Certi palloni sono destini cattivi, non hanno la presa salda già in partenza. È sembrato un cerbiatto spaventato, ferito, che voleva scegliere il posto dove nascondersi, Thomas Strakosha. È sprofondato nella porta, s'è aggrappato alla rete, non si dava pace, si dava botte sulla testa, ha provato a sparire dentro la maglia da titolare rinnovata proprio ieri. Si picchiava. Non deve. È balzato in area su quel campanile folle e inutile di Lazzari. S'è posizionato male, era girato verso la sua porta. Una vertigine. Voleva farlo suo quel pallone, dopo non averlo chiamato. È uscito in presa alta, ad un passo dalla linea. L'ha perso, l'ha visto rotolare dentro dopo aver toccato il palo. Dentro quel pallone-carogna c'era il peso dei tormenti vissuti da un anno, delle panchine, del contratto in scadenza, della distanza con la Lazio. Ha troppi pesi che lo schiacciano, deve ritrovare leggerezza, a 26 anni ha bisogno di fiducia. Hanno provato a consolarlo tutti, si è avvicinato Acerbi, poi Milinkovic. C'è stato poco da fare e Sarri ha avuto poco da dire. Tutti ricorderanno la papera, non la parata miracolosa sul tiro di Morutan, deviato sulla traversa con un balzo felino e riflessi da giaguaro (sullo 0-0). Strakosha si era superato salvando la Lazio nel primo tempo, come tante volte ha fatto in passato. Sono annotate anche altre dure parate, meno difficili, comunque decisive su Cicaldau. Sarebbe giusto far finta di niente e farlo rigiocare, così ha fatto Allegri con Szczesny dopo un inizio horror di stagione. Non è facile reggere le tensioni, aspettare la chiamata. Strakosha ha iniziato l'anno in panchina, ci è rimasto tre partite di fila. Era in odore di promozione, Sarri gli ha comunicato la scelta solo prima della partita con il Galatasaray. È il portiere che ha permesso alla Lazio di vincere varie Coppe, aveva trovato forza e coraggio, ora non deve farsi schiacciare da incubi e angosce. La società, Sarri e i compagni devono aiutarlo. Anche Muslera ha provato a rincuorarlo: "È stato lo stesso mio errore di qualche partita fa. Cose del genere possono sempre succedere. I portieri sono soli in campo. Il nostro errore non è perdonato, non dobbiamo arrenderci". Strakosha è stato consolato più volte da Acerbi. Per tutta la serata i compagni gli sono stati accanto, faranno lo stesso oggi, nel giorno della ripresa a Formello. Papà Fotaq, ex portiere della Nazionale albanese, troverà modo per rincuorarlo e spingerlo a reagire subito, a volare sicuro. Corriere dello Sport,

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