Di allenatori (e giocatori) ne ha lanciati tanti. Ma quando parla di Luciano Spalletti e Maurizio Sarri, c’è una cosa che Fabrizio Corsi ammette: "Se so qualcosa di calcio, è stato grazie al confronto quotidiano con loro". Non solo perché a Empoli hanno vinto, dunque. Ma perché hanno insegnato. Al presidente e alle sue squadre: "Due personaggi unici. Da noi è così: prima c’è il rapporto umano, poi quello professionale". Sarri è toscano e a Empoli è arrivato dopo, nel 2012, in Serie B: partito malissimo, poi ha svoltato fino alla finale dei playoff (persa con il Livorno), seguita l’anno dopo dalla promozione in A e quindi da una brillantissima salvezza, fino all’addio del 2015 per il Napoli. "La loro professione li assorbe totalmente, in maniera maniacale, non si distraggono. Li vedo sempre molto concentrati: credo sia la loro forza. Sarri ritroverà la Juventus, sono incuriosito, anche se non si snaturerà. Non è il tipo. A Torino ha vinto lo Scudetto, non meritava di essere mandato via... A Empoli con Sarri prendevamo troppi gol, eravamo ultimi. Ma lui ha azzeccato la mossa vincente facendo giocare Hysaj e mettendo Saponara trequartista. E poi anche in A partì male. Dopo la terza o quarta sconfitta gli dissi che sarebbe stato decisivo lui, che a febbraio l’avrebbero aiutato quei giocatori che allora, all’inizio, stavano stentando. Gli ho anche rinnovato il contratto come gesto di fiducia e lui quella settimana ha vinto proprio contro la Lazio. Con lui ho legato tanto, ma Maurizio aveva un rapporto speciale con mio fratello, che ora non c’è più. Si chiudevano in uno stanzino dello spogliatoio a fumare, e non parlavano di sicuro di calcio. Preferivo lasciarli soli, anche perché quel fumo era insopportabile"Gazzetta dello Sport.

Rivivi l'ultima puntata stagionale di FootballCrazy, programma condotto da Elisa Di Iorio e dedicato a Pino Wilson. In studio Giancarlo Oddi e James Wilson
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