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Silvia dice addio al Manchester City: “Fin da subito mi sono sentito a casa. In dieci anni abbiamo reso il City una società vincente”
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Dieci anni con la maglia del Manchester City. Un periodo lungo quello in Inghilterra per David Silva che, attraverso una lunga intervista al canale ufficiale dei Citizens, ha ripercorso le varie tappe della sua esperienza al City: ”
“Quando sono arrivato, fin da subito ho percepito di essere a casa, tutti trattavano bene sia me che la mia famiglia. Mostrerò sempre riconoscenza verso il Manchester City. Io e la mia famiglia sosterremo sempre il City. Al mio arrivo non credevo di rimanere così tanto. È difficile restare per dieci anni nello stesso club. Sono rimasto per così tanto perchè fin dall’inizio mi sono sentito bene. Sono arrivato qui dopo il mondiale con pochi giorni di vacanza, è stato difficile e ho avuto bisogno di un periodo di ambientamento per la Premier League, anche perchè dopo il mondiale non avevo recuperato al massimo. Nel momento in cui sono arrivato al massimo della forma sono riuscito ad adattarmi. Grazie alla rosa con cui giocavo sono cresciuto sino a diventare il calciatore di oggi. Quando le sessioni d’allenamento si svolgevano a Carrington, tutto aveva una dimensione più piccola e ciò mi piace molto perchè era come se stessi in famiglia. Ora la situazione è un po’ cambiata, la società è cresciuta. Abbiamo raggiunto un livello alto. Devo dire che andare in gol da subito mi ha aiutato molto perchè fare gol quando si arriva in altro palese ammorbidisce un po’ la pressione. Il gol più importante è quello contro il Blackpool del 2010 dato che da quel momento iniziavo a stare meglio anche fisicamente. Da quel momento ho iniziato a rappresentare un calciatore importante per il club ed è iniziata la mia crescita. La Premier nel corso degli anni ha subito dei cambiamenti anche a causa di di nuovi allenatori stranieri che hanno importato nuovi modi di giocare. Il calcio inglese è mutato molto ma resta comunque complicato andare a segno. Io e Aguero giocavamo molto vicini, lui è un attaccante che necessita di fare gol. Io ero lì per aiutarlo a raggiungere questo risultato. Sono contento perchè credo di esserci riuscito. A testimoniarlo ci sono i dati, gli ho fornito molti assist, ma comunque con lui era molto facile. Sa ricercare gli spazi ideali e sotto porta è cinico. Certamente è uno dei migliori centravanti al mondo. Da molti anni fa tanti gol rimanendo ad alti livelli. Dopo il trofeo del 2011 l’andamento del club è mutato, l’anno successivo abbiamo conquistato la Premier League. Una grande partita fu quella contro lo United, terminata 1-6. Vincere una partita del genere contro gli storici rivali mise in risalto il fatto che le cose stavano cambiando. Realizzai uno dei migliori assist, ma devo ringraziare Dzeko perchè non avesse segnato nessuno ricorderebbe quel passaggio. Edin è un giocatore magnifico, mi piaceva giocarci insieme. Da quel momento tutto è cambiato. Mancini mi diede molta fiducia. Quando vestivo la maglia del Valencia, lui mi contattava per farmi arrivare al City. Credeva in me, mi aiutò a prendere la migliore decisione della mia carriera, e da quel momento sono passati dieci anni. Tutto grazie a lui. Un altro assist molto importante fu quello nel derby del 2012, dovevamo assolutamente vincere quel match per sperare ancora nel titolo. Abbiamo avuto fortuna che Kompany abbia segnato quella rete, ogni volta che si batte lo United ha un sapore speciale. In Premier tutto è possibile sino alla fine. Ultimamente il titolo si sta assegnando a varie giornata dal termina, prima era diverso. Trionfare all’ultima giornata è stato sia bello che drammatico allo stesso tempo, considerando lo stress non è stato il modo migliore. In ogni caso ne è valsa la pena dato che siamo riusciti a vincere. Pelegrini è stato sia un grande manager che una grande persona. Amava mettere in campo un calcio offensivo con il possesso palla. Quando abbiamo vinto il campionato con lui ci siamo divertiti. Nel 2013 il primo gol contro l’Hull City, decisivo per il campionato, lo misi a segno io. Realizzai anche un