Torna l’appuntamento con la rubrica “L’angolo del tifoso” in cui i veri protagonisti siete voi. Oggi è il turno di Cosimo. Lui è il classico esempio dell’uno contro tutti. Nonostante in casa il tifo prevalente non era quello biancoceleste, il suo amore per la squadra della capitale era infinito. Ascoltiamo le sue dichiarazioni ai nostri microfoni di LazioPress.it:
Com’è nata la tua passione per la Lazio?
“La mia passione per la Lazio è nata soprattutto da quando ho iniziato ad interessarmi veramente al calcio, parliamo di quando avevo 5-6 anni. A quell’epoca, poi, la squadra numero uno al mondo era la Lazio. Innamorarsi di quella squadra era anche più semplice. Ho sempre tifato la squadra della capitale”.
Qual’è stato il primo calciatore di cui ti sei “innamorato”? E qual’è quello attuale?
“Per quanto riguarda il mio “primo amore” non è facile da individuare. Nella squadra di Cragnotti era pieno di fenomeni. Il calciatore a cui ho dato il cuore però è stato Paolo Di Canio. Soprattutto nel suo ritorno. Su quello attuale, invece, ti dico il Sergente! (Milinkovic)”.
Da quando segui la Lazio: qual’è stato il tuo momento più bello e quello peggiore?
“Beh, per il momento migliore non si può non dire il 26 Maggio. Anche se, per non finire nell’ovvio, un altro momento più bello per me è stato il rigore di Dabo in finale di Coppa Italia contro la Sampdoria. Per quanto riguarda il momento peggiore per me, è stato l’anno di Ballardini. Dopo la gran vittoria con l’Inter in Supercoppa ci si aspetava una grande stagione, invece abbiamo addirittura rischiato la retrocessione!”.
Cos’è per te la Lazio?
“Guarda te lo spiego con un esempio semplice. Quando tu organizzi i tuoi impegni in base a quando giocano i biancocelesti, mettendo in secondo piano tutto il resto, beh, questo è per me la Lazio”.
Un commento su Inzaghi?
“Posso soltanto dire che non esiste niente di meglio di un allenatore laziale. Semplicemente perfetto”.
Un ultimo commento sul campionato attuale dei biancocelesti e sull’Europa?
“Come si dice alla Lazio ne manca sempre uno per fare trentuno (Ride). Sono anni e anni che ci manca veramente poco per il definitivo salto di qualità. Partendo dalla stagione in cui l’Udinese arrivò in Champions a pari punti, fino alla stagione passata con l’Inter. Questo è anche l’ultimo grande sforzo che si chiede ala società. Aldilà del tutto la squadra è molto forte, è strutturata bene, ripeto, manca sempre quel poco che, però, risulta fondamentale”.
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