King Ciro è diventato re a Roma. La Lazio è il suo popolo, un po' come ai tempi di Chinaglia. Oggi sarebbe inimmaginabile vederlo con un'altra maglia. A Napoli forse non gli avrebbero fatto la statua di Maradona, ma c'è stato un tempo in cui De Laurentiis avrebbe potuto prenderlo e disse di no, impuntandosi per una questione banalissima, in seguito rinnegata: Immobile è nato a Torre Annunziata e un figlio della stessa terra lo ha sempre spaventato. Era l'estate in cui Higuain, centrato il record dei 36 gol, stava per esercitare la clausola di rescissione, sposando la Juve e consumando un tradimento clamoroso. DeLa, in quei giorni disse che non aveva bisogno di Immobile, perché anche Gabbiadini avrebbe potuto segnare 30 gol in campionato. Lo chiamarono dalla Spagna, rispose che 11 milioni erano troppi. Qualche anno dopo se ne sarebbe pentito, tentando di prenderlo, disse, perché lo aveva cercato ai tempi in cui corteggiava Verratti al Pescara e quel trio con Insigne. Non bastò un'offerta da 50 milioni per convincere la Lazio. Ne avrebbe spesi 70 per Osimhen. Parole al vento, suggestioni di mercato. Nell'estate del 2016, stava cercando di tornare in Italia e Immobile si sarebbe fatto in quattro per indossare la maglia del Napoli. Benedetti quei giorni in cui Lotito e Inzaghi, naufragato Bielsa, lo scelsero per consegnargli l'eredità di Klose. Uno dietro l'altro, ha messo in fila 163 gol. Ultimi sei incroci in campionato e altrettanti gol contro il Napoli. A Napoli Ciro segnò il 36esimo gol in campionato eguagliando Higuain in Serie A. Domani proverà ad allungare la serie. Il polpaccio a Mosca ha tenuto. Corriere dello Sport.

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