Lele Adani ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport, in vista della partita di stasera al Maradona: Napoli-Lazio, prevista per le ore 20.45.

Lele, si farà sentire di più la mancanza di Osimhen o quella di Anguissa?

«La mancanza di entrambi, perché sono un’accoppiata vincente. Osimhen ruba più l’occhio, perché è la testimonianza evidente del lavoro dell’allenatore sulla punta, una specialità di Spalletti. Ma Anguissa è l’uomo che dà gli equilibri in mezzo. Se non altro, avremo la prova sul campo di quello che da mesi si chiedevano tutti: come farà Luciano senza Koulibaly, Anguissa e Osimhen con la Coppa d’Africa? Il senegalese oggi ci sarà, gli altri due no. Vedremo».

Davanti è serrato il ballottaggio tra Mertens e Petagna per chi erediterà la maglia di Osimhen. Adani chi sceglie?

«Se sta bene, sempre Mertens, per una questione di qualità e comprensione del gioco. Ma posso capire se stasera Spalletti sceglierà Petagna: nell’immediato si cambia meno la fisionomia della squadra con un centravanti vero, fisico, più simile a Osimhen nel fare salire la squadra e ovviare alla pressione avversaria. Poi mi aspetto che Luciano s’inventi qualcosa nel percorso, dato che il nigeriano starà fuori parecchio. Le alternative non mancano: con il ritorno di Politano, Lozano può essere utilizzato anche da prima punta e non scordiamoci Elmas e Ounas. Il Napoli davanti ha tanta roba...».

A leggere la classifica, però, la differenza la fa bene anche dietro. È la miglior difesa della A.

«Più che del singolo reparto, parlerei del collettivo e del lavoro di Spalletti. Poi certo, Koulibaly è tornato il più forte difensore della Serie A e Rrahmani, che era una riserva, è diventato una certezza. Tutto nasce dal gioco della squadra: se fai tanto possesso, poi soffri di meno. Non è un caso che nell’unica volta che il Napoli è stato troppo passivo, nell’ultima partita con l’Inter, poi ha preso tre gol. Devi sempre essere propositivo, mantenendo il possesso. Così i difensori, toccando spesso la palla, aumentano in autostima, personalità e coinvolgimento. L’esempio è Mario Rui, cresciuto moltissimo».

Passiamo alla Lazio: il dibattito su quanto sia o ancora non sia “sarriana” la squadra biancoceleste è vivo a Roma.

«La domanda viene spontanea, cosa intendiamo per “sarriana”? Molti pensano a quel Napoli, ma Sarri ha sempre usato moduli e trame diversi, da squadra a squadra e il motivo è semplice: un buon allenatore si adegua alle caratteristiche dei giocatori a disposizione. Io per “sarriano” intendo un modo di lavorare sul campo e allora sì, la Lazio è già “sarriana” e lo vedi da come Pedro e Cataldi legano i reparti, o dalla coesistenza cercata e trovata di Luis Alberto e Milinkovic. Negli undici titolari la Lazio se la gioca con tutti, mancano piuttosto i ricambi e si è visto anche nell’ultima con la Juve. Quante difficoltà senza Immobile...».

Occhi puntati su Luiz Felipe, che il c.t. Mancini potrebbe presto portare nella Nazionale azzurra...

«Difensore moderno, che sa difendere a campo aperto: aggressivo e veloce. Deve migliorare in due fondamentali: la distribuzione della palla e il mantenimento del reparto. Ogni tanto si perde, ma è un ‘97...».

Travestiamoci da Spalletti: come batto la Lazio?

«Sfruttando i movimenti alle spalle della difesa biancoceleste. Tutte e due le squadre giocano alte e danno il meglio nella costruzione, ma hanno problemi quando devono correre all’indietro. Mi aspetto che Lozano giochi più da punta e meno da ala, sfruttando la qualità del piede di Insigne che disegna calcio da sinistra».

Ora siamo Sarri: come posso far male al Napoli?

«Torna Immobile, che è abilissimo a muoversi alle spalle dei centrali: ecco, Ciro deve costringere Koulibaly e Rrahmani a inseguirlo abbassandosi, così permette all’esterno che porta palla, Pedro in particolare, più opzioni nella giocata: la ricerca della profondità, l’appoggio al limite o il servizio per l’inserimento della mezzala».

Lele, ha detto che la Lazio ha meno alternative in panchina: i cambi potrebbero favorire il Napoli?

«Vero, anche se mancheranno Politano e Ounas. Spalletti ha però Elmas e uno tra Mertens e Petagna per modificarsi in corsa. Sarri può contare su Zaccagni: l’ex Verona ha i numeri, ma deve ancora mostrarli in una piazza come Roma».

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