Esclusiva
ESCLUSIVA | Pantani: “La Lazio è come la Ceres, c’è sempre. La Spal deve giocare per vincere”
Conclusa la sosta per le nazionali è tempo di tornare in campo. La Lazio, archiviate le prime due uscite con 4 punti e tanto bel gioco, al rientro sarà impegnata al Paolo Mazza di Ferrara contro una Spal determinata a fare risultato dopo due sconfitte consecutive. A presentare la sfida è intervenuto ai microfoni di LazioPress.it Ubaldo Pantani, noto attore e tifoso spallino, il quale ci ha anche rivelato un piccolo segreto sul tecnico biancoceleste Simone Inzaghi.
Ti aspettavi una Spal a quota zero punti dopo le prime due giornate anche considerando il finale di campionato dello scorso anno?
“Sì, la risposta è sì. In un campionato ci sono degli alti e bassi, anche di fortuna, e quindi ci può stare una partenza del genere. Lo scorso anno abbiamo avuto un grande inizio ed un grande finale con una brutta fase a tre quarti di campionato. Una squadra come la Spal chiamata a lottare per la salvezza può vivere un’ondata negativa che ti porta a perdere due tre partite soprattutto se ci sono delle condizioni sfavorevoli con cui fare i conti come il calendario o una forma non al top . Nel caso in cui, invece, si presentano condizioni favorevoli si può fare bene. Diciamo che si tratta di una squadra in balia delle condizioni esterne”.
La Spal ha chiuso la campagna abbonamenti con ben 8 mila abbonati e dunque ti chiedo se la piazza può aver digerito male questa partenza…
“Spero proprio di no. Lo scorso anno mi hanno fatto rabbrividire alcuni articoli od interviste dove si sognava un campionato addirittura da metà classifica. Io la Spal l’ho vista in C2, sono tifoso dal 1979 e dunque ricordiamoci da dove siamo venuti. L’obiettivo per me dovrebbe essere salvarsi per cinque anni di seguito all’ultima giornata. A quel punto si può cominciare a pensare di salvarsi con due giornate di anticipo. Il nostro obiettivo deve essere lottare fino all’ultima giornata per ottenere la permanenza in Serie A”.
Guardando in casa Lazio. Come giudichi la partenza dei biancocelesti?
“L’innesto di Lazzari è stato perfetto. Mi fa doppiamente piacere perchè era nostro ed è un giocatore con caratteristiche uniche anche per quanto riguarda la nazionale. È il calciatore di fascia che lo scorso anno ha fornito più assist. Può far molto comodo ad un organico con una precisa identità e collocazione tattica come la Lazio ed anzi è più utile alla Lazio che in altre squadre. Nell’impianto di gioco di Inzaghi è perfetto. La Lazio c’è sempre, è come la Ceres”.
La domanda sorge spontanea. È sufficiente Lazzari per tentare l’assalto al quarto posto o servire ancora qualche altro acquisto?
“No, non serve nulla. Le squadre che cambiano meno sono molto più vincenti perchè un giocatore che faccia veramente la differenza la Lazio non può permetterselo, così come non può permetterselo la Roma o altre squadre. Un calciatore determinante lo possono acquistare solo i top club, come l’Inter con Lukaku. L’unico esterno che in Italia fa la differenza lo ha preso la Lazio, una società che ogni anno cambia poco e che aspetta che i propri calciatori maturino ed esplodano come avvenuto con Milinkovic-Savic e Luis Alberto. Le grandi società che vincono qualcosa cambiano pochi giocatori”.
Quindi possiamo dire che il vero colpo estivo di Lotito sia stato trattenere Milinkovic-Savic?
“Esatto. La bravura della Lazio è stata quella di comprare Lazzari, trattenere Milinkovic-Savic e non comprare giocatori inutili. I fatti parlano. Le squadre che cambiano poco sono più vincenti. La Fiorentina è costretta a ripartire, la Roma idem. Io sono un estimatore di Lotito per quanto riguarda la gestione della squadra”.
La Spal con la cessione di Lazzari ha perso il suo vero top player…
“Per noi la cosa più importante è aver trattenuto Semplici. Il mister è il valore aggiunto della squadra. La Spal ha un’identità di gioco precisa e di volta in volta fa un po’ di turn over. Il segno di forza di Semplici sta nel fatto che ogni partita è possibile intuire la formazione che scenderà in campo, così come avviene per Inzaghi, Sarri, Conte o Allegri. Gli allenatori che non permettono di predire la formazione secondo me non sono vincenti”.
