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Il CIES ed il passaggio al “gioco effettivo” nel calcio: sarebbe utile? Ecco le analisi
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Il rapporto mensile dell’Osservatorio calcistico CIES n ° 64 – aprile 2021 analizza diversi indicatori riguardanti la fluidità nelle partite giocate dal 1 ° luglio 2019 in un totale di 37 competizioni europee: 30 divisioni delle Federazioni affiliate alla UEFA, le cinque seconde divisioni dei top 5 campionati europei, nonché la Champions League e l’Europa League. I dati utilizzati provengono dal partner del CIES, ovvero InStat.
Lo studio prende in considerazione prima la percentuale di tempo di gioco effettivo, ovvero il tempo durante il quale la palla era in gioco, in ciascuna delle 37 competizioni prese in considerazione, e poi analizza in modo più approfondito le ragioni alla base del tempo di interruzione: come ad esempio quelle dovute alla palla che va fuori dal rettangolo di gioco, oppure nei casi di falli commessi dai giocatori.
TEMPO DI GIOCO EFFETTIVO
In media, il tempo di gioco effettivo registrato nelle 37 competizioni analizzate è stato del 61,3%. I valori più alti sono stati osservati in Israele (66,9%), Paesi Bassi (65,6%) e Russia (65,4%). Anche il tempo di gioco effettivo in Champions League (64,7%) e Europa League (62,5%) è relativamente ottimo. La Liga spagnola (59,3%) è l’unica competizione dei top-5 campionati, con un valore inferiore alla media europea. La Serie A, ad esempio è all’8° posto con il 63,2% di gioco effettivo.
Sempre in media, una partita dura 96’14”. Gli arbitri del massimo campionato turco aggiungono il maggior numero di minuti di recupero: nove minuti in media. Al contrario, in Slovacchia, i minuti di recupero aggiunti dagli arbitri è di soli 4’25”. A livello dei top-5 campionati, i valori variano tra i 7’26” in Premier League ed i 6’22” in Ligue 1. I minuti di recupero per la Champions League (6’12” in media) e l’Europa League (6 ’00 ”) sono inferiori rispetto ai campionati maggiori.
Contrariamente alle aspettative, non c’è correlazione tra la percentuale di tempo di gioco effettivo e la durata totale delle partite. Questo risultato mostra che il livello di fluidità del gioco non viene preso in considerazione dagli arbitri quando si tratta di aggiungere minuti di recupero. Questo potrebbe quindi incoraggiare i giocatori di squadre in difficoltà, o che hanno acquisito un vantaggio, a stravolgere il ritmo della partita, sapendo che il tempo di recupero non avrà molta influenza sulla quantità di minuti aggiunti. Ad esempio, la Serie A, conta una media di 1 ora, 36 minuti e 51 secondi di partita, posizionandosi al 13° posto della classifica, capitanata dalla Super Lig turca (01:39:00) e sotto alla Premier League (01:37:26) e Liga spagnola (01:37:01)
PALLA FUORI DAL CAMPO
Il motivo principale per cui il gioco si interrompe è che la palla esce dal campo. In media, per le 37 competizioni analizzate, questa situazione rappresenta poco più di un quinto del tempo totale di gara. Anche in questo caso le differenze tra le competizioni sono piuttosto marcate, con valori che oscillano tra quasi il 25% in Premier League, o nella Premiership scozzese e meno del 18% nella Ligat ha’Al israeliana o nella Serie A italiana.
Anche in caso di palla fuori gioco, la Liga spagnola (20,6%) è l’unico campionato top-5 in cui la percentuale di tempo di recupero è superiore alla media misurata a livello europeo. Il valore registrato per la Champions League è, invece, il quarto più basso (18,3%), mentre quello osservato in Europa League è leggermente superiore (20,1%). La Serie A, invece, conta la palla fuori dal campo per il 17.6% della partita.
PARTITA FERMA A CAUSA DEI FALLI DI GIOCO
I falli costituiscono la seconda ragione più importante di interruzione del gioco. In media, rappresentano il 14,8% del tempo totale di partita nelle 37 competizioni trattate nello studio. Le differenze tra i campionati sono notevoli. I valori variano infatti tra quasi un quinto nella Super League greca (19,0%) e poco più di un decimo nell’Eredivisie olandese (11,5%).
I campionati del Nord e dell’Ovest Europa sono tra quelli dove il tempo perso per falli è il più basso, mentre i campionati del Sud e dell’Est del continente si trovano nella situazione opposta. La Champions League (13,6%) e l’Europa League (13,9%) sono inferiori alla media europea, così come la Premier League inglese (12,5%) e la Bundesliga tedesca (13,0%). La Serie A conta il 15,4% del tempo, con una media di 27.6 falli a partita (la Premier, ad esempio ne conta 21.5).
In media, un fallo si traduce in un tempo di arresto di 30,6 secondi. Anche in questo caso le differenze tra le competizioni sono importanti. Ad un estremo, la ripresa del gioco dopo un fallo è particolarmente lenta in Turchia (35,1 “), in Spagna, così come in Inghilterra, mentre è particolarmente rapida nelle divisioni di vertice della Bielorussia (25,5”), Serbia, Svezia e Israele. La Serie A, in media, perde 32.4 secondi a partita, contro i 30.2 della Bundesliga o i 33.9 della Premier League.
CONCLUSIONI
Un primo risultato molto interessante di questo studio è l’assenza di correlazione tra il tempo di gioco effettivo e la durata totale delle partite. Ciò indica che la fluidità del gioco ha solo una piccola influenza sulla scelta degli arbitri di aggiungere minuti di recupero. Le discrepanze osservate tra i paesi sono quindi più legate alle tradizioni nazionali che a una reale considerazione del ritmo impostato dai giocatori durante le partite.
Per una maggiore uniformità, come in altri sport, la questione del passaggio al tempo di gioco effettivo è rilevante anche nel calcio. Tuttavia, rispetto al contesto attuale in cui le interruzioni del gioco sono solo parzialmente compensate, una tale innovazione rischierebbe di dare un ulteriore vantaggio alle squadre dominanti, il che solleva anche questioni in quanto l’equilibrio competitivo è già un problema in molte competizioni.
Il rapporto rivela anche che la fluidità del gioco dipende da logiche geografiche e culturali. Così, ad esempio, il numero di falli e il tempo perso a causa di essi tende ad essere più alto nei campionati dell’Europa meridionale e orientale rispetto ai campionati del nord e dell’ovest del continente. L’Inghilterra è un caso a sé stante in quanto il numero di falli è particolarmente basso, ma il numero di secondi persi per fallo è piuttosto alto.
La turca Süper Lig si distingue come una competizione in cui il tempo impiegato per riprendere il gioco dopo un fallo è il più lungo: 35.1 ”di recupero in media contro 30.6” di media per le 37 competizioni studiate nel loro insieme. Il valore più basso registrato è stato nel massimo campionato bielorusso (25,5 ”), mentre il numero medio di falli varia tra 35,6 nella Super League serba e 21,4 nella Premier League inglese.
Anche la proporzione del tempo di recupero dovuto ai falli rispetto alla durata totale delle partite è molto diversa a seconda della competizione. È quasi un quinto nella Super League greca (19,0%) e poco più di un decimo nell’Eredivisie olandese (11,5%). I valori relativi al tempo di gioco effettivo oscillano invece tra il 66,9% nell’israeliana Ligat ha’Al e il 55,9% nella spagnola Segunda División.
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Lo riporta Sporface
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