Un gol per sbloccare il risultato e provare a rilanciare le ambizioni della Lazio in classifica. Un gol divorato che non gli consente di togliersi l’etichettata di eterno incompiuto. Correa mette lo zampino anche contro la Fiorentina, nel bene e nel male. Sua la rete del momentaneo vantaggio biancoceleste al Franchi dopo 24 minuti di gioco. In realtà, per festeggiare “El Tucu” deve attendere un paio di minuti in più. Giusto il tempo per permettere all’arbitro Guida, tramite il silent check, di verificare e convalidare la sua posizione al momento dell’assist di Immobile. L’ex Siviglia, mandato in porta dal compagno di reparto, scatta in linea con Pezzella, supera Dragowski in dribbling e mette dentro di sinistro. Un gol da applausi per classe e freddezza, festeggiato verso la tribuna autorità, dove siedono la fidanzata, Desire Cordero, e il suo preparatore atletico di fiducia, Pablo Dip, arrivati nel pomeriggio da Roma. «L’esultanza era per la mia famiglia e la mia fidanzata.
CROCE E DELIZIA
Ci sono sempre stati nei momenti difficili, come in quest’ultimo mese» spiega Correa all’intervallo. Nella rimonta contro l’Atalanta all’Olimpico aveva segnato il 2-3, sprecando nel primo tempo. Giovedì scorso in Scozia contro il Celtic aveva mandato in porta Lazzari per l’1-0, poi il palo gli ha negato la via della rete. Ieri un’altra perla, che non basta per la definitiva consacrazione. Poco dopo il vantaggio Correa avrebbe l’opportunità di raddoppiare, ma il piatto destro da distanza ravvicinata finisce addosso a Dragowski. «Potevamo stare anche 2-0» ammette Joaquin. Finora sono solo due i centri in campionato. Il primo il 25 agosto in casa della Sampdoria, che aveva fatto ben sperare. Poi tante le occasioni sprecate, che sono costate punti preziosi: dal derby con la Roma al rigore sbagliato all’ultimo minuto al Dall’Ara di Bologna.