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CorSera | La Serie A si rimette in moto: scatti a distanza, doccia a casa e corse a orari

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Pochi sorrisi. L’Atalanta riparte, ma a bassa voce. Troppo dolore, troppi morti, troppo tutto. Bergamo, la città ferita, non è ancora pronta a pensare al pallone. «Per noi il campionato può finire qui» hanno messo in chiaro gli ultrà. La pensano così in molti, anche fuori dalla curva. Se hai avuto migliaia di lutti in casa, se hai visto i camion che portavano via le bare, il pallone non è una priorità, non può esserlo, nemmeno se questa è la stagione più bella della tua storia, la più vincente, la più indimenticabile.

Ma prima o poi bisogna tornare, bisogna vivere. E se l’Atalanta è il cuore di Bergamo, allora si può dire che ieri quel cuore ha iniziato pian piano a battere di nuovo. «Rieccoci» ha postato Gomez su Instagram, con un cuore rosso e due pallini neri e azzurri. È stato fra i primi ad arrivare, l’argentino. Già vestito per l’allenamento, come da regola. È sceso dall’auto in ciabatte, ha messo gli scarpini ed era pronto. Per la doccia, come tutti gli altri, se n’è poi tornato a casa. Aveva una voglia matta di tornare a correre su un campo da calcio vero, ha raccontato a chi gli sta vicino. Avrebbe voluto anche un pallone, ma per ora non se ne parla: prima di tutto c’è da riaccendere i muscoli, ingolfati da 60 giorni di clausura.

Le regole sono ferree. Ma Zingonia è un centro sportivo all’avanguardia, un gioiello, quindi lo spazio per i distanziamenti non manca: otto i campi a disposizione. La palestra è chiusa, come gli spogliatoi. Gli ingressi contingentati, gruppi di 5 alla volta. I primi si sono presentati verso metà mattina. Stretching, allunghi, scatti, corsette. Al centro del campo, i membri dello staff con mascherine e guanti protettivi. Presenti anche l’a.d. Luca Percassi e il tecnico Gian Piero Gasperini.

Le sedute sono individuali e volontarie. Ma a Zingonia sono arrivati in tanti, per il primo giorno: fra loro, oltre al Papu, c’erano Zapata, Muriel, Castagne, Palomino, Caldara. Non Sportiello, ancora positivo al Covid. Quando un gruppo finiva, ecco che arrivava l’altro. Orari scaglionati. Indicazioni precise al minuto. Nessuno infatti ha sgarrato.

Dopo Sassuolo e Lecce che hanno rotto il ghiaccio per primi, ieri è toccato anche a Juventus, Lazio (ma solo qualche giocatore) e Bologna. Il tecnico rossoblù Sinisa Mihajlovic era idealmente con i suoi giocatori: ha voluto a tutti i costi tornare da Roma e ha seguito la seduta via tablet dall’hotel di Bologna in cui abita. Un gesto alla Miha.

Fra oggi e domani toccherà alla Roma, il Napoli, che sta facendo le visite, ripartirà venerdì. La serie A pian piano si rimette in moto. Fra scatti e scattini, ma anche fra tamponi («non è per niente bello» ha raccontato il torinista Nkolou) e quarantene da rispettare per chi torna dall’estero. Come Ibrahimovic, atteso dal Milan per la fine della settimana. O come Cristiano Ronaldo, sbarcato lunedì notte da Madeira: lo aspettano due settimane di allenamenti isolati nella sua villa in collina a Torino. L’ipotesi del doppio tampone che abbatta i tempi per ora non è prevista: servirebbe una deroga per gli atleti professionisti.

Alla Continassa ieri s’è visto anche Rugani, primo giocatore di A positivo al virus. Dalle ciabatte del Papu al ritorno in campo del «calciatore zero»: prove di normalità, piccoli passi, piano piano. CorriereDellaSera

 


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Europa League

ANSA | Viminale, niente biglietti agli olandesi per Roma-Feyenoord

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L’orientamento del Viminale in merito alla partita Roma-Feyenoord di Europa League in programma il prossimo 20 aprile allo stadio Olimpico – a quanto apprende l’ANSA – è di procedere con l’indicazione del divieto di vendita dei biglietti ai tifosi olandesi. Il precedente che scotta risale al 19 febbraio 2015 quando i tifosi olandesi misero a ferro e fuoco Roma, in occasione proprio di una partita di Europa League: scontri con la polizia, risse, vetrine di negozi distrutte ed anche la vandalizzazione della fontana del Bernini a piazza di Spagna, la celebre Barcaccia. 

La linea delle autorità italiane, dunque, è netta: non ci saranno tagliandi in vendita per i sostenitori del Feyenoord. Così come richiesto anche dal sindaco Roberto Gualtieri, che nei giorni scorsi ha chiamato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per sollecitarlo al divieto di trasferta.

Il match, tra l’altro, aveva spiegato Gualtieri, è in programma alla vigilia dell’arrivo degli ispettori del Bureau international des expositions per la candidatura di Roma all’Expo 2020. E disordini in quei giorni non sarebbero certo il biglietto da visita ideale, è la preoccupazione del sindaco. Naturalmente, non è detto che la mancanza del biglietto impedisca la calata degli hooligans olandesi nella Capitale: c’è chi ha già prenotato viaggio e albergo. Si è visto con Napoli-Eintracht, con i tedeschi accorsi ugualmente in massa in Italia e protagonisti di violenti scontri in città. La Uefa, da parte sua, è sempre stata contraria a queste misure, con il presidente Aleksander Ceferin, che aveva definito “intollerabile” il divieto di trasferta ai tifosi della squadra di Francoforte. Non potendo impedire l’arrivo a Roma di persone dall’Olanda, l’apparato di sicurezza – Roma è ancora in attesa della nomina del prefetto – sarà imponente per scongiurare la guerriglia urbana di 8 anni fa. Il Feyenoord, peraltro, in questa stagione ha già giocato a Roma: lo scorso 3 novembre in Europa League contro la Lazio. Anche in quel caso venne disposto il divieto di vendita dei tagliandi ai tifosi olandesi e non si registrarono incidenti. (ANSA)

 


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