Dunque domenica ti aspetti una Spal che faccia il suo gioco per provare a vincere anche a costo di rischiare la terza sconfitta consecutiva?
“La Spal deve cercare di vincere la partita giocando come sa fare, ossia praticando un calcio accorto, di possesso palla e provando a far male quando si presenterà l’opportunità”.
Una curiosità. Se dovessi scegliere un calciatore della Spal ed uno della Lazio da imitare chi sceglieresti? Perché?
“Per la Spal sceglierei Petagna. Sembra il nipote di Vieri. È veramente un personaggio in tutto, ad esempio nel modo in cui si veste. In casa Lazio mi piace Inzaghi e devo dire che ci ho fatto un pensierino. Arriva alle partite già con le corde vocali “cucinate”. Inizia ad urlare il lunedì ed arriva alla domenica con la voce fioca. Urla tantissimo e questa cosa mi fa ridere tantissimo (ride n.d.r.). Penso sia una cosa che va avanti da anni ormai”.
In conclusione. Seguendo il ragionamento del “vince di più chi cambia meno”, ritieni che al momento la Lazio sia la favorita per la lotta al quarto posto?
“No. Ma proprio per il fatto che non lo è, potrebbe diventarlo”.
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ESCLUSIVA | 26maggio, Crecco: “Giornata unica, io mi ero affidato a Radu”. E su Sarri…
26 maggio 2013, una data indimenticabile. Sono passati 10 anni dal giorno in cui la Capitale ha visto le due compagini della Città contendersi il trofeo più importante della storia calcistica capitolina: la Lazio ha battuto la Roma 1-0 nella finale di Coppa Italia con un gol di Lulic al 71esimo. Parole che a distanza di tempo risuonano come un mantra: tutti ricordano dov’erano il giorno del derby, come hanno vissuto l’attesa e come sono stati i festeggiamenti. Tutti ricordano la tensione e la gioia smisurata. E a raccontare i dettagli di quella giornata memorabile è stato uno dei protagonisti di quella rosa: Luca Crecco, all’epoca giovanissimo, ha alzato al cielo la Coppa da calciatore e da tifoso, un binomio che ha reso quei momenti ancora più emozionanti.
Stamattina aprendo i social si può notare che impazza un trend…
“E’ tutto biancoceleste. In verità è da un po’ di giorni che è così, da quando la Società ha iniziato a ricordare attraverso i video la marcia di avvicinamento a quella finale. Bellissimi i social colorati in questo modo“.
E il risveglio del 26 maggio di 10 anni fa com’è stato?
“E’ stata una giornata che non dimenticherò mai. Viverla in quel modo, da laziale, non ha prezzo. Ricordo ogni minimo istante, soprattutto il triplice fischio quando siamo corsi tutti in campo. Il giorno dopo, appena sveglio, ancora non avevo realizzato cosa fosse accaduto. Avevamo passato una serata fantastica, con i festeggiamenti in pullman fino a tardi. Giornata unica“.
Eri il più giovane della rosa del 26 maggio, chi è stato il calciatore che ti ha fatto da guida in quei giorni?
“Ero un ragazzino, avevo 17 anni, ero al mio primo anno in pianta stabile in prima squadra. Ricordo che c’era una tensione incredibile e ogni calciatore stava un po’ sulle sue, era una partita troppo sentita. Avevo legato, oltre che con Strakosha che era salito con me dalla Primavera, con Radu, che mi ha sempre aiutato in tutto e mi ha fatto crescere anche come uomo. Mi ero affidato molto a lui, ma anche lui sentiva tanto la partita“.
La partita l’avete cominciata a sentire già dalla semifinale vinta con la Juventus?
“Il pensiero del derby è arrivato dopo. Archiviata la gara con la Juve abbiamo solo pensato ai festeggiamenti, perché avevamo ottenuto la finale superando una squadra fortissima. E come l’abbiamo superata poi, all’ultimo minuto. Ritrovarsi in finale la Roma è stato un bel colpo, ma tutto bene quel che finisce bene“.
Passando all’attualità, la Lazio di oggi era preventivabile vederla in questa posizione di classifica?
“Ci speravo. La squadra è collaudata ormai da anni, alcuni calciatori giocano insieme da tempo e si conoscono bene. Quest’anno si è vista davvero una Lazio importante, la mano di Sarri è statafondamentale“.
Ci vedremo presto a Roma?
“Al momento sono a Roma e domenica sarò all’Olimpico, a Formello un domani chissà… è difficile, ma la speranza è l’ultima a morire“.
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