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CorSera | La Lazio è sprint solo nei primi 45’, Inzaghi deve invertire la tendenza

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Vinto appena uno degli ultimi 14 secondi tempi in campionato: quello del derby.

A Genova, contro la Sampdoria, ha colpito la bella Lazio del primo tempo: subito brillante e padrona della partita, avanti due gol già al 19’, anche in superiorità numerica a metà incontro. Una squadra forte, autorevole, autoritaria. Anche più del previsto, se pensiamo che mancava dei suoi due centrocampisti migliori, quelli di maggiore qualità tecnica: Luis Alberto (era squalificato, rientrerà domenica contro l’Atalanta) e Milinkovic-Savic (era squalificato e anche infortunato, sta lavorando per tornare in campo a Cagliari e poi ovviamente nella finale di Coppa Italia). Il problema è che le partite durano due tempi, e la Lazio nel secondo si squaglia. A Genova è capitato. Anche lì. La Sampdoria, con un uomo in meno, ha accorciato le distanze e sfiorato il pareggio, costruendo occasioni clamorose (poi è vero che anche la squadra di Inzaghi ha avuto le opportunità con Romulo e Immobile per chiudere definitivamente la gara, però in superiorità numerica). Un calo, anzi un crollo, difficile da spiegare, ma certamente non casuale: questa, per la Lazio, non è un’eccezione ma un’inquietante regola. Molla nel fisico? Cede di testa? Un po’ l’uno e un po’ l’altro, probabilmente. Di sicuro i numeri sono pazzeschi: nelle ultime 14 partite, se prendiamo in esame soltanto il secondo tempo, la Lazio ha segnato più gol dell’avversaria di turno solo una volta. È successo nel derby: i biancocelesti erano in vantaggio 1-0 nell’intervallo e la partita si è conclusa sul 3-0. Nelle altre 13 gare, o ha pareggiato (5 volte) oppure ha perso (addirittura in 8 circostanze). Questo è avvenuto con avversari forti come la Juventus, di qualità medio-alta come il Milan, la Fiorentina o la stessa Sampdoria in dieci, ma anche di livello decisamente inferiore tipo il Genoa e il Parma, il Chievo e la Spal. Inzaghi ha già affrontato con il suo staff la questione. Riguardava, inizialmente, i troppi gol incassati dalla Lazio nell’ultima parte della gara, in particolare nei quindici minuti finali. Si è interrogato sui motivi di questi numeri preoccupanti, ha cercato di individuare quale sia la causa. Adesso il problema sembra allargarsi a tutto il secondo tempo. I biancocelesti sono arrivati allo sprint conclusivo e bisogna compattarsi per arrivare più avanti possibile. Ma tra gli aspetti da migliorare nella prossima stagione c’è anche questo.

Corriere della Sera/Stefano Agresti

 


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Champions League

Provedel eroe laziale, il fratello Pierpaolo commosso: “E’ tutto frutto del suo lavoro e degli insegnamenti di nostro padre”

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Il gol di Provedel all’Atletico Madrid in Champions League ha fatto il giro del mondo. Non tanto per la rete in sé, importante perché si tratta di una manifestazione seguitissima, ma perché naturalmente non è stato un attaccante o un centrocampista, bensì un portiere a segnare la rete decisiva e questo ha spiazzato tutti, non solo i difensori e il portiere della squadra di Diego Simeone.

Un gol che è entrato nella storia perché nessun italiano aveva mai segnato in Champions League, tanto che il nome di Provedel è stato uno dei più gettonati e ricercati sul web per tutto il giorno, senza contare poi la storia di questo ragazzo, umile, serio e buono. E tutto questo non ha fatto altro che arricchire e rendere ancora più bello il gesto tecnico di questo giocatore. Un vanto per l’Italia, ma soprattutto per la Lazio e anche, e a maggior ragione, per la sua famiglia.

I Provedel sono una famiglia normale, semplice e unita, basta vedere Ivan e si capisce tutto: ragazzo per bene, educato, lavoratore serio e ligio. Quello che ha fatto il biancoceleste ha fatto impazzire il web e chi è appassionato di sport, ma anche chi vuole bene ed è legato a Ivan, come la sua famiglia che, naturalmente, non è che ami molto i riflettori.

Non ci è abituata, almeno come il fratello Ivan che di professione fa il calciatore, ma Tag24 ha intercettato il fratello Pierpaolo, responsabile acquisti della Novalinea Arredo, un negozio che fa scale per interno e pavimenti a legno in provincia di Treviso, appena sente che dall’altra parte c’è un giornalista, con educazione ci risponde che sta lavorando, ma capisce che la situazione è particolare e ci confessa di essere “ancora molto emozionato per quello che è successo” la sera prima. E si sente dalla voce: “Cosa ho provato? Secondo lei il proprio fratello che gioca a pallone ed è un portiere, segna in una gara importante di Champions League, come si può sentire? Felice, commosso, ancora tanto, si sente dalla voce no? E’ stato bellissimo, tutti l’abbiamo visto, lo vediamo sempre, è il nostro fratellino“.

Ivan è l’ultimo di sei fratelli Paola, Piera, Pierangela, Patrizia e appunto Pierpaolo, gentile e, seppur per poco, disponibile e contento di parlare del fratello e orgoglioso per quello che è riuscito a fare: “Siamo contenti per lui, se lo merita. Cosa è successo quando ha segnato? Esattamente quello che ha detto Ivan, è stato un casino, un bellissimo casino. Le dico una cosa, tutto quello che è successo ieri è solo tutto frutto del lavoro di Ivan e degli insegnamenti di nostro padre“.

E qui l‘emozione ha preso il sopravvento con soprattutto la conferma di avere davanti una persona che fa parte di una famiglia molto unita e per bene. Il papà si chiamava Venanzio Provedel, è scomparso nel 2016 a 82 anni ed era un imprenditore molto conosciuto del settore. Sua madre Elena Kalinina è originaria di Mosca, dove insegnava inglese all’Università. Una famiglia semplice e normale che dal gol di Ivan Provedel in Champions League è un po’ al centro della situazione perché fa parte della storia di un ragazzo che, con un gesto tecnico incredibile e con il suo modo di esultare, ha conquistato il cuore di tutti.

fraioli proietto


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