assit per Dzeko e fu complicato perchè restammo in dieci per l’espulsione di Kompany. L’approdo di Guardiola fu percepita come una grande notizia. Ero cosciente che a lui lavorava tanto e amava il possesso palla. Viste le mie caratteristiche il suo arrivo doveva essere perfetto. Ha dimostrato che il suo modo di giocare ha portato molti frutti, abbiamo conquistato tanti titoli ed abbiamo imparato a disputare da protagonisti i match le partite contro le big. Per quanto riguarda il ruolo, mi diverto a giocare piace giocare in mezzo toccando il pallone in continuazione. Questo sistema di gioco mi ha permesso di muovermi con libertà per il campo, cercando di essere tra le linee, generando spazi o creando corridoi per i passaggi filtranti per gli attaccanti. Quando mio famiglia stava male il club mi ha aiutato e io l’ho apprezzato molto. Mi sento anche di dire grazie alla squadra e a ogni persona che mi ha aiutato tanto in quel momento complicato. Per me è stata una stagione davvero particolare perché alla fine, dopo tutto ciò, Mateo è uscito più forte e in condizioni buone di salute. Peraltro, abbiamo anche conquistato il campionato. Per quanto mi riguarda fu molto complicato: ricordo la prima volta che andai in ospedale a trovarlo, avevo molti pensieri nella mia mente e mi sono sorpreso del modo in cui riuscii a gestire il tutto giocando ad alti livelli. La prima volta che mi vide direttamente dallo stadio segnai direttamente da calcio di punizione. È stato un qualcosa di speciale. In dieci anni abbiamo reso il Manchester City una società vincente. Cioè un qualcosa d’importante per i nostri tifosi che non vedevano alzare titoli da anni. È chiaro che dopo quanto fatto in questi 10 anni le attese aumentino sempre più, ma questa rosa può ancora crescere in futuro. Per quanto riguarda i riconoscimenti individuali, i tifosi sono dispiaciuti che non li ho mai ottenuti, ma non mi infastidisce come cosa. Il calcio funziona che se il club trionfa non è detto che lo stesso valga per il singolo. In ogni caso la cosa importante, alla fine dei conti, è il riconoscimento di gruppo, dato che è un gioco di squadra. Ringrazio le persone che si sono divertite ogni settimana quando mi vedevano giocare. Tutti mi hanno apprezzato tanto. Ancora non so cosa farò dopo aver smesso di giocare. Potrei rimanere in questo mondo o forse fare qualcosa di differente. La cosa che mi interessa certamente sarà godermi il tempo con famiglia ed amici. Il calcio è bello ma ti toglie molto tempo. Da quando sono ragazzo ho trascorso molto tempo lontano da casa. Non rimpiango nulla di ciò che ho fatto, ma ammetto di aver perso molto tempo e cercherò di dargliene un po’ indietro. Sarò per sempre riconoscente ai tifosi del City che mi hanno trattato benissimo sin dal mio arrivo. gli dico grazie, mi hanno fatto sentire a casa. Io e la mia famiglia saremo per sempre tifosi del City”.
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Lazio, Evacuo: “Cancellieri giocatore molto forte con un futuro roseo davanti. Sarri esalta gli esterni, è un buon innesto”
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L’ex calciatore biancoceleste Felice Evacuo è intervenuto ai microfoni di Lazio Style Channel per parlare di Lazio. Più nello specifico, l’ex attaccante, si è soffermato sul nuovo arrivato Matteo Cancellieri, sul prossimo campionato di Serie A e su due singoli biancocelesti, Francesco Acerbi e Ciro Immobile. Queste le sue parole: “Cancellieri è un giocatore molto forte con un futuro roseo davanti. Sarà un banco importante di prova per lui. È un giovane di prospettiva, potrà affrontare al meglio questo salto della sua carriera.
Sarà importanti avere molte alternative in una stagione come la prossima, Sarri poi è un allenatore che esalta gli esterni e quindi Cancellieri è un buon innesto.
Acerbi ha dimostrato di essere un buon difensore, se la Lazio decidesse di trattenerlo non sbaglierebbe. I biancocelesti avranno tutte le carte in regole per giocarsela con le altre concorrenti, poi la Serie A è un campionato particolare.
Immobile è un calciatore che si mantiene sempre in ottima forma, fin quando sarà così farà la differenza nella Lazio”.
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