Extra Lazio
CorSera | Coronavirus, cosa ci aspetta nei prossimi sette mesi
Ancora sette, otto mesi di resistenza. Un intero autunno, un lungo inverno e forse anche la primavera «con il coltello tra i denti». Italiani guerrieri, disarmati davanti al nemico eppure armati di coraggio e pazienza, gel per le mani e mascherina. L’immagine con cui il ministro Speranza ha commentato la curva da brivido del virus richiama tutti all’ordine, costringe a fare i conti con i mesi dolorosi che abbiamo alle spalle e con quelli che verranno. L’estate è finita. Il Covid avanza. Ma chiudersi una volta ancora nella trincea delle proprie case cantando dai balconi non si può più e allora, per dirla con la sottosegretaria Sandra Zampa, l’unica strada in attesa del vaccino è «resistere, resistere, resistere». L’Italia col Pil a picco non può permettersi un nuovo lockdown totale, ma la formula usata da Speranza, «monitoriamo giorno per giorno», lascia aperta la strada a restrizioni anche severe, imposte dall’evoluzione epidemiologica. Per scongiurare che il Paese sia di nuovo costretto a fermare le macchine e spegnere le luci, bisogna che ogni cittadino combatta la sua battaglia quotidiana. Tra le proprie mura, in strada, a scuola, in ufficio o sul tram, il primo e il secondo comandamento non cambiano, lavarsi le mani e mantenere la distanza minima di sicurezza. Il metro non raddoppia, però il governo studia il modo di rendere più stringente il divieto di assembramento. Il terzo comandamento è indossare la mascherina, più e meglio di prima. La stretta è arrivata per step, una regione via l’altra e ora l’obbligo di coprirsi naso e bocca anche all’aperto potrà essere esteso al Paese intero. Anche così cambieranno le nostre vite nei mesi «col coltello tra i denti», quando i nonni dovranno resistere all’abbraccio dei nipoti, o chiedere a figli e conoscenti di far la spesa al posto loro. «Gli anziani – ha ricordato Speranza — sono la parte più forte del Paese, ma anche la più fragile e dobbiamo prenderci cura di loro, soprattutto in questo periodo difficile». Già, sarà difficile rinunciare alle tavolate della domenica in famiglia, schivare le carezze ai funerali, limitare gli inviti ai matrimoni. Le regole vietano di riunire più di 200 persone al chiuso e vale per cinema, teatri, sale da concerto, palazzetti dello sport. E il ballo? Le feste? «I giovani hanno pagato un prezzo enorme e non vanno demonizzati», li difende Speranza. Ma le discoteche no, non riapriranno. E alcune Regioni meditano lo stop alle feste. Tra un mese è Halloween ed è arduo immaginare migliaia di streghette, vampiri e fantasmini che sciamano sulle strade scambiandosi dolcetti, mentre tanti italiani fanno la fila per i tamponi ai drive-in. Poi verrà il Natale, il primo nell’era del Covid-19. Facile immaginare che ci metteremo in fila davanti ai negozi o acquisteremo i regali online, che prenoteremo in anticipo il ristorante e che le festività le passeremo in terra italica, lontani da persone care che vivono all’estero. Aeroporti e alberghi resteranno quasi vuoti ancora a lungo. L’elenco delle nazioni da cui si entra in Italia solo col tampone negativo è destinato ad allungarsi. E preghiamo che non si allunghi quello degli ospedali a rischio collasso. «La rete sta tenendo bene — incrocia le dita il ministro Francesco Boccia — Le terapie intensive sono sotto controllo». E i trasporti? «Reggono, non ci si ammala sui treni a lunga percorrenza». Gli autobus e le carrozze del trasporto pubblico locale, igienizzati ad ogni corsa, continueranno a viaggiare all’80% dei posti. Il ritorno a scuola di otto milioni di studenti e il rientro degli adulti in ufficio hanno rianimato un poco le città. Anche nei centri storici è tornata un po’ di vita, ritmata dai clacson e dai motori. Suoni e rumori che il bollettino dei contagi potrebbe spegnere di nuovo, costringendo tante aziende a rimandare i lavoratori a casa. Si pronuncia «smart working» e si traduce per le famiglie con la difficoltà di conciliare i nuovi tempi del lavoro con i turni dei figli, fra compagni e docenti positivi e intere classi in quarantena. Aspettando i test rapidi per tutte le scuole. Resistere, per dirla con Speranza, è anche mettere in conto che il calcio possa di nuovo fermarsi: «La priorità sono le scuole non gli stadi, io ho una posizione molto rigida sul pubblico». Resistere è fingere di non sentire la paura che torna, è convincersi che stiamo andando avanti e non indietro e che davvero c’è «luce in fondo al tunnel». Quando arriverà, il vaccino? Il contratto con AstraZeneca prevede 2, 3 milioni di dosi a fine anno. «Ma deve andare tutto liscio», sospira Speranza. Lo riporta il portale online de Il Corriere della Sera
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Giudice Sportivo: termina per mister Sarri la stagione
Chiusa domenica la penultima giornata di Serie A, sono state oggi rese disponibili proprio sul sito della Lega Serie A, attraverso un comunicato ufficiale, le note del Giudice Sportivo. In casa Lazio, la sanzione più pesante è quella ricevuta da mister Sarri che, essendo squalificato per una giornata effettiva di gara a seguito di un “comportamento non regolamentare in campo”, automaticamente termina la stagione.
Mister Sarri però, non è l’unico a non poter prendere parte all’ultima giornata di campionato: insieme al suo infatti leggiamo anche i nomi di José Mourinho, oltre a Massimo Di Pasquale e Stefano Trinchera (Lecce).
Stop anche per altri 7 giocatori, causa squalifica, nessuno biancoceleste: Giulio Donati (Monza), Marvin Zeegelaar (Udinese), Kristian Thorstvedt (Sassuolo), Jaka Bijol (Udinese), Nicolas Dominguez (Bologna), Kim Mina-jae(Napoli) e Tonny Vilhena (Salernitana).
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