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ESCLUSIVA | L’ex Atalanta Manfredini: “Mi è rimasta impressa la Lazio di Cragnotti. Vincerà chi sta meglio fisicamente”

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Atalanta e Lazio si preparano ad una doppia sfida al Gewiss Stadium: domani in Coppa Italia alle 17:45, e domenica in Serie A alle 15:00. Saranno due gare decisive, sia per delineare il tabellone della Tim Cup, che per dare qualche risposta in più per quanto riguarda la corsa alla zona Champions League. Per analizzare il momento delle due squadre, LazioPress.it ha contattato in esclusiva Thomas Manfredini, l’ex difensore dell’Atalanta.

Hai giocato per più stagioni a Bergamo: trovi qualche similitudine tra la tua Atalanta e quella odierna?

Sono cambiate tante cose. Quando c’ero io l’Atalanta sottolineava per una salvezza tranquilla, e oggi sono cambiati gli obiettivi. Quello che rimane dell’Atalanta è l’aggressività, e la cattiveria agonistica che ci ha sempre contraddistinto quando gli avversari venivano contro di noi. In questo momento, quello che sta facendo l’Atalanta negli ultimi anni è qualcosa di unico, che fino a poco tempo fa era impensabile“.

Hai avuto Gasperini come allenatore al Genoa: c’è qualcosa che ti ha colpito nel modo di lavorare?

Il mister ha fatto benissimo a Genova prima sia prima che dopo il mio arrivo. Ha rivoluzionato il modo di giocare in Italia, e l’ha portato a Bergamo, usando quella che è stata la priorità di Bergamo, ovvero far giocare giocatori giovani, lanciandoli nel grande calcio. Il mister ha sempre valorizzato giocatori che erano sconosciuti fino al suo arrivo: grazie al suo modo di giocare, ci sono stati difensori e centrocampisti che hanno spiccato il volo. Lui riesce ad andare in campo e ad affrontare gli avversari nell’uno contro uno senza aver paura di squadre anche qualitativamente superiori, impostando sempre la gara sulle giocate della propria squadra“.

Secondo te perché a tratti l’Atalanta mostra ancora un rendimento altalenante?

L’intensità che ha nelle partite, la squadra non riesce sempre a tenerla, e quando l’Atalanta non riesce ad andare al massimo il risultato viene meno. Spesso capita che fanno 4 o 5 gol agli avversari, mentre altre volte perdono punti preziosi con squadre inferiori di bassa classifica. Può essere un calo di tensione, o fisico, ma è normale che giocando anche in Europa certi punti li perdi per strada“.

E’ questo allora che rimedisce all’Atalanta di giocarsela per la vittoria dello Scudetto?

Può anche essere questo, anche se è un campionato in cui gli alti e bassi li stanno avendo tutte le squadre, dato che con il Covid le rose vengono penalizzate, e spesso ti vengono a mancare giocatori importanti. L’Atalanta ha giocatori cardine che ti fanno la differenza, che la fanno diventare una grande squadra, e che quando girano è difficile per tutti. Se nella prestazione mancano un Ilicic o un Zapata, o uno di quelli che fa la differenza, l’Atalanta ne risente, perché non ha cambi che possono sostituire questi giocatori, anche se non è facile averli“.

Chi può sostituire Gomez, anche a livello di leadership e carisma?

Come leadership c’è il gruppo Atalanta, e molti giocatori sono entrati nello spirito di questa squadra. Non penso che come personalità l’Atalanta ne risentirà. Dal punto di vista tecnico invece sì: in questi anni il Papu ha fatto qualcosa di straordinario, aiutando l’Atalanta a diventare la squadra che è oggi. Ciò che hanno costruito la società e l’allenatore consente di sostituire le individualità, ad esempio Gomez con Pessina che sta facendo bene: è più facile sostituire Gomez che un allenatore come Gasperini, che è il principale artefice del gioco che oggi c’è a Bergamo. L’Atalanta ha vari assi nella manica, anche prendendo ad esempio Muriel, però sostituire Gomez dal punto di vista della qualità è difficile: gli spazi si creeranno ugualmente, ma quando torvi squadre chiuse, se Ilicic è in ombra, il Papu mancherà molto“.

Hai giocato in Serie A mentre Immobile cresceva con il Genoa e con il Torino: ti aspettavi una crescita del genere?

Ciro è sempre stato un grande calciatore. A Genova c’era Borriello e si giocava con una punta: si pestavano i piedi, giocava o uno o l’altro. Ciro ha bisogno di libertà di azione, di fare ciò che si sente: oltre a essere un grande bomber, vede porta e spazi in maniera incredibile, ha bisogno quindi di poche regole e di pochi schemi. Negli anni è maturato e si è consacrato alla Lazio. Le esperienze all’estero lo hanno aiutato a maritare: ora è nell’apice della carriera e lo sta dimostrando“.

