Per Lei Combattiamo
GdS | Magie e coperture, adesso la Lazio ha il tuttocampista
Fare qualche passo indietro, sul campo, per farne molti di più, nella carriera. Si può sintetizzare così l’evoluzione tecnico-tattica di Sergej Milinkovic Savic. Una trasformazione che ha preso forma soltanto nelle ultime uscite, anche se gli addetti ai lavori già si erano accorti di qualcosa di nuovo. Un a metamorfosi che fa del serbo un giocatore più completo e più maturo. Capace comunque di colpire con colpi speciali, ma anche di eseguire quel lavoro oscuro e imprescindibile, tipico dei mediani. Insomma, un vero tuttocampista. Che sta facendo le fortune della Lazio e che, sempre di più, è nel mirino dei top club europei.
L’EVOLUZIONE
Quando arrivò alla Lazio, quattro anni e mezzo fa, l’allora tecnico Stefano Pioli provò a farlo giocare da centrocampista, ma i tempi non erano ancora maturi. Benissimo la fase offensiva, ma quando la palla ce l’avevano gli avversari il giovane SMS era spesso latitante. Così l’attuale tecnico del Milan lo utilizzò da trequartista centrale del 4-2-3-1, alle spalle della punta centrale (Klose o Djordjevic). L’anno successivo (il primo di Inzaghi), in cui fu alternato nei ruoli di centrocampista e trequartista. Il primo scatto nella sua evoluzione avvenne l’anno dopo, quando Inzaghi lo utilizzò da mezzala offensiva. La Lazio giocava con un 3-5-1-1 in cui dietro il centravanti Immobile c’era Luis Alberto. Milinkovic era un po’ interno, un po’ trequartista. E infatti in quella stagione segnò tanto (12 gol in campionato e 2 in Europa League).
I NUMERI
A metà strada tra il centrocampista e il trequartista, insomma. E sembrava, questa, la collocazione giusta e definitiva
per Sergej. Invece si trattava soltanto di una tappa. Perché il passaggio successivo è arrivato a metà della scorsa stagione, quando il 3-5- 1-1 si è trasformato in 3-5-2 con Milinkovic e Luis Alberto interni di centrocampo e Correa-Immobile davanti. Da quel momento Milinkovic ha dovuto pensare non solo a puntare la porta avversaria, ma anche a garantire una fase difensiva da centrocampista vero. Ha fatto un po’ fatica all’inizio, ma adesso il processo di maturazione è giunto a destinazione. Milinkovic continua ad essere fondamentale quando la Lazio attacca, ma garantisce pure filtro e copertura. E, se serve, organizza anche la manovra, come ha fatto martedì al San Paolo. Palle recuperate, contrasti vinti, palloni intercettati: tutti gli indicatori del rendimento relativo alla fase difensiva sono superiori alla media del ruolo per il serbo. E quelli della fase offensiva (dai lanci ai dribbling, alle occasioni create) sono sempre straordinari.
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Gregucci: “La Juventus ha fatto qualcosina in più della Lazio. Maximiano? Non mi sento di…”
Intervenuto sulle frequenze di Lazio Style Radio, l’ex biancoceleste Angelo Gregucci si è espresso in merito alla sfida di Coppa Italia persa dalla Lazio contro la Juventus per 1-0.
Queste le sue parole:
“Per essere competitivi non dobbiamo staccare la spina. L’impatto sulla gara non è stato pessimo, tecnicamente discreto. La Juventus ha fatto qualcosina di più, la Lazio ha avuto difficoltà negli ultimi venti metri: non ha mai riempito l’area, saltato l’avversario o fatto combinazioni interessanti. Una volta la Juve era una squadra che attaccava, oggi ti aspetta, ieri hanno fatto il minimo sindacale per arrivare alla semifinale. Non me la sento di valutare l’errore di Maximiano, ieri mi dava la sensazione di essere un buon portiere, soprattutto dopo la parata su Kostic. L’errore è un peccato perché ora cambierà tutte le valutazioni, poi è normale che il suo errore è stato determinante. Per me, comunque, ha qualità. Sul cross di Kostic non sbaglia la difesa, venivano da un piazzato, c’erano stati due tempi di gioco e quindi non si poteva fare meglio. La Lazio, tra l’altro, è brava a pulire quelle palle dall’area di rigore. Patric lo poteva aiutare. Milinkovic? Era normale farlo rifiatare, gioca sempre 90′, ne aveva necessità. La Juventus tatticamente non ha creato grandi problemi, come la Lazio a loro. La squadra di Sarri poteva creare qualcosa di più dal punto di vista individuale, anche perché secondo me ha più qualità dei bianconeri. Centrocampo? Cataldi è cresciuto tanto, è affidabile, parlaimo di un giocatore di cuore e qualità. In mezzo al campo abbiamo molte soluzioni. Il Mondiale, chiaramente, ha influenzato su Milinkovic e Vecino, ma questo era il grande interrogativo che ci ponevamo dai mesi precedenti alla competizione”.
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