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GdS | Ha ragione il Toro, la gara contro la Lazio si deve disputare. Lotito pronto a fare ricorso
Lazio-Torino va disputata perché l’assenza della squadra granata all’Olimpico il 2 marzo è stata motivata da una causa di «forza maggiore» giudicata «chiara e inequivocabile, che non lascia dunque margini di dubbio». E quindi non si può applicare la regola che prevede il 3-0 a tavolino con un punto di penalizzazione per chi non si presenta. Il giudice sportivo Gerardo Mastrandrea rimanda quindi il fascicolo alla Lega per calendarizzare il match saltato (si era parlato del 7 aprile, in caso di eliminazione della Lazio dalla Champions). Il club biancoceleste, comunque, non si fermerà al verdetto di primo grado. E in serata, il portavoce di Lotito, Roberto Rao, annuncia che «agiremo in tutte le sedi preposte per far valere le nostre ragioni» a cominciare evidentemente dalla Corte sportiva d’Appello. Dunque la partita giudiziario-sportiva non è ancora finita.
CONGRUO ANTICIPO
Negli ultimi giorni di febbraio, al Torino era scoppiato un focolaio di contagi con 15 positivi (8 calciatori, due membri del gruppo squadra, cinque familiari) che aveva portato prima al rinvio d’ufficio della partita con il Sassuolo e poi alle giornate del primo e del due marzo, con la Asl che impediva agli altri calciatori di raggiungere Roma e la Lega che decideva invece di confermare la partita. Ma come si è arrivati a questa decisione? Mastrandrea dice sostanzialmente che non spetta alla giustizia sportiva pronunciarsi sulla legittimità di atti o provvedimenti disposti dalle Asl. Peraltro sottolineando lo stesso Protocollo della Lega, quel «salvi gli eventuali provvedimenti delle Autorità statali o locali» che fissa i confini delle norme organizzative anti Covid. Il cuore della decisione è dunque la risposta della Asl alla richiesta di chiarimenti formulata dal legale del club granata, Eduardo Chiacchio. Nella risposta, veniva chiarito che il giorno dell’emissione del provvedimento doveva considerarsi come «giorno 0» e che la scadenza era dunque fissata alla mezzanotte del 2 marzo 2021. Un limite che impediva quindi il viaggio a Roma. Per il giudice sportivo, la comunicazione interveniva con «congruo anticipo» (per Juve-Napoli, Mastrandrea aveva invece rilevato come il definitivo chiarimento fosse avvenuto lo stesso giorno della partita, nel momento in cui raggiungere Torino sarebbe stato impossibile, una considerazione poi ribaltata dal Collegio di garanzia nel terzo grado) e quindi non dava adito a dubbi. Andando a Roma, è la sua conclusione, il Torino avrebbe rischiato sanzioni penali.
ALMENO 7 GIORNI
Mastrandrea cita la posizione della Lazio nella memoria difensiva dando atto di possibili, «eventuali incongruenze». Si tratta dell’«autorizzazione postuma degli allenamenti individuali» e la previsione del «giorno zero», ma ritiene che tutto questo si arresti di fronte all’ultima nota della Asl, che «chiarisce e integra, seppure a richiesta, la portata del proprio precedente atto del 23 febbraio». Per il giudice può essere vero «un erroneo computo dei giorni del provvedimento restrittivo di cautela perdurato fino a tutta l’ottava giornata», ma il primo provvedimento parlava di «almeno» 7 giorni visto anche l’allarme generato dal diffondersi della variante inglese proprio in quei giorni. Il punto però per il giudice resta sempre lo stesso: il Torino non poteva scendere a Roma, «pena il rischio di incorrere anche in sanzioni penali».
LE DIFFORMITÀ
La vicenda di Lazio-Torino ripropone il tema di un rafforzamento del protocollo in un periodo che si annuncia difficile anche per il calcio. Lo stesso Gravina aveva sottolineato, pur ritenendo «impossibile» la disputa della partita, i problemi che nascono dalle «difformità» delle Asl. Un tema che era stato affrontato nelle «raccomandazioni» proposte dalla Federazione Medico-Sportiva alla Lega di Serie A in previsione (purtroppo confermata anche con effetti calcistici) di una seconda ondata di contagi. Si prevedeva di individuare una figura presso il ministero della Salute che monitorasse la situazione sul territorio insieme con una task force della Lega. L’idea faceva parte di una sorta di decalogo che prevedeva anche la «mini bolla» e la centrale unica per la raccolta e l’analisi dei tamponi. I club, però, non trovarono l’accordo e il documento si perse per strada. La speranza è che non ci siano altre occasioni per rimpiangere l’occasione perduta.
La Gazzetta dello Sport
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