emotivo alla stracittadina è diverso da chi viene da fuori. Se le cose vanno male, il tifoso lascia perdere gli “stranieri” e critica i giocatori locali. Per me è stato più semplice disputare il derby di Torino, molto meno coinvolgente. Ma comunque rimane un grande sogno per un ragazzo di Roma poterlo disputare”.

Tra Lazio e Roma ci sono solo due punti di differenza e, insieme ad Inter, Milan ed Atalanta, sono in piena lotta per un posto nella prossima Champions League. Tre posti per cinque squadre, quante possibilità hanno i biancocelesti di qualificarsi? Che lotta vede per queste 12 giornate che rimangono?

“È un campionato strano, svoltosi in due fasi, prima e dopo il Mondiale. Anche le piccole squadre tolgono punti alle grandi, solo il Napoli è al di sopra di tutti. Parecchi infortuni poi hanno condizionato le squadre, vedi Immobile nella Lazio o Dybala nella Roma. Entrambe possono rientrare nelle prime quattro”.

 


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