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Felipe Caicedo è uno di quei pochi calciatori il cui nome è associato indissolubilmente a due immagini, spesso ossimoriche tra loro.
Da una parte, come un brutto sogno che duole ricordare, quel famoso ‘scavetto’ andato in scena allo Scida di Crotone, il quale si rivelò poi fatale per l’accesso in Champions League degli uomini di Inzaghi.
Dall’altra l’uomo dei minuti finali, che a suon di marcature quando il cronometro è ormai agli sgoccioli, è stato capace di rinominare la celebre Zona Cesarini in Zona Caicedo per l’appunto.
Il rapporto con il gol, che l’attaccante ecuadoriano sta trovando sempre con più continuità – entrando a far parte anche della speciale classifica dei 50 marcatori all time della Lazio – ci sottolinea il suo pragmatismo e la sua incredibile efficacia. Il dato sulle reti in rapporto ai minuti giocati infatti parla chiaro: ben 6 gol in appena 660 minuti in Serie A in questa stagione.
È ormai diventato determinante a tutti gli effetti nello scacchiere di Simone Inzaghi, arrivando a formare con Ciro Immobile una delle coppie più prolifiche dell’intero panorama europeo posizionandosi al 10° posto nei top campionati europei con 17 reti complessive.
Se guardiamo più in là, non può non venirci in mente la rete della Sardegna Arena che regalò i 3 punti ad una Lazio lanciata in piena corsa al titolo dello scorso anno oppure, rimanendo in questa stagione, la marcatura sempre in extremis contro il Torino al termine di una pirotecnica rimonta, o il gol ad incrociare – diventato ormai suo marchio di fabbrica – contro la Juventus dello scorso novembre dopo un’azione poderosa del Tucu Correa.
Malgrado le mille emozioni che il panterone ha regalato alla Lazio e ai suoi tifosi – per ultima la rete dello 0-2 contro il Parma- le ultime settimane sono state abbastanza delicate per l’ex Espanyol. Dato infatti più volte con le valigie in mano, Caicedo ha dimostrato nuovamente, come se ci fosse ancora bisogno, la sua grande importanza all’interno del gruppo ed il suo attaccamento alla maglia. Attaccamento alla maglia nel vero senso della parola, unito al bacio sullo stemma biancoazzurro che ha mostrato nell’esultanza del gol dopo soli 5 minuti contro la Fiorentina, scacciando così quelle voci che ormai lo vedevano già con un’altra casacca addosso diversa da quella con l’aquila sul petto.
Il numero 20 biancoceleste ha pertanto dimostrato e lo sta facendo man mano sempre di più, di essere maturato moltissimo calcisticamente parlando, unendo l’utile al dilettevole e garantendo la sua sostanza anche con poche chance concessegli dal campo e dall’allenatore, continuando a stupire i suoi tifosi, con l’augurio di farli emozionare ancora, e perché no, proprio in Zona Caicedo.
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