Nelle varie sfide con la Lazio, chi hai sofferto particolarmente?

La Lazio è sempre stata una grande squadra, quando incontravo la Lazio di Cragnotti c’erano fior di giocatori: credo che come giocatori i migliori anni siano stati lì, anche se è sempre stata una squadra importante. A dire un solo nome faccio fatica, ma quando c’era Veron, Nesta, Mihajlovic o Nedved, c’erano grandi giocatori: mi è rimasta impressa quella Lazio lì che ha fatto grandi cose“.

In questa doppia sfida tra le due squadre, dove entrambe possono vincerla?

La Lazio quest’anno è parecchio discontinua, non ha avuto un rendimento da grande squadra, ma si sta riprendendo: non ha neanche una rosa così ampia, e quando sono mancati certi giocatori ne la squadra ne ha risentito. Vincerà la squadra che sta meglio fisicamente: la vittoria del Derby ha mostrato una Lazio stratosferica, e l’Atalanta ha fatto lo stesso con il Milan. Atalanta e Lazio si equivalgono, ma la differenza la farà lo stato di forma al momento. Saranno gare difficili, vedo l’Atalanta leggermente favorita, dato che contro le grandi squadre ha sempre fatto bene. E’ una delle gare più difficili del campionato da pronosticare“.

 


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ESCLUSIVA | Manfredonia: “Sarri sta facendo un ottimo lavoro con una rosa non di primissimo piano. Derby? Giocarlo un grande sogno per un ragazzo di Roma”

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Una partita che non ha bisogno di presentazioni, una gara che “ferma” l’intera città di Roma. Questo è Lazio-Roma, il Derby della Capitale. Alle 18:00 è in programma, allo Stadio Olimpico di Roma, il fischio d’inizio, tra due squadre reduci da differenti stati d’animo dopo i risultati dello scorso giovedì in Europa. In vista della stracittadina, valida per la 27° giornata di Serie A ed importante in chiave corsa ad un posto in Champions League, la redazione di LazioPress.it ha intervista, in esclusiva, un doppio ex che ha vestito entrambe le maglie nella sua carriera: Lionello Manfredonia. Cresciuto nelle giovanili biancocelesti, trascorre ben otto stagioni con la maglia della Prima Squadra. Prima di approdare poi in giallorosso per tre anni, Manfredonia indossa per due stagioni la maglia della Juventus, conquistando anche lo Scudetto nella stagione ‘85/’86.

 

La Lazio alterna grandi vittorie e prestazioni, come quella di Napoli, o contro Milan ed Atalanta, a partite sottotono dove lascia per strada punti preziosi. Qual è il suo pensiero sul lavoro svolto da Sarri fin qui?

“Sarri sicuramente sta facendo un ottimo lavoro pur avendo una rosa non di primissimo piano. Romagnoli sembra un giocatore pienamente recuperato dopo le opache stagioni al Milan, Patric un giocatore che sta migliorando di partita in partita”.

Anche la Roma, nei risultati, ha degli alti e bassi. In termini di gioco invece, quali differenze ci sono tra la squadra di Mourinho e quella di Sarri? Chi tra questi due grandi allenatori vede avanti nel proprio percorso?

“Anche la Roma ha una rosa ristretta, ma quando ci sono tutti può fare grandi partite, come contro il Salisburgo in Europa o la Juventus in campionato”.

Da doppio ex di Lazio e Roma, com’è vivere l’attesa, la settimana del Derby della Capitale da calciatore? Che sensazioni, emozioni ha provato?

“Per un calciatore che nasce nel vivaio di Lazio o Roma l’impatto emotivo alla stracittadina è diverso da chi viene da fuori. Se le cose vanno male, il tifoso lascia perdere gli “stranieri” e critica i giocatori locali. Per me è stato più semplice disputare il derby di Torino, molto meno coinvolgente. Ma comunque rimane un grande sogno per un ragazzo di Roma poterlo disputare”.

Tra Lazio e Roma ci sono solo due punti di differenza e, insieme ad Inter, Milan ed Atalanta, sono in piena lotta per un posto nella prossima Champions League. Tre posti per cinque squadre, quante possibilità hanno i biancocelesti di qualificarsi? Che lotta vede per queste 12 giornate che rimangono?

“È un campionato strano, svoltosi in due fasi, prima e dopo il Mondiale. Anche le piccole squadre tolgono punti alle grandi, solo il Napoli è al di sopra di tutti. Parecchi infortuni poi hanno condizionato le squadre, vedi Immobile nella Lazio o Dybala nella Roma. Entrambe possono rientrare nelle prime quattro”.

 


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