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Protti: “Una sconfitta ci può stare, l’ambiente Lazio deve rimanere sereno. Derby? Segnare è stato come volare”
Questa mattina, sulle frequenze di Radio Incontro Olympia, è intervenuto l’ex attaccante di Lazio e Napoli, Igor Protti, per parlare della Lazio attuale, della sua corsa verso un sogno, ma anche della “sua” Lazio, e non solo. Ecco le sue parole sulla ripresa del campionato, dove la Lazio è ripartita con una sconfitta in quel di Bergamo: “È una ripresa particolare, ci si può aspettare di tutto. L’Atalanta è la squadra più difficile da affrontare ora, segna con una facilità disarmante. Sullo 0-2 ed il terzo gol sfiorato da Immobile, pensavo in un risultato diverso ma i bergamaschi non si danno mai per vinti. Se ci sarà un contraccolpo dopo Bergamo? Non ci deve essere, i giocatori devono essere consapevoli del percorso straordinario che stanno facendo. Difficile che la Juve regali punti, ma è bello provarci. Dalle sconfitte si impara molto, quindi l’ambiente Lazio per me deve rimanere sereno. Una sconfitta, con una squadra così forte, ci può stare”.
Protti, oltre che nel Napoli e nella Lazio, ha giocato nel Livorno e, anche lì, è rimasto nei cuori dei tifosi. Ecco spiegato il motivo: “La maglia va indossata con senso di appartenenza, rispettando la storia del club: ho sempre giocato con questa mentalità e per questo motivo sono stato rispettato sia dai tifosi della Lazio che da quelli del Livorno”.
Infine ha ripercorso la sua esperienza nella Capitale, tra derby e ritiri con due diversi allenatori, Zeman e Zoff: “Derby? Ricordi meravigliosi. Un conto è vederlo, un conto è giocarlo. Segnare, all’ultimo e con un uomo in meno, è stato come volare. Con la Lazio ho fatto 17 reti, perché quella nel derby ne vale 10. Ho avuto problemi di ambientamento, ma è stata una grande stagione, soprattutto per la rimonta nel girone di ritorno. Ritiro? Molto duro. La preparazione con Zeman è durata tanto, il lavoro è stato intenso. Anche se lavorare non mi spaventa, perché so che le cose vanno conquistate, ho avuto problemi ad entrare nei meccanismi del suo gioco. Inoltre ci sono state cose non mantenute, che quindi non mi fanno ricordare con piacere quel periodo. Zoff invece è un uomo di calcio, quando è arrivato eravamo quintultimi ma ci disse subito che dovevamo entrare in campo e giocare, perché sapevano farlo, quindi ci diede una grande fiducia e portó entusiasmo. Avevamo una squadra molto forte e nel ritorno di campionato lo abbiamo dimostrato”.
Per concludere ha raccontato del suo arrivo alla Lazio, con il rischio di dualismo tra lui ed un altro attaccante biancoceleste, Beppe Signori, ma così non fù: “Appena sono arrivato alla Lazio molti pensavano potesse esserci dualismo tra noi, invece è stato uno di quelli che mi ha fatto ambientare a Roma”.
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