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CONFERENZA INZAGHI: “Alla Lazio si era chiuso un ciclo. L’Inter mi ha voluto a tutti i costi e ho deciso di cambiare”
L’ex biancoceleste e nuovo tecnico dell‘Inter, Simone Inzaghi, ha parlato nella conferenza stampa di presentazione al club nerazzurro:
“Da parte mia c’è un grandissimo entusiasmo in questa nuova avventura, ho grandissime motivazioni so che davanti a me si prospetta un lavoro importante ma è una bellissima sfida, mi hanno convinto Zhang, Marotta e Ausilio, io e il mio staff siamo consapevoli che avremmo un gruppo e una societá forte e dei tifosi che da ogni parte d’Italia sono tantissimi e calorosi e so che ci staranni vicini per tutta la stagione.
Questo cambiamento dalla Lazio è stato spinto da nuove motivazioni, ho trovato persone qui all’Inter che in pochi giorni mi hanno fatto capire di volermi a tutti i costi e ho accettato questa nuova sfida stimolante, so che ci saranno difficoltà, lo scudetto da difendere, altre squadre forti, ma siamo l’Inter e faremo di tutto per riconfermarci.
In questo momento in pochi si sono mossi sul mercato è un momento delciato non solo per l’Inter ma per tutte le squadre. Mi avevano prospettato la partenza di Hakimi ma la societá mi ha rassicurato che la squadra sarà competitiva come l’anno scorso. Vogliamo fare un percorso in Champions League sicuramente migliore, riconfermare l’Inter a grandi livelli è un obiettivo che mi auguro.
Romelu Lukaku l’ho sentito diverse volte, adesso chiaramente era deluso per l’eliminazione del Belgio. È un giocatore importantissimo, una garanzia, ma così come sono una garanzia i suoi compagni verso Romelu, lo hanno assecondato nel migliore dei modi in questi anni. Eriksen? Ci ho parlato prima dell’Europeo, dopo l’incidente non ne ho avuto occasione. È un giocatore su cui contavo, mi dispiace tantissimo, avrà bisogno dei suoi tempi, nel frattempo la società è stata tempestiva nel cogliere l’opportunità di Calhanoglu. Christian adesso deve stare tranquillo e riposarsi e io come allenatore lo aspetterò a braccia aperte. Il mio compito sarà quello di dare continuita a questa squadra, mantenerla altamente competitiva e cercare di centrare gli obiettivi di cui ho parlato prima.
Come immagino il mio ritorno da avversario all’Olimpico? Penso che nella Lettera d’addio alla Lazio io abbia detto tutto. Sono stati 22 anni emozionanti, importanti, ho ringraziato tutti, dal presidente ai tifosi. Ho avuto la fortuna di vincere da giocatore, da allenatore delle giovanili e della Prima squadra. Ma era venuto il momento di cambiare, la motivazione e la spinta dell’Inter è stata tanta e quindi eccomi qui.
De Vrij? L’ho allenato alla Lazio. Ho giocato con Kolarov e Handanovic, ho parlato con tutti, con gli altri giocatori li ho comunque incontrati da avversari, in ogni caso cercheró di avere un ottimo rapporto con tutti.
In questi anni ci sono state delle richieste per andare ad allenare altri club ma secondo me non era ancora il momento di cambiare, giù a Roma si stava lavorando nel migliore di modi. È normale che dopo 251 partite con la stessa squadra, con tanti uomini che sono cresciuti con me era arrivato il momento di cambiare e quando si è presentata l’occasione ho accettato di cambiare.
Pressione? Devo dire la verità la Lazio è stata una bella palestra, le pressioni sono quotidiane. Ma per uno che fa questo lavoro è normale, mi piacciono le sfide altrimenti non sarei qui. È una grandissima sfida per me e lo staff e so che avró l’appoggio della società”.
E sull’incontro col presidente Lotito per il rinnovo – “Penso che nella vita vanno fatte delle scelte, Lotito lo ringrazieró sempre per l’occasione che mi ha dato, è un ottimo presidente con grandissime idee. Secondo me si era chiuso un ciclo, c’era stato del tempo per mandarlo avanti, sono stato a cena con lui e con il direttore come succede in tutte le famiglie. Mi sono preso del tempo per fare delle scelte. E poi la mattina ho deciso di cambiare e con grande correttezza la prima persona che ho avvertito è stato proprio il presidente Lotito”.
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Il Messaggero | Lazio, da genio emarginato a valore aggiunto: la lunga metamorfosi di Luis Alberto
«Hai messo fuori me, dovresti mettere fuori tutti adesso». Sta tutta qui la rifioritura del rapporto tra Luis Alberto e Sarri. La Lazio torna sconfitta da Lecce e si chiude in palestra per un faccia a faccia giocatori-tecnico. Lo spagnolo, out in Salento per un problema al ginocchio, senza mezze misure si sfoga col tecnico. In questo modo, dopo un ottimo mese di dicembre durante la pausa per il Mondiale, per il Comandante arriva l’ultimo tassello e la trasformazione di Luis può dirsi completata. Altro che l’intermittenza dei mesi precedenti con tanto di richiami di casa. Il Cadice invece dovrà ancora aspettare, perché il numero 10 si è ripreso la Lazio e difficilmente Sarri ci rinuncerà da qui in avanti. L’ex Liverpool d’altronde ha confermato la rinascita con i fatti, tanto da essere premiato con i minuti che prima non gli venivano concessi. Sono 1293 quelli del 2023, appena sei in meno di Milinkovic in un testa a testa impensabile a novembre scorso. Il Mago si è invece rimboccato le maniche e, se lascia qualche minuto, almeno si rifà contribuendo il doppio del Sergente alla fase offensiva della squadra. Due gol, uno valso tre punti contro la Sampdoria, e due assist con i quali è arrivato a quota 61 in Serie A dal 2016, numeri che non ha nessun altro. Sono ormai lontani i giorni in cui si percepiva la sua svogliatezza. L’impatto con la nuova gestione gli ha fatto capire di non avere più il posto sicuro, e dopo una stagione di assestamento, ormai l’armonia con Sarri l’ha trovata davvero. I suoi valori fisici sono sempre tra i più alti in squadra. Rispetto a prima corre di più (9,6 km di media) e lo confermano gli almeno 4 palloni che recupera a partita (al derby 5). Lucido quando c’è da difendere, senza però dimenticare la qualità, grazie alla quale con 94 passaggi riusciti nel derby ha fissato il record della 27° giornata. Niente croce, solo delizia il Mago, leader in tutto e per tutto, sempre pimpante in campo, ma pure nello spogliatoio.
LA RIPRESA – A conferma di ciò, non si vedono più nemmeno i giorni di vacanza che si prendeva in autonomia. Adesso il numero 10 è il primo ad arrivare a Formello, e infatti ieri ha ripreso normalmente le operazioni col resto della squadra. Sarri ha ricominciato subito a lavorare sulla tattica nonostante i sette calciatori partiti con le Nazionali. Il programma prevede per oggi una seduta pomeridiana, domani doppia e sabato mattina, prima di altri due giorni di riposo. Al termine di questi ultimi sarà atteso anche Immobile in gruppo. Provedel, Casale e Pedro invece, ieri gestiti, si rivedranno prima. Il Messaggero/Valerio Marcangeli
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